Ombra della sera

Ho conosciuto questa statuetta grazie a una lettura: “Chimaira” di Valerio Manfredi. Sono passati alcuni anni, era un giorno in cui stavo davvero malissimo per via di alcune terapie invasive che stavano agendo nel mio corpo. Un’amica, Laura, mi ha consigliato questo libro su Facebook e l’ho iniziato subito.

E’ stato amore, un romanzo storico – archeologico con tratti fantascientifici che mi ha catturata per l’intera giornata.

Ecco la trama:

Al museo di Volterra il giovane archeologo Fabrizio Castellani sta cercando di svelare il mistero racchiuso nella statuetta etrusca “L’ombra della sera”, quando inquietanti telefonate gli “consigliano” di lasciar perdere. Nel frattempo nei boschi circostanti la necropoli vengono rinvenuti cadaveri di persone sbranate da una terrificante belva. Fabrizio è convinto che tutto sia frutto di un’ira implacabile dalle lontanissime origini. E da archeologo si fa detective del passato.

L’Ombra della sera è una statuetta votiva etrusca, proveniente dall’antica Velathri, ovvero l’attuale Volterra, dove è conservata al museo Guarnacci.

Il nome pare lo si debba al poeta Gabriele D’Annunzio, poiché nel guardarla gli venivano in mente le lunghe ombre del tramonto, ma in realtà il nome è di origine popolare e compare per la prima volta in un testo nel 1954, la Guida di Volterra del prof. Paolo Ferrini, edita dalla Casa Editrice volterrana Migliorini Gian Piero.

Essa rappresenta una figura maschile nuda, con un’altezza di 57,5 cm, il corpo è molto allungato la testa invece mantiene le proporzioni esatte. Sbalorditivo per una scultura etrusca.

Osservando bene la figura possiamo notarne la bellezza, i tratti del volto sono così naturali da renderla quasi soprannaturale.

In questa figura viene sottolineata una bellezza che raggiunge quasi il soprannaturale, grazie ai tratti naturali del volto. I bronzisti di Volterra erano già noti nell’antichità per la capacità di fondere i minerali di rame delle Colline Metallifere in lega con lo stagno, ottenendo il bronzo.

Nel 1737, lo studioso fiorentino Anton Francesco Gori scoprì che la statuetta era custodita nella casa della famiglia Buonarroti a Firenze.

Pochi decenni più tardi, il nobile prelato Mario Guarnacci entrò in possesso della statuetta, anche se non è chiaro come ciò gli fu possibile, che poi fu donata, insieme a tutta la sua collezione, al museo che avrebbe preso il suo nome.

Sara Valentino

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