Il pozzo delle anime. Un’indagine dell’inquisitore Girolamo Svampa – Marcello Simoni

Recensione a cura di Patrizia Martellini

«Posata la lanterna, Solomon Cordovero s’inginocchiò davanti all’albero, affondò le dita nella terra e iniziò a scavare. Il pozzo delle anime, lo chiamava Ramak. Cordovero avrebbe dovuto aprire il pozzo delle anime e immergersi nelle sue acque più profonde. Abbandonarsi allo yihud e diventare un tutt’uno col respiro divino che attraversava il mondo dei vivi e quello dei defunti. Così pensava, diviso tra l’estasi mistica e il fetore della terra che gli saliva alle narici, quando, all’improvviso, la più crudele delle carezze gli corse lungo la schiena. Non un lamento gli uscì dalla bocca. Solo l’esclamazione atterrita di chi viene sopraffatto dall’inconoscibile. Perché prima del dolore, prima che le sue vertebre venissero snudate come semi di un frutto maturo, aveva avvertito la presenza del malach ah-mavet. L’angelo della morte».

Anno Domini 1626, nella Ferrara ebraica, tra nebbia e segreti spaventosi, l’inquisitore Girolamo Svampa, inviato da Roma, è alle prese con un vero e proprio enigma, tanto sconcertante da mettere a dura prova la sua formidabile razionalità. Giunto in città, il frate domenicano dovrà far luce su un mistero reso ancora più oscuro dai legami con la Qabbalah. Intanto, l’autore dei delitti continua a nascondersi nelle vie anguste del ghetto, autentico labirinto in cui è stata rinchiusa una comunità di millecinquecento persone provenienti da diverse nazioni europee. Un’indagine complicatissima per Svampa!

Inizio subito con il dire che questo è il quarto romanzo che Simoni dedica a Girolamo Svampa, ma si legge benissimo senza aver letto i precedenti, come ho fatto io.

Un’altra premessa: io questo libro, dove il protagonista è un inquisitore, non lo avrei letto mai se non lo avesse scritto Marcello Simoni, che io considero un grande autore storico, fatto di cui questo romanzo è un’ulteriore conferma. Pensate che il protagonista si chiama anche Girolamo, come il Savonarola … vade retro, termine opportuno visto le numerose presenze diaboliche del libro.

C’è da dire che Svampa è un inquisitore molto anomalo, non si avvale di torture e roghi, ma usa la ragione e sa valutare gli eventi in modo logico e con un’attenzione ai particolari continua.

In realtà gli investigatori che il Santo Uffizio Romano invia a Ferrara sono due, perché c’è anche Padre Francesco Capiferro, segretario del Sant’Uffizio. Diciamo che è una persona che, pur avendo un’ottima intuizione, spesso genera caos, in pratica è un individuo ad alto potenziale entropico

Ha però una capacità mnemonica incredibile, una sorta di Pico della Mirandola!  

Per capire i movimenti entro il Ghetto vi lascio questa descrizione che l’Autore fa nelle Note..

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Primo fra tutti la conformazione urbanistica del ghetto, del quale includo uno schema per consentire al lettore di seguire le peregrinazioni di fra’ Girolamo Svampa in questo suggestivo settore della città. Le vie dei Sabbioni, Gattamarcia e Vignatagliata corrispondono alle attuali vie Mazzini, Vittoria e Vignatagliata. Furono sigillate definitivamente tra il 1626 e il 1627 su editto del 1624, andando a rinchiudere in un autentico «serraglio» una comunità di circa millecinquecento persone, tra ebrei sefarditi, aschenaziti e italkim. Le sinagoghe, o scole, contenute al suo interno erano tre, definite ispano-lusitana o levantina, tedesca e fanese. Due di esse trovavano sede nel medesimo edificio, in via dei Sabbioni (l’attuale via Mazzini n. 95), e l’altra in Gattamarcia (via Vittoria, 41).

