La segnatrice di Elena Magnani

Siamo nel 1944, gli Alleati procedono verso il nord d’Italia e per i partigiani si tratta di resistere alle ultime rappresaglie tedesche. È quello che succede a Piazza al Serchio, dove si insedia una squadra di nazisti, mentre i giovani, nascosti nei boschi, tentano di sabotarli. La loro arma segreta: Anna, occhi neri e vivaci, che è entrata a far parte della resistenza e si è infiltrata come spia nel comando tedesco locale. Il suo compito è ingraziarsi il tenente Matthias Von Bauer, un uomo indurito dalla guerra e da grandi delusioni, e passare informazioni ai compagni. Inizialmente Anna vorrebbe maldocchiarli tutti quei tedeschi arroganti, ma come Segnatrice deve solo praticare il bene. Da anni infatti, ogni vigilia di Natale, la zia le tramanda questa pratica segreta che permette ai prescelti di guarire corpi e anime attraverso speciali gesti e preghiere. Solo chi ha un animo puro e sente dentro di sé il desiderio di curare e di aiutare il prossimo può portare avanti questa tradizione. Ma non è sempre così facile gestire questo dono, capire qual è il confine tra il bene e il male e non rompere un delicato equilibrio. Soprattutto quando la guerra minaccia la tua famiglia, soprattutto quando l’amore nasce dove non deve e il futuro è più incerto che mai. Un romanzo potente, che ci trasporta nel periodo più buio e allo stesso tempo più luminoso della nostra storia: la Resistenza, che fa da sfondo a vicende ricche di fascino ed emozione e a un intreccio di sentimenti contrastanti.

  • Editore ‏ : ‎ Giunti Editore (23 febbraio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 408 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Leggo per mia scelta pochissimi libri ambientati nell’ultimo conflitto mondiale, un periodo storico doloroso e molto vicino a noi sulla linea del tempo. “La segnatrice” di Elena Magnani mi ha colpita molto e in profondità, mi ha commossa e non è così facile per me piangere lacrime vere sui libri. Davvero emozionante come lettura, per diversi punti. Uno è sicuramente legato ai sentimenti d’amore, l’altro al desiderio prepotente di difendere la famiglia e gli ideali, ma ce ne è un terzo ed è il cardine su cui personalmente ho sentito poggiare questo libro in me.

Ho iniziato la lettura in fase di luna calante e forse potrebbe parervi una informazione del tutto ininfluente. In realtà ho poi scoperto la figura dei segnatori, conoscevo queste figure e le loro pratiche, ne sono stata anche testimone, ma non sapevo si chiamassero così. Si tratta di una pratica segreta italiana, tramandata sin dai tempi antichi, uomini e donne che attraverso preghiere nascoste e segni di croci chiedono e invocano per proteggere o guarire. I lasciti vengono solitamente fatti nella notte di Natale e spettano a persone dall’animo puro che riescono a guardare oltre ciò che tutti vedono.

Il libro è ambientato in Garfagnana e anche qui esistono queste figure, la protagonista, Anna, è una segnatrice.

“Si occupano da sempre di persone e animali, per dare sollievo e speranza. Lavorano all’ombra della luna calante, ponendosi tra il male e le creature di Dio. Su di loro aleggia un’aura di mistero e sono irriconoscibili da occhi inesperti. Possono tendere il filo tra l’oscurità e la luce, almeno fin quando restano osservatori attenti e imparziali”

E’ il 1944 e in un piccolo paese della Garfagnana si insinua una squadra di tedeschi, la civetta da giorni squittiva e Anna sapeva che qualcosa stava per accadere, ben presto i nazisti prendono posto nelle case dei popolani, semplicemente li sfrattano. Anna e sua madre saranno costrette a chiedere ricovero presso parenti stretti, la nostra dormirà nella stalla poco lontano da Morina la sua mucca e accanto i vasetti delle erbe, preziosi raccolti necessari a compiere le sue opere di guarigione e benedizione.

Suo padre è morto, partito soldato, uno dei suoi fratelli è deportato in Germania e l’altro è disertore con un gruppo partigiano. Anche Anna fa il suo, la sua lotta personale per difendere chi ama e il suo paese, fa parte anche lei di un gruppo di partigiani. L’arrivo dei tedeschi sconvolge, se possibile ancora di più, la sua vita e quella di chi ama. Un gioco fatto di spionaggio diventa pericoloso perchè l’amore fa scherzi inattesi ma al cuore è difficile tener testa.

Un fetore acre, di morte, che la prese alla gola. Qualcosa stava per accadere”

Per i Segnatori è più difficile perchè il vento porta con sè le intenzioni, le notizie, ma è necessario tenere la consapevolezza ferma, non si può cedere all’odio, non al male, c’è un unico modo di reagire ed è la purezza di cuore.

La squadra di tedeschi ha le sue spie e il gioco si intreccia in maniera pericolosa, le bande nascoste nei boschi hanno le loro, i sentimenti in questa scacchiera non possono entrare. Bisogna sgominare le bande partigiane, bisogna far saltare i ponti su cui passano i tedeschi… la piazza sarà testimone silenziosa del dolore inflitto a chi verrà fucilato dinanzi a tutti come monito, e come puoi guardare con gli stessi occhi amorevoli un uomo che ne uccide un altro?

Le emozioni sono agganciate in un turbinio, l’adrenalina e la paura odorano tanto da travolgere. Ci sarà un prezzo da pagare e sarà molto alto, e ci sarà un prato testimone di una passione travolgente, impressa così forte nel terreno e tra gli alberi di ciliegio.

L’evidenza di questo romanzo porta a riflettere su quelli che a volte chiamiamo “nemici”, anche loro hanno una storia, anche loro hanno un dolore alle spalle, in questo caso parliamo della storia del tenente tedesco di nome Matthias, della fede che porta al collo con uno sfregio a cancellare un nome. Sottolineo ancora una volta come nei momenti di difficoltà, chi non ha nulla rispetto a chi vive nel lusso aiuta sempre, per come può, opere di fratellanza. Allo stesso tempo c’è la paura, il terrore e una promessa per la liberazione o sapere di poter salvare un nostro caro possono spingere al tradimento… chi può biasimare chi in questi momenti?

In certi attimi si può agognare la morte, una bomba a chiudere gli occhi per sempre in un unico istante così da chiudere i conti e non dover vedere la verità delle bassezze umane o solamente il tradimento subito negli occhi di chi ami.

In un’epoca buia, in un momento di orrori, quale è stato per tutti i paesi d’Italia, non solo questo, c’è sempre uno spiraglio di speranza e nuova vita, la natura è madre in questo.

Perchè la natura lo era. Pura. Non aveva l’anima corrotta degli uomini. Non bramava di più, come lei. Si accontentava di sopravvivere all’inverno per sbocciare e procreare.”

La narrazione di Elena Magnani è paragonabile a una danza. La guerra finirà e l’Elleboro tornerà a fiorire.

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.