Il castello delle congiure – Davide Cossu

Un’indagine di Leon Battista Alberti
Dall’autore del bestseller Il quinto sigillo
Un delitto dal movente oscuro riporta alla luce antichi segreti della famiglia d’Este
Ferrara, autunno 1442. 
Leon Battista Alberti è invitato a corte per partecipare, in qualità di giudice, a un concorso indetto dal marchese Leonello d’Este: al vincitore sarà commissionato un monumento in onore del suo defunto padre, Niccolò III. Nel frattempo, approfittando dell’antica amicizia che li lega, il marchese incarica Leon Battista di indagare su un fatto spinoso che sta turbando la città: la giovane Laura Pendaglia, erede del cittadino più ricco di Ferrara e promessa sposa di Folco Bonacossi, ha deciso di rinunciare alle nozze e rifugiarsi in convento per farsi monaca. Mentre Leon Battista cerca di orientarsi tra giochi di potere e trame ordite dalle famiglie dei mancati sposi, il giovane Folco muore in circostanze che rimandano alle pagine dei romanzi d’amor cortese. Con l’aiuto dei suoi fidati compagni, il dotto Parentucelli e l’avventuriero de’ Conti, e di Margherita, un’audace e bellissima nobildonna, l’Alberti, in una giostra di amori, tradimenti e rivelazioni inaspettate, tenta di far chiarezza sulla scia di sangue che macchia la corte di Ferrara. Una traccia che conduce a una tragedia confinata nel passato oscuro degli Este, la cui ombra minaccia il potere di Leonello e la sorte stessa del suo casato.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (5 marzo 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 224 pagine

Recensione a cura di Paola Nevola

«La vita per amore hai preso», recitò a occhi chiusi, «e ora per amore perdo la vita».

Un amore tragico torna a turbare a distanza di anni quando un matrimonio combinato tra due famiglie, decise a stringere il loro legame e le loro ricchezze per aumentare prestigio e potere, è mandato a monte dalla promessa sposa che si rifugia in un monastero ed è intenzionata a rimanerci.  

La giovane promessa sposa si chiama Laura Pendaglia figlia della famiglia più ricca di Ferrara e il giovane è Folco Bonacossi nipote del fattore generale del signore di Ferrara. 

Suor Caterina, la badessa delle clarisse chiamata la Santa, ha fatto voto di proteggere Laura, per fare da monito le svela i segreti di quell’amore tragico di diciassette anni prima tra  Parisina e Ugo che li portò entrambi alla morte, ma non è l’unica a non volere quel matrimonio.

E’ l’ottobre dell’anno domini 1442, il marchese Leonello d’Este signore di Ferrara è inquieto e sospettoso per la faccenda delle due famiglie, inoltre avverte la pressione dello Sforza che già gli ha soffiato la moglie che desiderava per rafforzare la sua signoria, Bianca Maria Visconti.

In questo frangente entra in gioco una figura artistica e umanistica di spicco del Rinascimento italiano, Leon Battista Alberti, già protagonista nel romanzo precedente. Viene chiamato in aiuto dal marchese, con la scusante della realizzazione di una statua equestre in memoria del padre Niccolò III, in modo che possa dipanare la situazione spinosa che si è creata.

Leon Battista si presenta a Ferrara con gli amici Tommaso Parentucelli, segretario del cardinale Albergati, un personaggio storico anch’esso di rilievo, diventerà Papa ed è stato effettivamente amico di Leon Battista, e Niccolò de’ Conti, navigatore, esploratore e mercante veneziano, un personaggio che merita un approfondimento per l’importanza dei suoi viaggi e delle opere che ha lasciato.

Facciamo quindi l’ingresso alla corte ferrarese, una corte rinascimentale dove vige un’atmosfera gaudente.

