Nel nome del figlio. Hamnet di Maggie O’Farrell (Autore), Stefania De Franco (Traduttore)

Recensione a cura di Paola Nevola

“Hamnet e Hamlet, di fatto lo stesso nome, si alternano nei registri di Stratford di fine sedicesimo e inizi diciassettesimo secolo.”

La dedica del libro è a Will, l’autrice ha voluto rendergli omaggio e mostrare che il grande bardo ha dedicato al figlio mancato prematuramente la sua opera più famosa.

Mentre il nome di Hamnet e degli altri famigliari è sempre citato il suo nome non lo è mai: è il padre, il figlio maggiore, il fratello, il precettore, il marito, lo scrittore. Il cuore della narrazione è la famiglia. L’autrice lascia così intuire come sia la sorgente dove tutto inizia e finisce, da cui è sgorgata la sua letteratura e quindi come sia stata incisiva la tragedia del figlio.

Ogni esistenza ha il suo nucleo, il suo fulcro, il suo epicentro da cui tutto sgorga e a cui tutto torna.

Il racconto scorre gradualmente in simbiosi su due piani temporali tra la storia di Hamnet e la madre Agnes che si uniscono poi nella tragedia.

I gemelli sono molto legati, quando Judith sta male Hamnet vedendo quei rigonfiamenti scuri, la febbre alta, capisce la gravità e come sospeso in un’altra dimensione corre in cerca di aiuto per tutta la casa che trova vuota, fuori dalla casa fino dal dottore. Quando comprende che può perderla non riesce ad immaginare la sua esistenza senza la gemella e deve salvarla e un modo forse c’è.  Sono due metà speculari, per gioco si sono sempre scambiati le vesti per sostituirsi, Hamnet sa cosa fare si corica accanto alla sorella per ingannare la morte nel loro solito e ultimo gioco.

Agnes la moglie del famoso scrittore è stata spesso tacciata di averlo incastrato, l’autrice la rivaluta facendone il perno del romanzo, una donna amorevole, fragile ma al contempo di grande temperamento.

In paese girano voci strane miste a leggenda su quella fanciulla che vive ai margini della foresta, della madre si dice che sia stata una strega, un folletto, una zingara e che la figlia le somigli.

Agnes e il fratello Bart rimasti orfani da bambini hanno subito molte angherie dalla matrigna Joan e benché il padre abbia lasciato loro la fattoria vivono come degli emarginati.

Agnes ha un dono prendendo fra le dita il palmo della mano delle persone percepisce quello che c’è da sapere, la loro indole, il futuro, i pensieri. Così quando incontra il precettore dei suoi fratellastri scopre subito che nella sua mano c’è il loro futuro. Incinta sposa quel giovane il quale vede nel matrimonio la realizzazione e la via d’uscita da un padre avido e violento, ma non andranno molto lontano vivranno nella casina accanto ai genitori, a quel padre che non tollera più.

Sono due figure che si completano e si amano, Agnes sa che l’amore sta nella felicità dell’altro e quindi lo lascia andare a Londra dove troverà la sua strada, fama e ricchezza.

Nel romanzo c’è una breve storia di una piccola pulce che parte da molto lontano fino ad arrivare proprio lì a Stratford a colpire la sua famiglia.

Agnes e la suocera non sono mai andate molto d’accordo, sono due personalità molto differenti, ma davanti alla malattia sono madri solidali e senza bisogno di parlare in perfetta sintonia sanno come curare e accudire.

“Il corpo del figlio è un luogo di tortura, un luogo infernale. … La peste è troppo grande, troppo forte, troppo crudele. E’ una nemica troppo potente per lei. Ha avvolto e stretto i suoi viticci intorno al figlio e si rifiuta di rinunciare a lui.”

Hamnet muore a soli undici anni, il dolore distrugge, annichilisce. Agnes non si dà pace per non essere riuscita a salvarlo con le sue cure e si chiude nel suo mondo, Judith cerca il suo spirito nei segnali della natura e tra le ombre della notte, Susanna vorrebbe evadere e trovare la normalità. E poi il padre che è a Londra e dal giorno del funerale del figlio non riesce più a tornare ad affrontare quella vita senza di lui, scrive, osserva e lo cerca tra i volti nei teatri.

Agnes si chiede che fine ha fatto perché non torna, perché non è lì a sostenerla, si fa mille domande e deve trovare le risposte, soprattutto quando le capita tra le mani la locandina col titolo Hamlet, come può aver compiuto un atto così irrispettoso!

E un giorno sul palco di un teatro di Londra accade qualcosa di sorprendente: “Agnes ha lo sguardo fisso su quel ragazzo… è lui non’è lui è lui non’è lui, quel pensiero oscilla come una falce …  Eppure quello sul palco è lui, quasi uomo, come sarebbe se fosse vivo, ha l’andatura di suo figlio, parla come suo figlio, pronuncia le parole scritte per lui dal padre di suo figlio.”

Iniziando la lettura sono rimasta subito rapita dal pregevole stile descrittivo sensoriale, ricco di meticolose e dettagliate descrizioni che creano un pathos immediato avvolgendo il lettore con tutti e cinque i sensi, perfino col sesto senso.

Shakespeare Quartos Project

La conoscenza delle erbe, l’affinità con la natura e gli animali, il suo modo di ammansire le api e il falchetto, le capacità sensitive fanno di Agnes un personaggio straordinario che resta nel cuore e sono convinta affascinerà chiunque.

Un romanzo lirico, struggente, da assaporare lentamente per vivere la narrazione, per riflettere sui legami, sulla forza dell’amore, sulla solidarietà, per assimilare lo strazio inaccettabile della perdita di un figlio e trovare la forza di andare avanti e ricordare.

Termino con la dura citazione iniziale:

“E bell’è andato, signora, è bell’è andato.

 Al capo una zolla verde, ai piedi un sasso.

Amleto, atto IV, scena V

Estate 1596, Stratford-upon-Avon. Una bambina giace a letto in preda a una forte febbre, mentre il fratello gemello corre in tutte le stanze in cerca d’aiuto. Spalanca le porte una dopo l’altra, ma la grande casa in cui vivono, che di solito brulica di gente e di attività, è avvolta nel silenzio. Il padre, questo Hamnet lo sa bene, è sempre a Londra per lavoro, ma dov’è finita la mamma? Agnes non c’è perché si trova in un campo a coltivare le erbe mediche, di cui conosce tutti i segreti. Non se lo perdonerà mai. Donna forte e fuori dagli schemi, rimasta orfana e cresciuta da una matrigna malevola, adesso più che mai Agnes avrebbe bisogno di William, l’uomo che ha sposato nonostante l’opposizione della famiglia, l’umile e tenace guantaio che a un certo punto, in fuga da un padre oppressivo, ha deciso di trascorrere la maggior parte del tempo in città, assorbito da una passione divorante, quella per il teatro. Ma anche il matrimonio con Agnes avrebbe richiesto le stesse attenzioni, specialmente ora che si trova di fronte alla prova più dura. Questo romanzo, ispirato alla storia del figlio di William Shakespeare, parla di amore e di abbandono, di perdita e di riconciliazione; ma è anche la rocambolesca storia di una pulce che si imbarca su una nave ad Alessandria d’Egitto per diffondere la peste da Venezia in tutta l’Europa; e ancora, è il racconto della tenera vicenda di un bambino la cui vita è stata pressoché dimenticata, ma il cui nome è divenuto immortale grazie a una delle opere teatrali più celebrate di tutti i tempi.

  • Editore : Guanda (28 gennaio 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 352 pagine
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