Le figlie di Giulia di Massimo Battaglio

Torino 1848: sullo sfondo dei moti patriottici, Massimo Battaglio disegna la vicenda di Lucia Maria, nome preso a prestito da una canzone popolare, una ragazza di campagna che fugge dalle conseguenze di un torto subito nel bosco del re. In città trova riparo e conforto presso la Marchesa di Barolo. Giulia Colbert, vedova senza prole impegnata in opere caritatevoli, amministra Le Forzate, il carcere femminile che Carlo Alberto ha affidato alle sue cure, e il Rifugio, un istituto per il recupero delle ex detenute gestito assieme alle suore di Santa Maria Maddalena. La presenza di Lucia Maria rischia di compromettere tutto, perché a corte c’è chi cerca un pretesto per tornare a metodi reazionari oppure vorrebbe carceri pubbliche, o è pieno d’invidia. Con l’aiuto degli amici Silvio Pellico, Cesare Balbo, Federigo Sclopis, don Cafasso e suor Gerbi, cerca una soluzione; Cavour è fuori città. Per caso Lucia Maria rivede Pietrino, un compagno di giochi, e solo ora si rende conto d’esserne innamorata. È emigrato a Torino e si è lasciato coinvolgere nell’avventura dell’oratorio di Don Bosco. Vittorio Emanuele è un principe indolente. Su tutti loro incombe la prima guerra d’indipendenza…

Copertina flessibile: 208 pagine
Editore: WLM; 1 edizione (7 settembre 2016)
Collana: Italicae historiae
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8897382320
ISBN-13: 978-8897382324

Recensione a cura di Alberto Bonechi

Massimo Battaglio, l’autore del romanzo, è nato e vive a Torino, Zona Mirafiori. È un architetto che alterna il suo lavoro con la pittura e la scrittura, “Le figlie di Giulia” è il suo ultimo romanzo.

Tutto inizia con una violenza gratuita: Lucia Maria, ama passare il tempo nel parco reale vicino al suo paese, per raccogliere erbe e anche per incontrare il suo ragazzo, Pietrino. Il giorno che succede il fattaccio è sola.
“ero nei boschi del re e raccoglievo le erbe di primavera (…) arriva un cacciatore che mi prende da dietro (…) c’era il bosco, c’ero io, c’era un po’ di sangue per terra, il mio fascio delle erbe, e un borsellino con cinque monete dentro. Aveva anche pagato pegno, il bastardo.”
“… Con l’aiuto del conte di Cavour, esperto di campagna e agricoltura, avevano cominciato a fare esperimenti nelle vigne e nelle cantine (…) e dal primitivo nebbiolo, aveva ottenuto un liquido rotondissimo, di colore intenso, pieno di profumi”

La ragazza rimase incinta, sulle prime la madre gli consigliava di coprirsi per nascondere la gravidanza, purtroppo poi Lucia, indotta dalla madre, commetterà un infanticidio.
Pentita, ricorrerà al parroco del paese, che gli consiglierà di andare a Torino da Giulia, una filantropa, che si occupa di ragazze in difficoltà.

La Marchesa Giulia Colbert, coniugata Falletti di Barolo, (Maulévrier, 27 giugno 1785- Torino 19 gennaio 1864) è un personaggio realmente esistito,  conosciuta come la Venerabile Marchesa Giulia di Barolo. Donna dal carattere forte, indipendente, emancipata, dedita alla beneficienza, ma anche imprenditrice.

La marchesa di Barolo – ritratto

“… Con l’aiuto del conte di Cavour, esperto di campagna di agricoltura, avevano cominciato a fare esperimenti nelle vigne e nelle cantine (…) e dal primitivo nebbiolo, aveva ottenuto un liquido rotondissimo, di colore intenso, pieno di profumi”

La Marchesa produce un ottimo vino, inizialmente ne regala un certo quantitativo tutti i giorni a Re Carlo Alberto, poi viene pattuito un prezzo e per duecentocinquanta volte l’anno vengono consegnate a corte tre botticelle.

La Colbert non teme le istituzioni, per difendere le sue protette usa toni molto duri con le guardie.

“Signora Guardia ..(….) io penso di Lei che è un perfetto idiota. Le dimensioni della sua totale imbecillità sono di poco inferiori solo a quelle della sua pancia..”

Giulia, prende a cuore Lucia e la proteggerà anche quando, dopo la scoperta di infanticidio, sarà processata e condannata.
Domanderà la grazia a Re Carlo Alberto suo amico, ma gli eventi che porteranno il Re all’abdicazione, non permetteranno di giungere a questa soluzione.

Il romanzo si svolge in una Torino della metà dell ottocento, con i vari personaggi che l’animavano da Cavour, Don Bosco, Silvio Pellico. Viene messo in luce uno spaccato dell’epoca, dove lo stato sociale non esisteva.  Il quadro è completato narrando di personaggi come Giulia, Don Bosco e Cottolengo che cercavano di istruire e recuperare persone come Lucia Maria.
Un libro piacevole, magari con un finale che potrebbe sembrare scontato, anche si io non l’ho riscontrato tale. Lo consiglio per chi è interessato alla vita di questa particolare epoca storica.

 

 

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