Lo straniero di Albert Camus

Pubblicato nel 1942, Lo straniero è un classico della letteratura contemporanea e secondo “Le Monde” è il primo dei cento libri imperdibili del Novecento. Protagonista Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a sé stesso e al mondo. È un uomo che vive pienamente la vita, non ne è separato, ma al tempo stesso è apatico, come se avesse compreso che la vita semplicemente capita, senza una vera ragione, e senza colpe. Un giorno, dopo un litigio, senza un apparente motivo, Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto – il processo e la condanna a morte – senza cercare giustificazioni, difese o menzogne, ma anzi ammettendo lucidamente il suo gesto senza alcun pentimento e rifiutando anche il conforto della religione. Meursault è un eroe assurdo, e la sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere attraverso una logica esasperata alla verità di essere e di sentire. Così come non ha scelto di venire al mondo, non può e non vuole decidere nulla sulla sua morte. Privo com’è della piena percezione dei suoi gesti e delle sue decisioni, gli è impossibile avvertire il senso della responsabilità. Un romanzo tradotto in quaranta lingue, da cui Luchino Visconti ha tratto nel 1967 l’omonimo film con Marcello Mastroianni.

Recensione a cura di Cristina Costa

Venne pubblicato nel 1942 con l’intenzione di descrivere la révolte solitaire dell’uomo nudo e perso di fronte all’assurdità della vita. La tematica esistenzialista fa da trave portante a quest’opera. L’uomo camusiano non può esimersi dal dover sopportare il destino assurdo e irrazionale. Tutto è assurdo, la vita stessa è senza senso: capita e basta. L’universo intero è insensibile e indifferente. L’unica consolazione si trova forse nel destino comune, la morte.
Il romanzo è costruito in maniera simmetrica. Le due sezioni hanno uno spartiacque: l’omicidio accidentale di un arabo sulla spiaggia di Algeri. M., in balia degli eventi e a causa del sole accecante, uccide senza una ragione plausibile. L’absurde, l’assenza di significato è infatti il filo conduttore di tutto il romanzo. Per M. tutto è privo di senso, irrazionale, ma al tempo stesso ineluttabile. Cerca una giustificazione all’esistenza e non la trova. Per questo M diventa straniero verso se stesso e verso gli altri. Dunque, per lui, non ha più senso sentire, amare, gioire, soffrire. E’ solo, ingabbiato nella sua solitudine, apatico e algidamente lontano.
Nella prima parte il protagonista si guarda vivere, è dominato dalla contingenza degli eventi. Una vita ne vale un’altra se tutto è orientato alla morte. Non importa come o quando: la morte arriva e basta.
Non prova sentimenti, ha solo sensazioni fisiche, animali come il freddo, il caldo, il fastidio che gli procura il rumore…
Vive passivamente e si lascia condurre dall’istinto.
L’indifferenza e il totale arrendersi al caso raggiungono l’apice nell’episodio centrale di questa prima parte: l’uccisione dell’arabo.
M non cercherà mai di spiegare il suo gesto. E’ il caso che lo guida, quelle sensazioni fisiche fastidiose, come il sudore, il bruciore, il sole accecante, lo porteranno a premere il grilletto.
La seconda parte si svolge sostanzialmente durante il processo e in carcere.
Il processo è l’occasione per un’analisi minuziosa degli avvenimenti narrati nella prima parte con il Pubblico Ministero alla ricerca di un senso e di una ragione per l’accaduto.
M rifiuta di mentire a se stesso e agli altri, non cerca alibi per il suo gesto, né tanto meno giustificazioni convenzionali. L’eroe camusiano diventerà vittima del suo rifiuto di recitare un commedia sociale, di adeguarsi alla finzione di una vita in cui l’uomo sia artefice, almeno in parte, del proprio destino. M rifiuta i doveri del suo essere sociale per conservare i diritti di quello naturale.
Con l’evolversi della vicenda i pensieri del protagonista si fanno via via più intensi e frequenti, M li descrive lungamente durante le ore in cella. Qui intuisce nascere dentro di sé un attaccamento alla vita per il quale non trova motivazioni razionali.
Nel capitolo finale, intensamente bello ed importante, l’interiorità del protagonista si fa più densa e profonda. Il colloquio con il cappellano è un vero scontro: M rigetta il suo aiuto, il suo Dio, la sua ipocrisia, la sua vita al riparo dal mondo. Lo sfogo di rabbia finale diventa espressione evidente di un sentimento di disperazione. Per la prima volta ha uno scatto di rabbia, un sentimento forte. L’ira lo libera dal male, lo svuota, gli toglie la speranza che fa male. Questo scatto, questo sentimento forte che M prova, e che il lettore si aspetta sin dall’inizio del processo, in realtà non deve confondere perché non indica uno spiraglio nell’indifferenza e nell’assurdità del mondo, bensì la resa all’assurdo.
Per la prima volta M si apre, entra in contatto con “la tenera indifferenza del mondo”, ossimoro che gli fa comprendere l’assenza di soluzione all’assurdo della vita.
Assurdo che va accettato.
Si possono compiere scelte, sì, ma in ogni caso tutte porteranno, prima o poi a quell’unico assurdo destino che accomuna M al resto dell’umanità e al cosmo intero.

Essenziali sono nel romanzo gli elementi naturali, il protagonista ne è assoggettato e vi si abbandona.
Se nella prima parte è come se avesse commesso il delitto in compartecipazione con il sole accecante che lo sfinisce, nella seconda gli elementi naturali svolgono un’azione catartica e armonizzante.
E’ il cielo stellato che entra dalla finestra della cella che lo aiuta ad accettare il mondo assurdo, la sua vita, la ghigliottina. Vita che sarebbe disposto a rivivere senza nulla cambiare.
Il romanzo si chiude nell’accettare quello che metafisicamente e linguisticamente è un ossimoro, quella “dolce indifferenza” del mondo.
Riconoscendo il mondo così simile a sé, così fraterno, sente di essere stato felice e di esserlo ancora. Vede sorella morte come dispensatrice di giustizia che inesorabilmente livella tutto e tutti.

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.