Mi sa che fuori è primavera – Concita De Gregorio

Ferite d’oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un’antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore. Questa è la storia di Irina, che ha combattuto una battaglia e l’ha vinta. Una donna che non dimentica il passato, al contrario: lo ricorda, lo porta al petto come un fiore. Irina ha una vita serena, ordinata. Un marito, due figlie gemelle. È italiana, vive in Svizzera, lavora come avvocato. Un giorno qualcosa si incrina. Il matrimonio finisce, senza traumi apparenti. In un fine settimana qualsiasi Mathias, il padre delle bambine, porta via Alessia e Livia. Spariscono. Qualche giorno dopo l’uomo si uccide. Delle bambine non c’è più nessuna traccia. Pagina dopo pagina, rivelazione dopo rivelazione, a un ritmo che fa di questo libro un autentico thriller psicologico e insieme un superbo ritratto di donna, coraggiosa e fragile, Irina conquista brandelli sempre più luminosi di verità e ricuce la sua vita. Da quel fondo oscuro, doloroso, arriva una luce nuova. La possibilità di amare ancora, l’amore che salda e che resta.

  • Editore ‏ : ‎ Feltrinelli Editore S.R.L (17 novembre 2016)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 128 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

“Perchè tutto sembrava tranquillo. Ordinato, giusto. Tutto sembrava come doveva essere. Perchè camminavi serena in bilico sul baratro”

Ho acquistato questo libro diverso tempo fa, non ho mai avuto il coraggio però di leggerlo perchè la storia che racconta è così devastante che bisogna essere pronti per poterla assimilare.

Concita De Gregorio è una giornalista e “Mi sa che fuori è primavera” risulta essere un’indagine dei fatti accaduti ma prima ancora un’intervista ipotetica, immagino, a una donna che ha attraversato il dolore, come il dolore ha attraversato la donna, moglie e madre.

La storia, probabilmente molti la ricorderanno nei fatti di cronaca del periodo, è quella di una donna italiana sposata con un uomo svizzero dal quale ebbe due bambine gemelle, dopo la fine del matrimonio accade qualcosa di assurdamente pensabile, l’uomo porta via le bambine, si uccide e di loro non ci sarà più alcuna traccia.

Immaginare una situazione così al limite, una vendetta, perchè di questo si può immaginare si trattò, non è umanamente comprensibile. “Le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più”

Ne emerge il ritratto di questa madre alla quale sparisce il mondo, perchè di questo si tratta. Non conosce il destino delle figlie, immagina siano morte, seppellite chissà dove, forse in fondo al mare. A volte nei sogni le appaiono due balenottere…

Le indagini le sembrano poco approfondite, approssimative, crede che non sia stato fatto tutto il possibile. Lei è una donna, è italiana, ha la sensazione che il razzismo e il maschilismo abbiano avuto una parte decisiva per le autorità svizzere.

Il libro è costruito con capitoli brevi, duri ma importanti per capire il percorso dal punto di vista umano e psicologico che ha percorso la donna. Lettere con la nonna nella quale si percepisce l’amore che lega le persone con un filo invisibile ma indissolubile. Lettere alle persone coinvolte nelle vicende, quali ad esempio la maestra delle bambine che per questioni burocratiche si rifiuta di consegnare il materiale (disegni, compiti) delle bambine, a una madre che può tenere con sè solo i ricordi.

“L’assenza è una presenza costante: ti sfida in un corpo a corpo quotidiano, ti assedia. Ti vuole nella lotta, misura il tuo respiro”

Una donna coraggiosa, che ha cercato di fare, percorrendo le strade che le erano consentite, tutto il possibile e che ha fondato una associazione perchè altri che si vengano a trovare nella sua tragica situazione non siano soli a combattere per la verità.

“E’ il tempo la nostra prigione. Il troppo presto, il troppo tardi, il troppo breve e troppo poco”

Una scrittura raffinata ma graffiante che ci fa comprender come per chi sta fuori dalle situazioni sia così semplice giudicare, colpevolizzare addirittura chi sopravvive al dolore. Perchè cercare di continuare a vivere non significa dimenticare, ma tenere vive ancora le persone che non ci sono più.

“La vita è molto semplice. Per essere felici non ci vuole tanto. Per essere felici non ci vuole quasi niente. Niente, comunque, che non sia già dentro di noi”

Storia di come la natura incontaminata ci riunisca alla nostra anima, di come l’acqua purifichi, di come le coincidenze siano parte integrante della vita.

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