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Vi sono due  rabbini : 

Rabbi Pinḥas Navarro, capo dei Sefarditi o Ebrei di provenienza ispanica e levantina

Rabbi Yosef Zalman , capo degli Aschenaziti o Ebrei tedeschi              

Di conseguenza i rabbini Pinḥas e Zalman indicano il profilo di una comunità alquanto complessa dal punto di vista etnico e ricca di eredità linguistiche, culturali ed esoterico-cabalistiche molto diverse tra loro. 

Ma continuiamo con la trama ….

I due inquisitori incontrano le due figure più importanti del Santo Uffizio ferrarese: il Cardinal Francesco Cennini de’ Salamandri, investito per il terzo anno consecutivo della carica di Legato di Ferrara e Fra’Paolo De Francis, l’Inquisitore generale di Ferrara, nel caso del secondo incontro sarebbe più opportuno parlare di scontro! 

I due Inquisitori non obbediranno mai agli ordini e investigheranno seguendo la loro prassi, sono in pratica “due cani sciolti”!

Ho dimenticato di dirvi che la vittima orribilmente squartata, si chiamava Solomon Cordovero, che risiedeva da poco a casa del  Rabbi Pinḥas Navarro, ma proveniva dalle Venezie ed era un cabalista, cioè un magus, un negromante ebreo.

La prima ispezione porta i nostri sulla scena del crimine: un cimitero ebraico abbandonato, dove la vittima era stata trovata sdraiata sul ventre, nella stessa posizione che assumono i sacerdoti prima dell’investitura, sopra la sepoltura del Magus Ararita, per assorbirne le conoscenze. Ararita era morto il 7 marzo 1280! Una cosa da CSI Ferrara!

Giunti a questo punto però devo dire che da qui in avanti vengono usati termini ebraici sconosciuti a chi non è di questa etnia. Consiglierei Marcello Simoni di mettere un piccolo dizionarietto a fine libro, dove questi termini vengano spiegati bene.

Da questo momento in poi i due Inquisitori si separano.

Lo Svampa fa riesumare la salma e riesce a trovare un medico che faccia l’autopsia. 

I risultati dell’esame autoptico rivelano che la vittima non è morta per la profonda incisione dorsale, ma per asportazione della prima vertebra cervicale, che assolve il compito di sorreggere la testa, causando morte istantanea.

Alla fine dell’autopsia, improvvisamente il coroner viene ucciso da un uomo in nero, che attacca anche Svampa, che però riesce a fuggire e si salva.

Dopo poco tempo l’assassino colpisce nuovamente e uccide con la stessa tecnica Bonaiuto Alatino, membro del Tribunale rabbinico di Ferrara, in questo caso viene tolta la punta dello sterno.

Visto che la situazione sta precipitando Fra’Paolo De Francis arresta Navarro e lo tortura, alla presenza di Padre Francesco Capiferro a cui fa bruciare i libri del Rabbi.

Ma cosa cerca l’Inquisitore generale di Ferrara?

Cerca un libro rarissimo lo Sefer Yetzirah, che contiene la dottrina mistica in grado di creare anzi, formare un organismo vivente dalla materia inanimata. In pratica l’assassino vuole creare un Golem.

Ora dopo questa lunghissima recensione vi auguro buona lettura … avete ancora tantissimo da scoprire!

Una digressione …Il Golem Immagine che contiene dipinto, Arti visive, mitologia, arte

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Sapete cos’è un Golem? Il Golem è forse uno dei più antichi esseri artificiali leggendari: un gigante di argilla creato a Praga, su ispirazione divina, dal rabbino Judah Loew ben Bezalel, per proteggere gli ebrei del ghetto della città da attacchi antisemiti e pogrom.

Come fece? il Rabbino Loew tracciò nel fango della Moldava la sagoma di un uomo, poi scrisse sulla fronte del Golem la parola emet (verità) e in tal modo gli diede vita.

Quando il Golem divenne incontrollabile, perché divenuto enorme, il rabbino eliminò la lettera iniziale alef  (e) dalla parola emet che il Golem portava scritta in fronte, cambiandone il significato in “morte”, met in ebraico. E così gli tolse la vita.

Due parole magiche “met-emet”

Il Golem di Ferrara però è ben diverso da quello di Praga, lo scoprirete!

  • Editore ‏ : ‎ Einaudi (21 febbraio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 312 pagine
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