Pax Tibi Liber Venetia – Elio Manili

La Serenissima festeggia lo sposalizio del mare e il bucintoro, con a bordo l’ultimo doge, compie la tradizionale traversata. Ognuno dei protagonisti vi assiste con stati d’animo differenti: Lucrezia ha una spina nel cuore perché il suo primo amore Marco Montis, qualche anno prima è scomparso in mare durante una missione contro i corsari barbareschi; Tebaldo Alberiso, marito di Lucrezia e ricco mercante di seta, uomo infedele e dissoluto, è geloso di lei e decide di affiancarle il giovane cicisbeo monsieur Desalt; Ugo Foscolo, giovane levantino di belle speranze, vive la sua passione per la poesia e le donne. Fra grandi amori e sogni patriottici che si intrecciano con le vicende napoleoniche, si consumano i destini di ognuno di loro.

 

Copertina flessibile: 200 pagine
Editore: Alcheringa (12 giugno 2019)
Collana: I rubini

Recensione a cura di Sara Valentino 

“Pax tibi” pace a te, sono le prime due parole della frase che compare nello stemma di Venezia sul libro tenuto aperto dal leone di San Marco. E proprio all’ombra e sotto lo sguardo fiero e attento, ma imponente, del leone alato di Venezia si svolge questa avventura dal sapore e colore ambrato. Infatti saremo testimoni silenziosi di un mistero sul palcoscenico di una Venezia di fine ‘700.

Il romanzo “Pax Tibi Liber Venetia” si apre su un evento ricorrente, che ancor oggi viene ripetuto annualmente come rievocazione storica: lo sposalizio del mare nel 1796. E’ solo il prologo che racchiude il senso della storia avvenuta in realtà ben diciannove anni prima, tutti i protagonisti sono pronti ad aprire le danze.

Sono gli anni in cui si prepara la caduta della grande potenza di Venezia come repubblica marinara, che avverrà nel 1797, ponendo fine alla storia della serenissima repubblica. Alla sera della rivoluzione francese e della decapitazione di Luigi XVI  l’Europa entra in un clima di sconvolgimenti politici. Con l’avvento di Napoleone Bonaparte, che con la campagna italiana giunge in Italia da conquistatore, Venezia si schiera come neutrale. Brevemente fu razziata da Napoleone Venezia, tra le opere trafugate, ma poi restituita, anche il leone di bronzo di Piazza San Marco.

“Che Dio ce la mandi buona.Io non credo più nel cuore, ma solo nella ragione. Quest’ultima annichilisce qualsiasi impresa. E per questo ho sempre temuto che le cose finiscano per cambiare in peggio” “Mio signore, state cercando di dirmi che non credete al liberatore?” “Esatto. Prevedo un triste avvenire per la Serenissima. Una città che da tempo ha smesso di sognare e che finirà per perdere del tutto la più che centenaria magnificenza” 

Dialoghi sparsi nel romanzo e da me molto apprezzati perché hanno avuto il compito di portare il lettore ad ascoltare le voci di chi ha vissuto al tempo, le opinioni, le speranze.

Ugo Foscolo, che compare tra i personaggi di questo “Pax tibi Liber Venetia”, non è dello stesso avviso del suo interlocutore, è infatti risaputo che egli nel suo dileggiare di politica abbia appoggiato con entusiasmo la causa della Francia rivoluzionaria, i suoi ideali di libertà e a sostegno di una Italia indipendente, salvo poi doversene pentire e lasciandogli una profonda delusione intrinseca. Aveva combattuto per Venezia Libera.

“Come diceva Rousseau, la natura ha fornito agli uomini l’autosufficienza… Dunque l’uomo è nato in uno stato di perfezione. Il problema nasce dal fatto che gli uomini, aggregandosi e confrontandosi, hanno perso la loro naturale inclinazione alla felicità e nutrono impulsi e sentimenti negativi come la prevaricazione, la vendetta, l’ambizione, l’odio. In poche parole la legge del più forte”

Questo il quadro politico che viene sviscerato in maniera egregia dall’autore facendo da cornice a una storia di uomini, di amori, di mistero.

“Ciascuno di noi nasce con un proprio destino” ” ma la vita deve continuare. Bisogna nobilitarla, conferirle uno scopo, lasciare una traccia a  coloro che verranno”

La giovane e bella Lucrezia Peresier si innamora, corrisposta, dal giovane Marco Montis un ufficiale della marina veneziana. Si faranno una promessa d’amore, lui partirà per una missione e al suo ritorno potranno coronare il sogno d’amore, un pegno, un gioiello resterà a suggellare questo patto.

Purtroppo il destino beffardo sarà l’artefice della triste conclusione della loro storia d’amore, Marco infatti perirà in mare a seguito di una tempesta.

“Vivere di passato non ha alcun senso. C’è sempre una vita da onorare. Un amore che ha sete di infinito” “Voi avete il dovere di vivere solo per voi stessa e per i vostri sogni. Non solo per l’altrui felicità”

Lucrezia sarà quindi costretta dalla famiglia a prendere come marito un uomo più anziano, ma che le potrà garantire un più che dignitoso futuro economico. Tebaldo Alberisio, facente parte della corporazione dei filatori di seta, proprietario di più opifici, non sarà sicuramente un marito amorevole, tutt’altro. Sperpera i suoi soldi tra gioco e donne, ma nonostante ciò, geloso della bella moglie, decide di prendere a servizio un cavaliere che la guidi nelle operazioni quotidiane. Il misterioso cicisbeo, sempre con indosso una bauta con una larva d’oro sul viso, sarà sempre l’ombra della bella Lucrezia.

“E’ sempre il pregiudizio che fomenta i nostri cuori, l’impetuosità delle passioni. Colui che non vede ciò, che non stima quello che conosce, non si appassiona affatto. L’errore dei nostri giudizi producono l’andare di tutti i nostri desideri”

Ma il destino è capriccioso si sa… Romanzo scorrevole, che emoziona e spinge il lettore a favoleggiare  e sempre più curioso lo lascia correre sul filo di una narrazione che ha il sapore dell’antica e magnifica Venezia.

“Ma l’amore non è cervello, Lucrezia. E’ passione, sangue e cuore. Vivere istante per istante l’eternità”

 

 

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