Le ragazze della Baleine – Julia Malye

Parigi, 1720. La superiora dell’ospedale della Salpêtrière, Marguerite Pancatelin, è tormentata dai dubbi: il veliero La Baleine salperà di lì a breve per la Louisiana e tocca a lei il difficile compito di selezionare novanta giovani donne in età fertile da dare in spose ai coloni francesi che abitano i territori occupati. Marguerite è consapevole che ad attendere queste ragazze c’è una terra dura e inospitale e che nessuna farà mai ritorno in patria. Nonostante sia una struttura in cui le pazienti sono spesso etichettate come pazze o criminali, la Salpêtrière ospita per lo più semplici orfane o ragazze stravaganti che hanno infranto le regole sociali. Tra loro ci sono Geneviève, ribelle e affascinante, rinchiusa nella Maison de Correction dell’istituto perché ha aiutato diverse ragazze ad abortire; Pétronille, una voglia bianca sul viso, figlia di una famiglia aristocratica in rovina che l’ha allontanata per i suoi comportamenti eccentrici; e Charlotte, un’orfana di soli dodici anni che non ha mai conosciuto il mondo fuori dalla Salpêtrière. Nessuna di loro sa cosa l’attende al di là dell’oceano, nessuna potrà decidere del proprio destino, ma la paura dell’ignoto trasformerà il viaggio sulla Baleine, lungo e pieno di pericoli, in un’occasione per costruire un legame profondo e un’incrollabile volontà di sopravvivere. Per Geneviève, Pétronille e Charlotte l’arrivo in Louisiana significherà affrontare la durezza e la violenza di un matrimonio imposto, il confronto con il desiderio proibito, la ricerca disperata di un figlio che non arriva, e l’incontro con chi ha abitato questi luoghi per secoli e vede ora la propria

  • Editore ‏ : ‎ Mondadori (27 febbraio 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 408 pagine

Recensione a cura di Stefania De Leonardis

Parigi1720, l’ospedale della Salpêtrière, oggi rinomato centro ospedaliero, era un grande ospizio dove erano detenuti barboni, vagabondi, ladri e truffatori. Ospitava anche semplici orfane e donne etichettate dalla società come “stravaganti”,“pazze” o “criminali” o che hanno infranto le regole sociali; pretesti, questi, che giustificavano il bisogno di disfarsene con lo scopo di essere impiegate per darle in spose ai coloni francesi che popolavano I territori conquistati. La superiora del convento ha il gravoso compito della selezione.

E’ un fatto vero accaduto nel 1721 dove più di settanta donne di età tra I 12 e I 30 anni partirono da Parigi e sbarcarono in Louisiana a bordo della Baleine.

Esisteva perfino l‘elenco dei loro nomi che è stato scoperto negli archivi francesi e pubblicato da Bruce Ardoin nel 1987 dopo 266 anni dell’accaduto.

Un’altra vicenda simile a questa fu il caso della nave mercantile Mayflower, salpata dall’Inghilterra e arrivata in Virginia 100 anni prima.

Per queste ragazze attraversare l’Atlantico era sinonimo di avventura, speranza e redenzione, proprio come accadde agli emigrati che un secolo fa partirono con la speranza di una vita migliore in America.

La Louisiana è una terra dura e inospitale e nessuna di loro sa cosa l’aspetta e non potranno mai decidere il loro destino e che nessuna farà mai ritorno in patria, ma la paura dell’ignoto trasformerà il loro viaggio sulla Baleine, lungo e pericoloso, in un’occasione per costruire un legame profondo e un’incrollabile volontà di sopravvivere.

E’ la storia dell’amicizia di tre ragazze: Geneviève, Pétronille e Charlotte

Per loro l’arrivo in Louisiana significherà affrontare la condiscendenza e la costrizione di un matrimonio imposto, il confronto con i desideri proibiti, il desiderio disperato di un figlio che non arriva, e l’incontro con i nativi di questi luoghi e la loro stessa esistenza in pericolo a causa delle guerre e dei maltempo (la Louisiana è la terra delle inondazioni e dei tornadi).

“Per la prima volta dopo tre mesi, possono vedere la sabbia nascosta dall’acqua durante la traversata dell’Atlantico, il fondo dell’oceano che hanno intravisto per un attimo quella mattina sbarcando dalla Baleine. Nessuno ha spiegato loro dove avrebbero alloggiato quella notte o quanto tempo ci avrebbero messo per fidanzarsi. Alle donne non si dice tutto.”

Le Amiche, chi sono:

Geneviève, ribelle e affascinante, viene rinchiusa in una cella buia della Maison de Correction della Salpêtrière perché ha aiutato diverse ragazze ad

 abortire quando lavorava come lavandaia presso una nobildonna.

Due cose riportano Geneviève in Provenza: la lavanda e i bachi da seta.

Vorrebbe dimenticare l’incendio che ha distrutto la fattoria dei suoi genitori,

l’odore animale che sprigionava la seta in fiamme, per ricordare solo le

spighe di mais mature, quelle che le irritavano la pelle se correva troppo

veloce nei campi; le botte che si erano presi i suoi fratelli il giorno in cui

avevano organizzato una corsa di bruchi; il modo in cui sua sorella si

infilava i fiori di mimosa tra i capelli proclamandosi regina, ordinando ai

più piccoli di dipanare i bozzoli. Ormai sono venticinque anni che

Geneviève ha lasciato il Sud della Francia.”

