Il principe. Il romanzo di Cesare Borgia di Giulio Leoni

Imola, dicembre del 1502. Asserragliato in città con le poche truppe ancora fedeli, Cesare Borgia si trova a contemplare il tramonto di quello che è stato il suo grande sogno: dominare l’Italia intera. I capitani di ventura che lo hanno accompagnato fino a adesso lo hanno ormai abbandonato e ora si apprestano a tradirlo. Cesare è in preda alla disperazione, con la mente che vaga tra i fantasmi delle sue passate vittorie. Ma come fosse un segno di benevolenza divina, proprio in quel momento le vedette annunciano il ritorno di Leonardo da Vinci, l’uomo cui il duca Valentino ha affidato il compito di ideare nuove armi e di rafforzare le fortificazioni dei nuovi domini. Un’improvvisa luce di speranza si accende nella cupa fortezza in cui si è rifugiato. E non è solo l’offerta di innovativi e terribili strumenti di distruzione a risollevare l’animo di Cesare. L’arrivo del maestro riaccende anche quella fascinazione reciproca nata nel corso del loro primo incontro a Milano, anni prima. E il dialogo si trasforma in un confronto tra due concezioni del mondo apparentemente agli antipodi, sebbene entrambe soggiogate da un desiderio spasmodico di bellezza: bellezza nell’armonia del corpo e della sua rappresentazione per l’artista, bellezza nella forma di un grande progetto politico per il condottiero. Nella lotta comune contro ogni limite, che è stata la cifra delle rispettive esistenze, Cesare e Leonardo esplorano insieme le loro affinità e differenze. Ed evocando il ricordo delle battaglie passate, insieme con squarci della difficile giovinezza di Cesare e delle sinistre premonizioni della sua fine, prende corpo l’intuizione per superare con un colpo magistrale l’attuale difficoltà: quando Leonardo gli illustra il progetto della sua Battaglia di Anghiari e la grande allegoria della crudeltà umana che ne sarà il cardine, nella mente del Borgia si forma a poco a poco un affresco altrettanto maestoso, quello che sarà il capolavoro politico del suo genio spietato…

Copertina rigida: 351 pagine
Editore: Nord (10 maggio 2018)
Collana: Narrativa Nord
Lingua: Italiano

Recensione a cura di Sara Valentino

Da sempre,credo, ho avuto una predilezione per la famiglia Borgia. Molti si chiederanno perché, considerando ciò che è giunto a noi delle loro malsane abitudini e di alcuni gesti assai spietati. Tutto sommato credo che in qualche modo siano stati anche vittime del loro tempo e che l’alone di mistero e la conseguente leggenda nera, siano stati,anche, per certi versi ingigantiti. A quel tempo non erano certo i soli ad utilizzare meschini sotterfugi per raggiungere i loro scopi.

Giulio Leoni si dedica, in questo suo romanzo, il mio primo di questo autore, al Valentino: Cesare Borgia duca di Valentinois. Ne sa tratteggiare il carattere con semplici e mirate frasi.
“Come se nel vortice infernale in cui si era trasformato il suo mondo quel corpo martoriato fosse contemporaneamente il fondo e l’orlo di un abisso in cui tutto il suo esser era sprofondato, e da cui ora cercava penosamente di risalire”
Seguiamo un giovane Borgia che si lascia andare nei bordelli, ambienti sporchi e intrisi di odori e malattie; in uno di questi tuguri, trascinato dall’ebrezza sprofonda nel corpo di una giovane, che non rivedrà il sole ma che gli lascerà quell’indelebile ricordo: il mal francese.

E’ solo uno dei brevi flash back che dal 1502 al 1492 rendono la storia più comprensibile dando al lettore il trait d’union di ciò che portò agli eventi di cui si vuole narrare.

Come sappiamo, Leonardo da Vinci ebbe modo di incontrare il Valentino durante il suo viaggio in Romagna proprio nel 1502 al soldo del Duca.
I dialoghi tra i due sono davvero impareggiabili, raggiungono vette altissime, Leonardo acquisisce una forma corporea uscendo da quell’evanescenza dove lo abbiamo collocato.

-“Chissà”, mormorò Cesare quasi parlando a se stesso, fissando per un attimo quel vuoto. “forse in un’altra esistenza avrei voluto anch’io cercare la bellezza nella suprema armonia delle forme perfette, come quelle in cui voi date vita, seguitò in tono di rimpianto. “Invece di dirigere ogni giorno verso l’oscurità”
“Esiste una bellezza anche nell’atrocità.. ” mormorò Leonardo in tono ambiguo.-
Un discorso, questo che stanno facendo, indubbiamente molto attuale. In fondo è così. La legge della trasformazione induce a pensare che anche la cosa più terribile, come potrebbe essere la morte è solo una trasformazione. Entrambi gli uomini, artefici del loro destino, incideranno l’uno nella storia e l’altro nelle opere, il loro essere e saranno immortali.

E per uno come il Borgia, che ha un disegno in mente, quella che era un’utopia, ma in cui lui credette, unificare l’Italia parlare di destino è quasi ridicolo. Lui che era destinato dal padre, Alessandro VI, a seguire la carriera ecclesiastica, lui che non smise mai di volere diventare un uomo potente e di potere. La morte è regina in questo romanzo, ma non è un’ombra negativa, è la forza motrice che spinge (e dovrebbe farlo sempre) i nostri due personaggi immortali a elevarsi al di sopra dei tutto per raggiungere i sogni.

Grandi battaglie sanguinose vengono raccontate con minuzia, senza tralasciare lo scempio di beni della chiesa di Capua a cui fu divelto il portone dai Saraceni.

Un romanzo difficile da recensire, la sua prosa è impeccabile, a tratti può sembrare difficile seguire, sembra “sedersi” per poi tornare a brillare, i dialoghi sono chicche imperdibili, fino a un epilogo per certi versi sbalorditivo.

Trovo che un pizzico di pazzia e follia siano ingredienti che con morigeratezza dovremmo comprendere nella nostra vita.

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