La società della neve -Pablo Vierci

Il 13 ottobre 1972, un aereo Fokker di nazionalità uruguaiana si schianta contro i crinali rocciosi della cordigliera delle Ande, forse per un errore del pilota.
Delle quarantacinque persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, dodici muoiono nell’impatto. Per i sopravvissuti, comincia un’odissea che solo pochi di loro riusciranno a superare. Con temperature che di notte raggiungono i -30°C, vessati da valanghe e dalla mancanza di cibo e acqua, i superstiti dello schianto affrontano un inferno ghiacciato nell’attesa dei soccorsi.
Dopo settimane di stenti, alcuni di loro decidono di intraprendere una difficilissima marcia attraverso le montagne, per chiedere aiuto in qualche zona abitata.
Pablo Vierci, in contatto diretto con i superstiti del disastro, racconta con crudo realismo la loro lotta per la sopravvivenza: una storia impressionante sulla capacità dell’essere umano di restare aggrappato alla vita anche nelle situazioni più estreme
I sedici sopravvissuti al famoso disastro del 1972 raccontano la loro storia

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (17 febbraio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 384 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Complice l’uscita del film omonimo su Netflix, segnalato da una mia amica, mi sono subito buttata nella ricerca del libro.

Conoscevo il fatto terribile di quel venerdì 13 ottobre del 1972, quando un aereo si schiantò sulle Ande. Sapevo anche a grandi linee dei sopravvissuti alla tragedia e di come fossero riusciti, contro ogni razionale possibilità, a resistere per tanti giorni in un luogo impervio, desolato e irraggiungibile. Ma non avevo mai osato approfondire perchè immaginavo di trattasse di qualcosa di parecchio duro, ci voleva un buon momento per poter assimilare e digerire tanta sofferenza.

Il libro di Vierci, uno scrittore uruguaiano è stato compagno di scuola della maggior parte dei sopravvissuti, iniziò a scriverlo nel 1973.

Inizialmente mi aspettavo un romanzo, senza dubbio sarebbe stato più scorrevole. Invece si tratta della testimonianza diretta da parte dei sopravvissuti, di quello che vissero, dell’orrore che affrontarono e di come riuscirono a resistere e infine ad essere salvati. Si tratta anche di come ognuno di loro, in maniera del tutto diversa, psicologicamente affrontò quei 72 giorni fisicamente ma poi mentalmente e di come vissero il ritorno alla vita.

Alcuni di loro prima di salire sull’aereo furono in qualche modo persuasi che sarebbe andato male il volo. Ecco che si palesa il fato a decidere chi si sarebbe salvato e chi no. L’aereo si spezzò e solo chi si trovò nella fusoliera fino al punto dello squarcio si salvò. E’ in questo caso importante ricordare che ci fu uno di loro che si sistemò vicino alla coda, con la consapevolezza che in caso di incidente lì avrebbe avuto più possibilità di salvarsi, ebbene in un momento particolare fu fatto spostare più avanti per permettere all’equipaggio di distendere le cartine al suo posto. Fu l’ultima persona a restare sulla fusoliera perchè il resto, dopo di lui volò via.

Nei ghiacci, a una temperatura di -30 gradi, si venne a formare la società della neve: un gruppo di uomini e donne che si aiutavano tra loro anche abbracciandosi tra sconosciuti per potersi scaldare.

“Da quel momento in poi, si lasciano indietro tutti i pregiudizi e le meschinità della società di pianura, che lassù non solo non servono, ma anzi creano scompiglio in una situazione catastrofica come quella, nel peggior posto immaginabile, dispersi, abbandonati”

Abbandonati, sì! Perchè riuscirono a far funzionare la radio e da questa appresero che le ricerche erano sospese, non si credeva ci fossero sopravvissuti.

In un momento come questo, quando non si ha più nulla, quando la speranza è meno di un filo, ecco che le priorità cambiano, si è costretti a prendere decisioni che a noi parrebbero assurde. Eppure per qualcuno di loro, per chi non ha mai smesso di credere di poter raggiungere il mondo civile e chiedere aiuto, nasce la necessità di salvarsi a qualsiasi costo. Una salvezza collettiva, con compassione e misericordia. Nell’impatto morirono sedici persone, ne sopravvissero ventinove, alla fine tornarono a casa in sedici.

Iniziano a ingegnarsi, creano sacchi a pelo con ciò che trovano tra i resti dell’aereo, occhiali per proteggersi gli occhi dal vetro del parabrezza e sì, ciò che da sempre si sa, dovettero mangiare i cadaveri. Nel libro si racconta come lo decisero, come ognuno, in tacito assenso lo credeva un dono verso chi viveva ancora. Al loro ritorno tanti chiesero di questo, come fosse la cosa impensabile e peggiore… ma non fu quella e i racconti sono davvero molto toccanti, ve lo garantisco.

Sepolti vivi impararono ad aspettare, a non avere più nulla di materiale, nemmeno il tempo. Perchè gli orologi si congelavano. Impararono a vivere una sorta di spiritualità, alcuni ancora oggi la raccontano quasi come un dono. Erano immersi nella natura, la più selvaggia ma in una sorta di meditazione alcuni di loro ne trovarono un grande aiuto per estraniarsi e per pensare che qualcosa di straordinario poteva essere possibile.

Emerge potente come la mente giochi un ruolo decisivo, chi credette di essere perso non ce la fece. Chi credette nel vivere invece sì. E’ davvero potente la nostra mente, la capacità di adattamento, il coraggio di non rinunciare. Questo chiaramente ad eccezione degli eventi casuali, quali una terribile valanga che li travolse e che uccise alcuni di loro.

“Vivere non basta, sognare è ciò che conta”

Testimonianze che sono un grande insegnamento. Qualcuno imparò che Dio non è fuori ma dentro di noi.

“Imparai in quel momento che ciascuno di noi è padrone dell’istante in cui vuole porre fine alla propria vita: io avrei potuto scegliere di morire e me ne sarei andato con serenità, non dovevo fare altro che lasciarmi andare…”

Sedici punti di vista differenti. Per ognuno di loro la storia fu diversa anche nel finale, anche il ritorno alla pianura, anche il dopo. Qualcuno aveva piacere di raccontare, qualcuno non ne voleva parlare. Qualcuno provava vergogna per ciò che aveva commesso, ma che in realtà non aveva commesso.

Arrivarono infine a superare le cime e a chiedere aiuto e questa parte non ve la racconto perchè è da leggere, da vivere. Le emozioni sono davvero grandi e le ho vissute tutte.

La lettura è abbastanza scorrevole ma certo a tratti ripetitiva perchè ognuno racconta dal proprio punto di vista. E’ una testimonianza importante che consiglio nonostante sia una lettura che sconvolge, devasta e paralizza se ci si immedesima in loro.

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