Le radici nel cuore. Storia di Lina Doro detta «Veronese» – Patrizia Cinzia Rodella

  • Editore ‏ : ‎ GART (16 aprile 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 108 pagine

Recensione a cura di Jessica Pennini

Ho sempre avuto un debole per i racconti di famiglia, soprattutto per quanto riguarda la storia recente, dal dopoguerra. Le ritengo di grande importanza, non solo per capire meglio le proprie origini, ma anche per conoscere aneddoti e momenti di vita in un’epoca storica importantissima, di cui abbiamo ancora la fortuna di avere testimoni diretti. 

La storia di cui vi parlo oggi è quella di Lina Doro, detta “Veronese”, madre dell’autrice. “A quel tempo era di uso comune attribuire soprannomi alle persone, il nostro era “Veronese” proprio perché i miei nonni venivano dalla provincia di Verona e quindi per tutta la comunità io ero “Lina Veronese”.” 

L’autrice narra la storia di sua madre in prima persona come se fosse lei stessa a raccontarcela, una scelta che ho molto apprezzato, perché mi ha dato l’idea di conoscere Lina in maniera più profonda e personale. 

La narrazione inizia con la storia dei nonni di Lina, siamo a metà ‘800 durante la II guerra d’Indipendenza, un’epoca in cui “le donne non avevano voce a riguardo, non potevano decidere per sé stesse” dunque dovevano sottomettersi agli uomini, come accadde alla nonna paterna di Lina, Virginia. 

Nonna Virginia è un personaggio che ho amato molto per la sua bontà e il suo darsi da fare per la famiglia, senza dubbio deve essere stata una donna forte e in gamba che mi sarebbe piaciuto conoscere. 

Uno degli aspetti più evidenti della vita di Lina è il profondo attaccamento alla sua terra e in particolare al luogo dove nacque, La Banchina, (un paese del comune di Crespino, in provincia di Rovigo), un amore che non cesserà mai, neanche quando dovrà trasferirsi altrove. “Ho tanti ricordi del luogo dove sono nata, per me è un posto bellissimo, che io chiamo “il mio giardino”.” 

Questo amore traspare in ogni parola e si fa ancora più evidente nel capitolo dedicato all’alluvione del Po nel 1951 nel Polesine, che causò morti e distruzione. In questo capitolo si percepisce l’ansia per i propri cari e il dolore per la perdita di tutto ciò che avevano costruito nella loro vita, ma anche la speranza di ricostruire il tutto per andare avanti. 

“Furono giorni di angoscia e di incredulità. Non arrivavano notizie e la cosa mi agitava molto.” “Furono ore interminabili dove tutti si aiutavano gli uni con gli altri, cercando di salvare il salvabile.” 

La vita di tutti i giorni ricominciò, la porta di casa fu sistemata, così come il fienile, il letamaio e la cantina. Io e mia mamma, solo dopo molto tempo, riuscimmo a togliere tutti i residui di fango e melma in casa, e piano piano, tornò ad essere la casa di una volta.” 

La vita di Lina si intreccia inoltre a quella di amiche, parenti e in ultimo con quella dell’uomo che sposerà. 

Di tutte queste persone l’autrice ci regala informazioni preziose e anche fotografie per conoscerle e per addentarci nelle loro vite. Lina è felice, ama studiare e leggere e sembra non poter chiedere di più dalla vita. 

Purtroppo, però, il destino ci mette il suo zampino. 

Prima lo scoppio della seconda Guerra 

Mondiale, con tutte le conseguenze che portò. “L’anno prima che nascesse Dorina l’Italia entrò in guerra, una brutta guerra. Posso dire che noi non abbiamo sofferto la fame perché, ringraziando Dio, avevamo tanto, ma molte famiglie che abitavano vicino a noi sono state davvero male.” 

Tuttavia il conflitto causò alcune perdite familiari, tra cui ad esempio un cugino di Lina, Giulio, morto nel campo di concentramento di Mauthausen. 

“Fu veramente doloroso quando, tra tutti quei nomi, lessi quello di mio cugino Giulio Andreoli.” Ma purtroppo le notizie nefaste non finirono qui: anni dopo, la nostra Lina si troverà ad affrontare la perdita del suo amato papà e, dopo qualche altro anno, la malattia della mamma. Due eventi dolorosi che la segneranno molto e cambieranno il corso della sua vita. 

“Frequentavo il secondo anno di avviamento quando il mio papà cominciò a stare male.” “Ricordo che mi avvicinai al letto e, con un filo di voce, mi disse di dare un bacino a Domenico e a Dorina e di fare la brava. Dopo poco morì.” 

“Seguirono giorni du tremendo dolore. […] lo avevo dodici anni e mezzo e da quel giorno la 

mia vita spensierata finì. Non potei più andare a scuola.” 

“Povera mia mamma! Quanti dolori, sofferenze e tristezze le sono state riservate dalla vita nel 

giro di pochi anni.” 

Tuttavia per fortuna Zarina, la madre di Lina, si riprese, e la loro vita continuò finché un nuovo evento le scosse: l’incontro di Lina con Calvino, suo futuro marito. 

“I nostri occhi si incrociarono per un attimo. […] Feci finta di non averlo notato, ma con la coda dell’occhio vidi che si dirigeva verso di me e mi chiese subito se volessi ballare.” 

Tornata a La Banchina riferii tutto a mia mamma e a zio Camillo e, qualche giorno più tardi, Calvino venne a trovarmi a casa e chiese loro il permesso di frequentarmi. A quei tempi si usava così. Ci fidanzammo. Eravamo felici e innamorati.” 

Per amore suo e per trovare un buon lavoro, Lina si trasferì a Milano con il resto della famiglia, lasciando un pezzo di cuore nella sua terra d’origine che mai avrebbe voluto abbandonare. “Quella volta, lasciavo definitivamente la mia amata terra e mi chiedevo se mai un giorno ci sarei tornata.” 

La storia di Lina mi ha colpita molto per la sua semplicità ma anche per i piccoli e grandi eventi che caratterizzano la vita di ognuno di noi e per questo la rendono unica e speciale. Ho apprezzato che il racconto iniziasse molto indietro nel tempo, dalle origini, e che proseguisse poi raccontando anche le storie di amici e parenti che hanno condiviso momenti di vita con la nostra protagonista. Un altro aspetto che mi ha molto affascinata è il profondo attaccamento di Lina per il suo paese di origine, un legame che non si spezzò mai, neanche quando andò a vivere altrove. D’altra parte una parte importante della sua vita si svolse in quel luogo, e sempre lì ebbe inizio la storia della sua famiglia, a cui era molto legata. Forse per questo il suo cuore restò sempre a La Banchina, e, dopo aver ultimato la lettura, sono sicura che anche un pezzetto del nostro sarà sempre con lei e nel luogo da lei amato.

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