«Avrete modo, messer Parentucelli, di accorgervi come qui a Ferrara le cose siano diverse. Si vive per i sensi e, attraverso i sensi, si insegna a vivere. Licet urgues, Voluptas, thalamos finire suadens…». «Incalza pure, Voluttà, e persuadimi alle gioie del talamo»

Vengono presentati ai nostri tre amici altri due protagonisti della storia, l’abate Meliaduse fratellastro di Leonello, uno dei tanti figli illegittimi di Niccolò III, forzato dal padre alla carriera ecclesiastica e abate di Pomposa, la dissolutezza l’ha portato come il padre a disseminare figli illegittimi. E Margherita Pio una nobildonna bella, sofisticata, brillante e scaltra, moglie del condottiero Taddeo d’Este. 

“…Coi cuori che ha spezzato si potrebbero riempire una dozzina di poemi”

Leonello indice un torneo in stile medievale per alleggerire le tensioni con armi smussate per evitare incidenti che possano turbare gli invitati. Folco, il promesso di Laura è il campione, ma alla fine dell’incontro si presenta un ultimo guerriero un gigante dall’armatura impressionante.

«Secondo la storia», lo tranquillizzò Guarino, «è il gigante Moroldo, fratello del re d’Irlanda, ad affrontare il coraggioso Tristano». 

Folco al termine dell’incontro benché abbia sconfitto il gigante cade a terra e muore, la sua ferita è soltanto un graffio, ma come è possibile che sia morto?

Leon Battista scopre la causa della morte di Folco, Rinaldo il maestro di cavalli, il gigante, ne è coinvolto, la sua spada era avvelenata, ma dietro la sua mano c’è la mente arguta di qualcuno che tesse e inganna. Mentre Leon Battista con l’aiuto dell’impetuoso Niccolò l’amico veneziano e l’assennato e pio Tommaso  indaga tra confidenze, sospetti e pedinamenti, avviene un altro delitto e ci si addentra sempre più nell’intrigo. 

Inoltre lo Sforza si è acquartierato nei dintorni di Ferrara e la situazione si fa sempre più instabile per Leonello, ha i giorni contati, e sollecita Leon Battista a smascherare il complotto e l’assassino. 

E per Laura, che non desiderava quel giovane dal carattere esuberante perché sarebbe stato un pessimo marito e lei una moglie infelice,  pare che la sua unica salvezza  sia solo tra le mura del monastero. 

“Esistono migliaia di libri che raccontano un’identica storia. Migliaia di Isotte sacrificate sull’altare dell’amore e, per mano d’un uomo, finiscono tutte alla stessa maniera.”

Ma nonostante tutte le precauzioni il male si insinua tra le crepe più fragili del monastero. Ci sono segreti che legano Laura a diciassette anni prima a quella tragedia d’amore di cui nessuno desidera parlare e di cui si macchiò il marchese Niccolò.

«Forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi la gelosia…».

Le similitudini che si riscontrano nella morte di Folco e negli episodi narrati, come si nota, evocano un’altra storia d’amore quella di Tristano e Isotta. Una girandola di amore, gelosie, segreti, tradimenti, vendette e morte si avviluppano con il desiderio di potere e sopraffazione, dove i sospetti cadono su chiunque ruoti intorno alla vicenda.

Le atmosfere tipiche lagunari, cupe e nebbiose, adombrano la storia e fanno da sfondo a segrete buie ed inquietanti per i tormenti vissuti, alla villa abbandonata di Consandolo che doveva essere la delizia del marchese, al Monastero del Corpus Domini delle clarisse e al palazzo Ferrarese.

Un giallo storico dal ritmo  intenso ed elettrizzante, svaga la mente ed è interessante dal punto di vista storico poiché coniuga abilmente gli ingredienti storici, personaggi ed eventi realmente esistiti all’indagine e al mistero dei delitti. Bravo l’autore ad immergerci in un intrigo dove non solo la sete di potere, ma anche la passione e l’amore sono protagonisti evocando antichi romanzi d’amor cortese e leggende. 

«Ma pur sempre amore, Leon Battista. E perdonare chi ci ha fatto del male non è la più alta forma d’amore a cui possiamo aspirare?».

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