L’ultimo rintocco – Diego Pitea

“L’essenza del male ha preso forma umana”. È questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’“Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.

Link d’acquisto

  • Copertina flessibile: 424 pagine
  • Editore: goWare (23 aprile 2020)
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8833633535
  • ISBN-13: 978-8833633534

Recensione a cura di Fabiana Farina

Era un bel po’ di tempo che non mi capitava di stare sveglia durante la notte a pensare a un libro, cercando di  annodare indizi, cercando di intuire tra le righe chi potesse essere il colpevole o quale sarebbe stata la sua prossima mossa e devo dire che “L’ultimo rintocco” ci ha preso in pieno.

“Fa più vittime la mancanza d’affetto che la mancanza di oggetti, Doriana. Forse non oggi, forse non domani, ma un giorno tutti i buchi dovranno essere riempiti e non sempre da qualcosa di piacevole. Qui dentro abbiamo avuto un esempio.” 

È un libro alquanto “strano” nel buon senso della parola. Ci troviamo con una prima parte che fila abbastanza liscia dove l’unità speciale di crimini violenti formata dallo psicologo Richard Dale, personaggio molto particolare e non solo per essere affetto della sindrome di Asperger, Doriana Guerrera, innamorata persa all’insaputa da Dale, e il commissario Mariani, un tipo che rasenta l’isteria e che compongono un trio un po’ sui generis, indagano su una serie di omicidi dove le vittime sono donne che hanno in comune due caratteristiche: essere incinte al 4-5 mese di gravidanza ed avere già un altro bambino.

“L’oscurità aveva permeato ogni cosa, inglobato gli oggetti facendoli propri. La notte era il suo regno: un regno nel quale non avrebbe dovuto nascondersi, un regno nel quale le paure, le angosce sparivano per dare spazio a pulsioni incontrollabili che scaturivano dalla parte più profonda dell’io… Lui rappresentava esattamente ciò che avrebbe voluto essere: come un leone, non si curava dalla sofferenza che generava nelle sue vittime, ma anzi se ne nutriva, l’assimilava per divenire più forte, più feroce. “

in qui tutto nella norma, indagini, indizi, prove come in un qualsiasi thriller finendo la prima parte  con un bel colpo di scena.

Poi, voltata la pagina, ecco la seconda parte e boom! Sorpresa! Inizi a leggere ed è tutto un altro libro!!! Non si capisce più nulla!!! Ho creduto addirittura che ci fosse qualche errore…ma no è così, tranquilli, tutto ha il suo perché.

Già da subito ci troviamo a fare i conti  non solo con il salto di qualità, ma ci si mette pure l’ansia, ogni nuovo capitolo inizia con una data, un timer e le ore che mancano alla resa finale.

“Quando l’uomo arriva a un livello di presunzione tale da pensare di aver compreso appieno tutti i meccanismi che regolano i processi logici messi in atto dalla mente umana, questa ci sorprende sempre creandone di nuovi. È proprio questa sua capacità di mutare, evolversi, cambiare, che la rende unica. “

L’autore molto astutamente mescola tutte le carte in tavola dalla trama, al tempo di narrazione ai personaggi, arrivando addirittura a stravolgere la personalità di questi ultimi e i loro rapporto e, a differenza della prima parte inserisce nel racconto sprazzi dal punto di vista dell’assassino e pure la modalità degli omicidi, sembrano a dir poco  banali, non hanno quella impronta sádica che caratterizzava quelli della prima parte e che ci portano a pensare che siano due casi diversi.

“Anche con una pelle d’agnello sulle spalle, un lupo resterà sempre un lupo. In cerca di una preda.” 

Poi in un crescendo di colpi di scena, di angoscia che è schizzata alle stelle arriviamo alla fine e anche qui non può mancare il colpo di scena con un finale il quale non ha nulla di scontato.

” La morte non è mai giusta, Amanda…in qualsiasi modo e da qualunque lato la si voglia prendere non esiste un modo migliore per morire e neanche una formula esatta per provare meno dolore. Si soffre per la perdita in sé stessa e nient’altro. Le assicuro che il prezzo da pagare per un ultimo saluto, che avrebbe provocato più sofferenza che, altro, sarebbe stato veder morire la persona amata non una, ma dieci, venti, cento volte. “

È un thriller psicologico strabiliante, di quelli che io chiamo “disturbatori di mente”, cioè una volta letto si rimane “disturbati”, “leggermente” persi.

“La bellezza non aveva senso se nessuno la contemplava. Diventava inutile, e la bellezza inutile era un peccato mortale. “

Il mio consiglio, leggetelo! Leggetelo, leggetelo! Non ve ne pentirete.

” Il destino esiste, ma non è stabilito dalle stelle come molti credono. È dentro di noi, nei nostri geni. È quello che ci è stato assegnato e non c’è nulla che noi possiamo fare per cambiarlo.” 

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