La strada. Diari di un vagabondo di Jack London

Recensione di Giulia Angioi

“Mi capita ogni tanto, in giornali, riviste, e dizionari biografici di imbattermi in brevi profili della mia vita dove, in frasi eleganti, trovo scritto che fu per studiare sociologia che diventai vagabondo. Questo è un pensiero molto gentile da parte dei biografi, ma non è esatto. Io diventai un vagabondo – be’, a causa del tipo di vita che era dentro di me, della smania di andare in giro che avevo nel sangue e non mi dava pace.” 

Ha inizio così questo diario di viaggio di un giovanissimo Jack London, che, a soli 18 anni, scelse di esplorare quel mondo da lui definito “vagabonlandia”.
Una vita vissuta giorno per giorno, tra i treni-merci, le bische, le prigioni, e quelle infinite strade, che mostrano il vero volto dell’America, fatto di ombre, di apparenza, e di tanta miseria.

Jack London denuncia il sistema sociale americano, in cui il benessere è un privilegio che solo pochi hanno, e a farla da padrona è la fame.
In questo vagabondare tra piccoli delinquenti e “hoboes”, non sembra esserci spazio per i legami stabili. Tra i vagabondi vi è solidarietà, ci sono delle leggi da rispettare e si parla con uno “slang”, che identifica la comunità, ma ogni giorno è una pagina a sé, una nuova avventura, in cui cambiano i treni sui quali salire, le strade da percorrere, e le persone con le quali continuare il viaggio.
Nella vita da vagabondo non c’è spazio per la monotonia e non si fanno progetti. Si vive la vita alla giornata, così come viene.
“Forse l’aspetto più affascinante nella vita del vagabondo è la mancanza di monotonia […] Nella ‘Hobo land’ la vita offre un volto proteiforme, è una fantasmagoria sempre mutevole, dove avviene l’impossibile e ad ogni svolta della strada l’imprevedibile balza fuori dai cespugli. Il vagabondo non sa mai che cosa capiterà l’istante dopo; vive quindi solo nel momento presente.”
Questa incredibile esperienza di vita, fu per London un vero e proprio laboratorio in cui sperimentare la creatività e l’abilità di narratore.
“Sappiate che è dalla sua abilità a raccontare una buona storia che dipende la buona riuscita del mendicante […] Ho sempre pensato che è a questo allenamento svolto nel periodo che facevo il vagabondo che è dovuta buona parte della mia riuscita come narratore. Per ottenere il cibo con cui vivere, ero obbligato a narrare storie che suonassero vere.”
“La strada” è indubbiamente un viaggio interessante, duro, crudo, a volte ripetitivo, ma meritevole di essere intrapreso. Così come nella vita degli hoboes, ogni giorno è una pagina a sé, anche ogni capitolo di quest’opera, che segna la nascita del romanzo “on the road”, ha una certa autonomia e può essere letto come una storia a sé.
Ho apprezzato molto quel pizzico d’ironia, con la quale London riesce a parlare anche dei momenti più difficili, come la prigionia.
Trama
Mentre gli Stati Uniti della rivoluzione industriale e del nascente imperialismo costruivano l’immagine patinata e vincente del “sogno americano”, uno scrittore dava voce agli angoli più bui del nuovo continente, mettendo nero su bianco – accanto alla vita dei barboni, dei disoccupati e dei diseredati – le contraddizioni di un sistema in cui il benessere di pochi veniva pagato con la povertà di molti. È in questo modo che, tra il 1906 e il 1907, Jack London scrive “La strada”: nove capitoli di una saga a cui il padre di capolavori come “Zanna Bianca” e “Martin Eden” dava il nome di “vagabonlandia”. Fedele al pensiero di un autore dallo spirito ribelle e dalla biografia a dir poco avventurosa, “La strada” non è soltanto il libro che anticipa di mezzo secolo “On the Road” di Kerouac e che, con il passare del tempo, alimenterà la poetica di scrittori come Steinbeck e Orwell, ma, nella versione curata da Davide Sapienza, fornisce le coordinate di un percorso artistico ed esistenziale ancora poco conosciuto.
  • Peso articolo : 200 g
  • Copertina flessibile : 191 pagine
  • ISBN-10 : 886192851X
  • ISBN-13 : 978-8861928510
  • Editore : Elliot (31 marzo 2015)
  • Lingua: : Italiano
  • Link d’acquisto
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