L’incubo di Roma. Annibale alle porte della Res Publica – Matteo Gravina

Zama, 18 ottobre 202 a.C. Alla vigilia della battaglia che deciderà le sorti della seconda guerra punica, due grandi uomini, due giganti dal talento bellico e dal coraggio eroico, decidono di incontrarsi per cercare una via alternativa allo scontro frontale. Annibale, il generale cartaginese, è imponente, muscoloso, dalla barba riccia e i capelli scuri. I segni delle innumerevoli guerre che ha combattuto sono incisi sul suo corpo. Il proconsole romano Publio Cornelio Scipione è un grande stratega, il padre lo ha allenato fin da giovanissimo all’arte del combattimento, ma grazie alle sue capacità è riuscito a farsi strada fino ad arrivare al comando delle legioni di Roma. A ben vedere, i due soldati sembrano gemelli separati alla nascita che si sono ritrovati a schierarsi su due campi rivali, eppure condividono qualcosa per cui si rispettano a vicenda: nessuno dei due è mai stato sconfitto. Ora è arrivato il momento di fare i conti con il destino: le loro strade non si incroceranno più oppure le loro vite saranno intrecciate per l’eternità? In bilico tra presente e passato, tra la loro infanzia, la loro formazione politica e militare, e i loro successi della maturità, “L’incubo di Roma” ci fa ripercorrere i momenti epici che hanno reso Annibale e Scipione soldati imbattibili e protagonisti assoluti del loro tempo, mostrandoci la loro forza fisica quanto la fragilità d’animo, e portandoci per mano nelle loro stanze segrete. Tra battaglie sanguinose, strategie letali, intrighi, promesse d’amore e di gloria, l’autore dà nuova voce a due tra i personaggi più affascinanti della storia antica.

  • Editore ‏ : ‎ Rizzoli (4 aprile 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 416 pagine

Recensione a cura di Cinzia Cogni

“I romani sono i più grandi. Se sconfiggessi loro, il più grande sarei io.”
Amilcare sorrise “Giuralo”
” Cosa?”
“Giurami che lo farai”.
Annibale annuì…

A pochi km da dove abito, c’è la  statua di un grande elefante cavalcato da due soldati, a ricordo della Battaglia della Trebbia del 218 a.c., combattuta tra romani e cartaginesi durante la seconda guerra punica.
A comandare l’esercito cartaginese fu uno dei più grandi generali della storia: Annibale Barca.
Il suo passaggio in questi luoghi a me vicini, mi ha sempre incuriosito, ma non avevo ancora letto un romanzo che parlasse specificamente di questo episodio, Annibale infatti, ebbe una vita lunga e combatté numerosissimi  battaglie, questa fu una delle tante da cui uscì vincitore.
Per questo motivo è stata una bella sorpresa trovare la descrizione della  battaglia della Trebbia nell’ultimo romanzo di Matteo Gravina, incentrato sul viaggio di Annibale attraverso l’Italia, fine a Zama, in Tunisia.

“Molte file indietro, in groppa al proprio elefante,  Annibale osservava la piana davanti a sé con cauto ottimismo…
Passo dopo passo, i romani procedevano ordinati e visibilmente provati dal freddo, dall’acqua della Trebbia e ora anche dalla ferocia nemica.”

Fin dalle prime pagine si nota lo stile avvincente, l’accuratezza storica che emerge anche nei più piccoli particolari e le scene di guerra spettacolari, tra le urla dei soldati, i colpi inferti e il sangue che scorre; qui il lettore  rivive quei momenti sia accanto ad Annibale che al suo  nemico:  il proconsole romano Publio Cornelio Scipione, successivamente detto “l’Africano” proprio per ricordare il suo successo contro il generale cartaginese.

Scipione macchiò la propria voce con un pizzico di amarezza:” Sei un grande uomo, Annibale, e ti rispetto. Potresti sconfiggere chiunque se prima riuscissi a liberarti dei fantasmi. Sei il tuo peggior nemico.”
… “Domani non ci saranno fantasmi. Saremo solo tu e io.”

Due uomini caratterialmente diversi, dove la razionalità di Scipione si scontra con
le strategie geniali di Annibale; due veri combattenti, mai sconfitti,
provenienti da due mondi opposti,  accomunati però da una serie di coincidenze; un esempio su tutti, lo stesso eroe in comune: Alessandro Magno.
Le loro vite si incrociano per la prima e l’ultima volta a Zama nel 202 a.c., dove si conclude la seconda guerra punica e avviene la battaglia decisiva, che vede Annibale sconfitto, e che Gravina racconta in modo impeccabile.

“… se la guerra è il mezzo per ottenere il potere, un comandante sa che deve organizzare al meglio una campagna per diventare potente. C’è sempre il rischio di avventatezza, ma in guerra, come in politica, bisogna saper osare.”

Nel romanzo, pur rimanendo fedele alle fonti storiche, vengono inseriti alcuni personaggi di fantasia che rendono la storia più accattivante, dallo schiavo Atios che diventa quasi un amico per Scipione, a Gaia,
l’amante di Annibale, figlia di un cartaginese e di una romana… la loro presenza accanto ai due grandi generali influenza la vita di quest’ultimi, creando scompiglio e determinando scelte importanti.

“…Quell’uomo aveva deciso che il proprio destino era seminare morte, non per malvagità ma perché sperava di poter vivere più a lungo  ben oltre la sua scomparsa.
Le parve di una fragilità sorprendente. Lo baciò. Ti amo”
“Sai che non capisco la tua lingua”
“Imparerai”.

Se l’autore è riuscito a dare credibilità a questa storia, non è solamente per la sua capacità di descrivere in modo crudo la realtà della guerra,  ma soprattutto per essere entrato nella mentalità dei protagonisti, uomini e donne del passato con i loro ideali, i loro pregi e difetti, grandi eroi eppure umani, attanagliati da dubbi e incertezze, che soffrono e amano esattamente come noi… ed è impossibile restare indifferenti e non provare empatia per ognuno di loro.
“L’incubo  di Roma” è la lettura perfetta per chi ama il genere storico, per coloro che apprezzano le descrizioni delle battaglie e dei luoghi dove si svolgono le scene, per chi va cercando la suspence e l’avventura, per tutti quelli a cui piace  emozionarsi e riflettere sui grandi temi della vita… perché quando lo studio, la bravura e la passione di un autore si amalgamano, nascono grandi storie dove gli eroi del passato continuano a rivivere e non tramontano mai.

” Annibale ordinò la carica. Si dimenticò di chi avesse davanti, di quanto fosse importante quello scontro, di cosa avesse da perdere, rendendosi conto che sul campo di battaglia ogni cosa scompariva per lasciare il posto dall’euforia della morte.”

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