Omm Seti

A cura di Alice Croce Ortega

In questi giorni, 118 anni fa, è nata una donna la cui storia non può lasciarci indifferenti: è Dorothy Louise Eady, conosciuta come Om o Omm Seti (1904-1981).

All’età di tre anni, Dorothy subì una grave caduta. Sdraiata sul letto, data per morta, la bambina aprì gli occhi e sopravvisse contro ogni previsione. Da lì iniziò a parlare in dettaglio della sua vita al tempo dei faraoni, in particolare della sua vita precedente come sacerdotessa di Iside nel tempio di Seti I.

Durante una visita al British Museum, a quattro anni, la bambina sembrò riconoscere molte delle immagini e gridò che voleva “andare a casa”.

Crescendo, la ragazza cominciò a farsi molte domande, e a cercare risposte. Tra i dieci e i dodici anni, visitando assiduamente il museo londinese, ebbe l’occasione di conoscere E.A. Wallis Budge, il Conservatore delle Antichità Egiziane e Assire al British Museum. Questi, vista la sua passione per l’Egitto, incoraggiò la sua curiosità e le insegnò a leggere i geroglifici.

Durante la prima guerra mondiale, si trasferì a casa della nonna nel Sussex, dove continuò il suo studio sull’antico Egitto presso la biblioteca pubblica di Eastbourne. Quando aveva quindici anni raccontò di aver ricevuto una visita notturna dalla mummia del faraone Seti I. Il suo comportamento, unito al sonno e agli incubi, la portò a essere internata diverse volte, ma nessuno poté fare diagnosi di una qualunque patologia. 

In seguito frequentò la Plymouth Art School e iniziò a collezionare antichità egizie. Dopo essersi trasferita a Portsmouth entrò a far parte di una compagnia teatrale che stava mettendo in scena la storia di Iside e Osiride, dove interpretò il ruolo di Iside. 

A ventisette anni tornò a Londra e lavorò in una rivista di pubbliche relazioni egiziana. Inoltre, conobbe il futuro marito, Eman Abdel Meguid, studente egiziano. Il giovane, una volta tornato in patria, cominciò a scriverle con assiduità e ad un certo punto le chiese di sposarlo! Così nel 1931, nonostante l’opposizione dei genitori, Eady si trasferì in Egitto per sposare Meguid, divenuto professore di inglese. Eady e Meguid si trasferirono al Cairo ed ebbero un figlio, Sety, e fu da allora che cominciò ad essere conosciuta come Om Seti, “madre di Seti”.

Dorothy Eady affermò di incontrare regolarmente il fantasma del faraone Seti I e di conoscere segreti dell’epoca di cui nessuno a quel tempo aveva notizia. Così racconta la prima volta in cui lo vide, poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale: «Mentre dormivo, mi ritrovai quasi sveglia per uno strano peso che sentivo sul petto. Mi svegliai del tutto e vidi il volto di un uomo chino su di me, con entrambe le mani sulla scollatura della mia camicia da notte. Riconobbi il volto che avevo visto anni prima in fotografia, quello della mummia di Seti. Gridai; ero sconvolta, terrorizzata, ma nello stesso tempo sentivo dentro una grande gioia. Lo ricordo come se fosse successo ieri, ma è difficile spiegarlo» confidò cinquant’anni dopo ad un’amica. 

Visse ad Abydos e fu la prima donna assunta dal Consiglio Supremo Egiziano delle Antichità.

Non ha mai smesso di studiare egittologia, collaborando anche alla catalogazione e al disegno di pezzi trovati negli scavi e scrivendo diversi libri. Inoltre diede indicazioni precise per il ritrovamento di reperti che si sono rivelate vere, come il giardino annesso all’antico Tempio di Seti I o il cunicolo sotto la parte settentrionale del tempio.

Uno degli aneddoti che si narrano su di lei fu che l’allora ispettore capo del Dipartimento delle Antichità la sfidò scherzosamente a muoversi per il tempio al buio e identificare alcuni geroglifici sui muri: se era già stata lì in un’altra vita, avrebbe dovuto essere facile per lei ricordare la strada: con sorpresa di tutti, fece quello che le era stato chiesto senza difficoltà.

Altre sue “previsioni” non sono state ancora confermate, rivelò ad esempio l’ubicazione di una cripta segreta con una biblioteca nascosta sotto il tempio di Seti I.

Si preparò a lasciare la vita terrena facendo costruire la propria tomba, che includeva una “falsa porta” proprio come quelle dell’antico Egitto, per facilitare il passaggio del Ka, ma purtroppo le autorità non hanno permesso che fosse sepolta nella sua tomba, così ora riposa in una tomba anonima vicino al cimitero copto.

Per chi volesse saperne di più c’è anche un interessante consiglio libroso: 

“Alla ricerca di Omm Seti” di Jonathan Cott, Ed. Venexia

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