Regina di sangue. La vera storia di Lady Macbeth – Joanna Courtney

La vera storia della donna da cui Shakespeare trasse ispirazione per la sanguinaria fra le sue regine: Lady Macbeth. Inverness, Highlands scozzesi, 1025. Nel Regno di Alba – il nome gaelico per la Scozia nell’XI secolo – due casati reali, che discendono rispettivamente da Aed e da Costantino, si contendono il trono. In base alle norme dell’eredità alterna, i discendenti di entrambi i casati dovrebbero sedere sul trono a turno, ma Re Malcom, del ramo di Costantino, vuole fare del nipote Duncan il suo successore. Per eliminare ogni possibile minaccia e impedimento, il sovrano di Alba non esita a ordinare ai suoi uomini di sterminare l’intero ramo cugino dei MacDuff. La giovane Cora MacDuff riesce, tuttavia, a scampare alla morte e, dopo una fuga disperata, trova rifugio nella provincia settentrionale del Moray. Lì trascorre i giorni, finché il riscatto non tarda a venire nelle belle sembianze del giovane Macbeth, l’ultimo discendente della linea di Aed. Capelli color del grano e penetranti occhi scuri, Macbeth la chiede in sposa per riunire i due casati reali e rivendicare il trono per sé. La giovane donna accetta con entusiasmo: in questo modo diventerà Lady Macbeth, sarà regina e avrà la sua vendetta. Ma alla vigilia delle nozze un terribile urlo spezza il silenzio della notte, e in pochi istanti tutti i sogni di Cora sono miseramente infranti. Per riavere indietro la vita che le è stata promessa, la giovane MacDuff dovrà diventare una donna più dura del metallo, capace di usare, con spietata freddezza, ogni arma a sua disposizione. Frutto di un’accurata ricerca storica, e animato da personaggi di grande spessore, Regina di sangue racconta, con una prosa elegante e fluida, la vera storia della donna da cui Shakespeare trasse ispirazione per la più sanguinaria fra le sue regine: Lady Macbeth.

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Editore: Beat (21 maggio 2020)
Collana: Superbeat
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8865597186

Recensione a cura di Sara Valentino

“Non ho chiesto io di essere regina. Non andavo in cerca di abiti e corone, e ancor meno volevo portare sulle spalle il peso di un Paese. L’unico mio desiderio era prendere per mano l’uomo che amavo ed essere Lady Machbeth. Volevo essere moglie e madre, e costruire una casa in cui essere felici…”

Davvero è così semplice? Forse lo vorremmo in cuore nostro ma oltre l’amore il nostro essere brama anche soddisfazioni, è orgoglioso. Cora, Gruoch di Scozia (in gaelico Gruoch ingen Boite), ha sangue reale e questo significa essere di più rispetto a uomini e donne comuni, non è una scelta, è un destino. I sovrani di Alba, è l’antico nome gaelico dell’antica Scozia, vengono incoronati sulla Pietra del Destino, ma quella pietra devono prima conquistarla.

Sulla strada del destino, Cora incontrerà un’altra donna, lo stesso destino da inseguire, due donne così forti e determinate che è davvero difficile alla fine di questa storia poter prendere una decisione su chi delle due merita più attenzione. Si sa che la vita riesce perfettamente a intersecare i fili del destino con un telaio particolare a cui noi, uomini, poco è consentito. Possiamo mantenere il cuore forte, la determinazione alta e per questo vi consiglio di venire a conoscere la storia di Lady Macbeth.

Siamo nel 1025 tra Inverness e York e le prime tessere di un antico mosaico iniziano a dare una forma all’avventura di due future regine. Il giorno del matrimonio tra Cora e Macbeth un urlo, la furia di un attacco, un tradimento e un sogno d’amore svanito.

Non vi voglio raccontare molto della trama e della storia perché ripercorre, attraverso un’ottima ricostruzione storica e per quello che ci è pervenuto, le vicende che videro protagoniste due famiglie a contendersi il trono di Alba. Una storia, quella di Cora e del suo matrimonio obbligato con i fautori dell’attacco durante le sue nozze con Macbeth, una storia nata sui fiori pronti per una festa gioiosa e calpestati come i suoi sogni, una storia di violenza inaudita, un abominio che mi ha lasciata devastata a terra, bruciante, come Cora. Il segno resterà indelebile nel suo petto a ricordarle il grido di vendetta, una vendetta giusta e sacrosanta, la vendetta anche verso chi aveva ucciso e fatto a pezzi suo padre.

“Non ne era uscita incolume, ma sarebbe guarita. Sarebbe guarita completamente poiché accadeva a tante donne. Quello che le era successo era una lezione, giunta al momento opportuno: le aveva fatto capire che aveva perduto la sua risolutezza”

Era sola ora, sola con il suo bambino, non aveva importanza di chi fosse figlio, era suo! Rabbia, risentimento e odio l’avrebbero aiutata a ottenere la vendetta e il trono.

“se c’era una cosa che la vita le aveva insegnato era il fatto che non ci si può nascondere, perché ci si ritrova coperti dalle ceneri delle vittorie altrui. Bisognava uscire, e andare avanti”

Questo accade sull’altra sponda della diatriba e così Sibyll, a sua volta contendente all’ambito trono, con il figlio Malcom tra le braccia, si ripromette di metterci suo figlio. Chiede la forza al Signore, ma sulla pelle il dolore di amare chi non si dovrebbe.

Mentre la voglia di vendetta si fa fretta, mentre la rabbia nuda e cruda chiude gli occhi alla pazienza, in un attimo e proprio al solstizio d’Inverno, mentre i profumi intensi ricordano più quello d’estate, un ombra mortale invano cercherà di oscurare il regno di Malcom. Sarà il primo indissolubile filo a unire il cuore di Sibyll e Cora: “Dite a Cora che mi dispiace”.

“Ogni uomo sceglie la propria strada, my lady. Le sue azioni sono una questione tra lui e Dio”

Una storia che si affaccia anche sul lago di Loch Ness e sulla leggenda del mostro che ancora oggi è popolare ma appare la prima volta nel 700  d.c. nella “Vita di San Colombano”. La prosa è seducente e affascinate come i luoghi descritti.

Ciò che mi è apparso davvero incredibile e forse oggi ne dovremmo trarre insegnamento è il rispetto verso i rivali, verso il corpo dei caduti che vengono riportati alle rispettive famiglie e lo si vedrà anche tra le due donne, con un’esistenza differente, distanti come natali, ma quasi comune alla fine. Il tradimento, da sempre slealtà e voltafaccia sono amici degli esseri umani, a volte la paura, altre il desiderio di essere considerati, di avere la parvenza di un posto al sole, altre la mancanza e l’agognare l’amore rendono facile preda l’uomo di queste azioni perfide.

Un romanzo fatto di emozioni, di un attimo fugace di amore, di cui non bisogna vergognarsi. Un libro dove le guerre non equivalgono al disprezzo ma vanno fatte, per vincere, per ottenere il trono.

“La vita era breve e non si poteva mai sapere che cosa si celava dietro l’angolo. La felicità andava afferrata al volo”

 

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