L’araba fenice: (Belle Époque) di Erica Marzo 

Venezia 1197. Elisabetta è l’unica figlia di un agiato mercante veneziano. Per volere del padre viene data in
sposa a un suo ricco socio in affari di Costantinopoli. Questo matrimonio combinato sarà l’inizio di un lungo viaggio che porterà Elisabetta a scoprire se stessa e un mondo nuovo. Incontrerà sul suo cammino amici e nemici, affronterà situazioni difficili e imparerà a risorgere, come una fenice, per affrontare le nuove sfide e le grandi gioie che la vita ha in serbo per lei. Elisabetta scoprirà anche l’amore ma sulla felicità della giovane coppia incomberà lo spettro della Quarta crociata. Riuscirà Elisabetta a superare anche questo ostacolo, combattuta tra l’amore per la sua patria d’origine e quello per la sua Costantinopoli?

  • Editore ‏ : ‎ PubMe (30 maggio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 214 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

Venezia, 1197. Elisabetta Venier è una ragazza forte, intelligente, colta e indomabile. Suo padre, il facoltoso mercante Gioacchino Venier, l’ha cresciuta come se fosse quel figlio maschio tanto desiderato e mai arrivato, ed è stato lui stesso ad insegnarle a cavalcare, a cacciare, a parlare altre lingue e a trattare gli affari di famiglia.Elisabetta è molto diversa da sua madre Mariana, una donna dal carattere remissivo e malinconico, e questa incompatibilità caratteriale ha sempre impedito loro di avere un legame forte. Il suo vero punto di riferimento è Agata, la sua balia.

Pensò a quella donna e a quanto la sua presenza fosse stata la cosa più vicina, che avesse mai provato, a un affetto materno.”
Sua madre le ha sempre detto che il destino delle donne è uno solo: sposarsi con qualcuno che non si è scelto e diventare delle mogli obbedienti e sottomesse. Quel momento sembra essere arrivato anche per Elisabetta, che si ribella, ma sa di non avere alternative. Ha paura per ciò che l’aspetta e i suoi pensieri non sono certo dei più rosei… “In pochi istanti immaginò la sua vita futura: una squallida casa, su un porto maleodorante, con un marito rozzo e una decina di marmocchi a cui badare”.

Ha inizio così un lungo viaggio verso Costantinopoli, dove vive suo marito, un ricco socio in affari di suo padre. È accompagnata nella lunga traversata dall’inseparabile e fidata Agata e da Raul Genovese, un amico di suo padre. Un personaggio interessante anche quello di Raul; un uomo affidabile, che vive solo di ricordi e di sogni infranti. 

Per Elisabetta, che ha sempre avuto una forte curiosità verso tutto ciò che è nuovo e diverso, questa lunga traversata è un’esperienza emozionante ed esaltante; vede posti nuovi; fa nuove conoscenze e stringe nuovi legami, che si riveleranno preziosi, come l’amicizia con Vincenzo, un anziano camallo, che intratterrà lei e Agata con le sue incredibili storie di mostri marini e di pirati, e che resterà al loro fianco anche quando arriveranno a destinazione.
Costantinopoli appare agli occhi di Elisabetta come un miraggio; ne rimane subito colpita per il suo aspetto così diverso da Venezia. Con il passare del tempo, sarà sempre più affascinata da quella varietà di lingue, popoli e culture, e imparerà ad amare questa terra.
Il momento tanto temuto è arrivato: ora conoscerà suo marito, quell’uomo che non ha mai visto e che le è stato imposto da suo padre. Ma il destino, o in qualsiasi modo lo si voglia chiamare, a volte si diverte a scombinare i piani degli uomini, e questo incontro non avverrà mai.Come in una fiaba de “Le mille e una notte”, la nostra protagonista si ritrova ad essere la signora di un sontuoso palazzo, circondato da un meraviglioso giardino, ma, come ogni eroina che si rispetti, dovrà anche rimboccarsi le maniche ed affrontare sfide e ostacoli per proteggere il suo piccolo regno.

Dimostrerà di non essere più una ragazzina, ma una giovane donna determinata, coraggiosa, forte, e generosa verso quella terra che l’ha accolta e che è diventata per lei la sua casa. 
Costantinopoli, questa terra così simile alla protagonista del romanzo per la sua forza e la capacità di rialzarsi sempre, farà ad Elisabetta il dono più prezioso: l’amore.

Questa giovane donna, alla quale è stato insegnato che l’amore è soltanto sottomissione, scoprirà che il vero amore è essere “la stessa persona con due volti, due cuori, idee diverse e una stessa anima”. Omar, quell’uomo misterioso e dai profondi occhi neri, giorno dopo giorno, mostrandole le meraviglie del suo giardino e delle sua terra, e raccontandole annedoti e leggende, entrerà nel suo cuore. Con lui Elisabetta conoscerà l’amore, ma anche la paura di perdere chi si ama, perché, come nelle fiabe, prima di arrivare al lieto fine, ci sono delle prove da superare e dei mostri da sconfiggere. Due sono i mostri. Il primo è lo spettro della Quarta Crociata; quella Guerra Santa, che di santo non ha nulla, come dice la saggia Agata…

Come sempre motore di tutto era il denaro e non certo la fede, usata dai potenti di ogni schieramento per abbindolare nuove reclute, carne da macello da mandare a morte certa, in nome di Dio o di Allah, indifferentemente”.
il secondo mostro ha un nome spaventoso e terribile: cancrena. Ma l’amore, a volte, può compiere miracoli.

“… Lei non poteva saperlo ma il pensiero della donna che amava, il ricordo della sua risata, del suo corpo flessuoso, della sua voce, lo avevano mantenuto in vita per tutto quel tempo”.
Elisabetta scoprirà che i suoi beni più preziosi hanno un volto e un nome: Agata, Abdul, Vincenzino, Raul, Omar… Ogni persona speciale che ci ama, che ci protegge, che è disposta a tutto per aiutarci e ha davvero a cuore la nostra felicità, è un tesoro inestimabile. 
Questo romanzo, con la sua narrazione piacevole e leggera, mi ha fatto pensare ad una fiaba, in cui i buoni sentimenti, alla fine, trionfano su tutto. In tempi difficili ed incerti, c’è bisogno di continuare a credere che il lieto fine non sia sempre impossibile, e l’autrice è riuscita a trasmettermi questo messaggio. Ho associato la delicatezza della narrazione alle dolci e tenui sfumature dell’alba, simbolo di rinascita, esattamente come Elisabetta e Costantinopoli.

Il sole stava sorgendo sulla città, inondando tutto con la sua luce dorata. Una nuova giornata stava iniziando e, sperava la donna, sarebbe stato un nuovo inizio anche per lei…”

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