Delle tre è quella che riesce veramente ad essere indipendente e tenace nel realizzare tutti i suoi sogni dalla coltivazione dei bachi da seta  all’amore.

Pétronille, una voglia bianca sul viso, figlia di una famiglia aristocratica in rovina che l’ha allontanata per i suoi comportamenti eccentrici, con la passione

 per l’erboristeria.

Ma forse allontanata più per la sua voglia bianca..infatti in famiglia non era considerata più di tanto!

La scusa di frequentare un ragazzo era stata un modo per rinchiuderla alla Salpêtrière

A prima vista sembra una donna normale. Le spalle strette scavate dalle

clavicole puntute; le sopracciglia, nere e sottili, disegnano due curve

perfette sopra gli occhi verdi. Ma quando si volta, Marguerite vede la sua

guancia destra, coperta da una voglia bianca che si estende dalla mascella

fino all’angolo delle labbra. Ha la tentazione di sfregare quella macchia fino

a farla sparire del tutto. Seduta accanto al camino, la pensionante è china su

un erbario.

«Che bei colori» osserva Mademoiselle Suivit, indicando i petali

essiccati. «L’avete fatto voi, Mademoiselle Béranger?»

La donna guarda la suora sorvegliante come se fissasse le fiamme di un

fuoco. Si volta verso Marguerite, un fiore viola ancora posato sull’indice.”

La sua voce non vacilla quando inizia a parlare.

«Vorrei partire per la Louisiana.»”

Charlotte, un’orfana di soli dodici anni che non ha mai conosciuto il mondo fuori dalla Salpêtrière. Amava cantare, aveva una voce da mezzosoprano.

La sua casa, era la Salpêtrière, fin dall’età di due anni.

Senza famiglia. La piccola fantasticava spesso sui suoi genitori, a volte inventava una serie di zie e cugine per confrontarsi per vedere a chi somigliasse.

L’aveva accolta la Superiora che in realtà non era mai stata niente verso di lei.

Durante le rare visite della Superiora all’orfanotrofio, scrutava il viso di

Mademoiselle Pancatelin. Cercava le efelidi tra le rughe, si diceva che i

capelli che le sfuggivano dalla cuffia un tempo erano color ruggine.

Aspettava con il batticuore che la Superiora la guardasse, cosa che alla fine

accadeva sempre. Con un po’ di fortuna, Mademoiselle Pancatelin le

avrebbe sorriso.”

E’ sempre stata una ragazza emarginata da tutti solo perchè si diceva che era la preferita della Superiora.

Con l’arrivo di Étiennette tutto cambiò.

Étiennette chiacchierava con lei e le voleva davvero bene perché a sua volta era stata amata dalla sorella. Chi riceve amore da amore!

Forte dell’affetto per Charlotte, seguirà l’amica per il viaggio sulla Baleine.

A bordo della Baleine Charlotte ed Étiennette hanno un gioco. Étiennette

l’ha inventato la prima volta che hanno avuto il permesso di salire sul

ponte, il giorno in cui ha trovato una conchiglia perlacea. Tra le sue mani il

guscio si è trasformato in un orecchino; è diventato il primo oggetto di

quello che Charlotte ha battezzato il loro “corredo marino”. Negli ultimi

mesi l’hanno riempito di tutto tranne che di camicie, sottovesti e corsetti.

Charlotte ci ha scritto una canzone, una ninna nanna che elenca tutti i loro

tesori. 

Arrivata in Louisiana si sposa senza avere un figlio; si riscatterà raggiungendo l’unico amore della sua vita con la quale formerà una famiglia.

Non è un un semplice romanzo storico ma un inno alla libertà, alla forza e alla resilienza.

Queste tre fantastiche ragazze , forti e resilienti, che riescono ad essere unite e animate da una straordinaria sete di amore e di vita indipendentemente

 dal tempo o dal luogo.

Hanno impiegato anni per capire ciò che le circonda. Vogliono

risparmiare ai loro figli i passi falsi, le delusioni, l’amara sensazione che

quel continente non ne voglia sapere di loro, non più di Parigi e delle città

che le hanno viste nascere.

Così si affrettano a rispondere: una piroga. Un colibrì. Il sole è un

mistero per tutti noi, amore mio.

I bambini hanno altre domande, che le donne preferiscono evitare.

Abitiamo in Louisiana, dicono, ma chi è questo Louis? Perché il re vive

così lontano da noi? Attraverseremo mai l’oceano?

No, rispondono le donne. Mettono da parte i ricordi dei genitori, dello

sgabello traballante su cui si sedevano al loro capezzale, del camino che a

volte emetteva tanto fumo che le labbra sapevano di cenere. Si sforzano di

dimenticare tutti i luoghi che non rivedranno mai più. Accarezzano i volti

dei bambini, la pelle perfetta delle loro guance. Si inginocchiano accanto a

loro indicando l’orto, le colline, la foresta, i pellicani radunati in riva del

fiume. Sperano che le loro voci non vacillino, ma a volte lo fanno.

«Guarda» dicono. «La nostra vita è qui.»”


E’ stata per me una bellissima lettura; mi sono sentita trasportata in un viaggio emozionante e coinvolgente, dove i paesaggi maestosi e aridi della

 Louisiana colpiscono i suoi personaggi travolgendoli di passioni e tormenti. 

La scrittura di Julia Malye è semplice e scorrevole è una festa dello sguardo su un quadro vivido e ricco di dettagli di un’epoca lontana, portando in vita

 le atmosfere e le emozioni di un mondo altrimenti perduto.

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