L’alchimista imperfetta di Naomi Miller

Inghilterra, 1600. Una contessa che osò essere una scienziata. L’incredibile storia di una donna fuori dagli schemi. “Mia madre era una strega. O almeno così dissero quando la trascinarono via. Ma per me era vera solo una cosa: lei era il centro del mio universo. Avevo nove anni e la mia vita cominciò quel giorno.” Inghilterra, 1573: in un mondo già illuminato dalla luce del Rinascimento, ma in cui ancora si dà la caccia alle streghe, la piccola Rose è figlia di una madre accusata di stregoneria, e per lei la vita sembra avere in serbo solo povertà e amarezza. Finché non avviene qualcosa che cambierà per sempre il suo destino: approda, come domestica, nel grande castello dei conti di Pembroke, regno della contessa Mary Sidney Herbert. Mary è una nobildonna, ma non una qualsiasi: amica della regina, mentore di un giovane poeta sconosciuto chiamato William Shakespeare, grande appassionata di letteratura e, cosa inaudita per i tempi, di scienza, Mary ha un segreto. Un vero e proprio laboratorio di alchimia, allestito nel suo palazzo, dove trascorre ore di studio ed esperimenti. E quando Rose si affaccia nella sua vita, Mary – che da tempo desidera una figlia che non arriva – la istruirà, insegnandole l’amore per lo studio. La loro amicizia, cementata dall’interesse proibito per la scienza, diventerà la cosa più importante: il modo per salvarsi dall’oscurità dei tempi, e lasciare la loro traccia nella Storia. Un romanzo raffinato ed emozionante, che racconta il personaggio, realmente esistito e ingiustamente dimenticato, di Mary Sidney Herbert, la contessa alchimista, ma è anche un affresco di un’epoca affascinante, l’era Tudor, magnifica nelle sue luci e nelle sue molte ombre.

  • Editore ‏ : ‎ Piemme (13 settembre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 431 pagine

Recensione a cura di Jessica Pennini

Sono rimasta letteralmente folgorata da questo romanzo. Già la copertina mi affascinava ma quando ho letto la trama e ho scoperto che era ambientato nel periodo Tudor, il mio preferito da sempre, ho capito subito che non potevo lasciarmelo sfuggire.
In un’epoca di grandi cmabiamenti sociali, bastava poco a una donna per essere accusata di stregoneria e condannata. Il voler conoscere argomenti riservati agli uomini, mettere la propria conoscenza al servizio altrui erano solo due dei motivi che potessero sollevare un sospetto di stregoneria. 
Questo è un argomento che mi ha da sempre interessata molto e su cui ho letto vari saggi e romanzi, e anche questo mi ha conquistata e mi è entrato dentro per la storia che racconta.
Due sono le donne protagoniste. Rose, la cui madre fu accusata di essere una strega, vive con questo marchio che sembra riservarle una vita ben misera.
“Mia madre era una strega. O almeno così dissero quando la trascinarono via. Ma per me era vera solo una cosa: lei era il centro del mio universo.”
La contessa Mary Sidney Herbert, invece, è un personaggio realmente esistito. Una donna moderna, sicuramente fuori dai canoni per l’epoca in cui visse, dedita alle arti letterarie e alle scienze.
La sua posizione sociale le permise senza dubbio di potersi istruire ma le fu anche di ostacolo, in quanto certe occupazioni erano appannaggio maschile. Tuttavia lei è ben conscia delle sue qualità e aspira a qualcosa di più  di una semplice esistenza da nobildonna.
“Sono e non sono;
congelo eppure brucio,
ché da me in un altro me son tramutata.”
Le due donne non potrebbero essere più diverse tra loro eppure il destino le farà incontrare, quando Rose giunge nella dimora di Mary come domestica.
La loro passione comune per le scienze permetterà loro di diventare non solo amiche ma anche complici nel voler lasciare un’impronta indelebile nella Storia.
Questo romanzo si snoda seguendo i punti di vista di entrambe le protagoniste e questo è, a mio avviso, un ottimo modo per capire come entrambe vedessero uno stesso avvenimento, spesso non alla stessa maniera. Questa tecnica narrativa permette anche di entrare maggiormente in contatto con Mary e Rose, con cui ho avuto molta empatia sin dall’inizio.

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