Storie e leggende degli alberi di Jacques Brosse

Recensione di Sara Valentino

Sono sempre affascinata dall’aura che emanano gli alberi, ci accompagnano stagione dopo stagione e ci rendono partecipi del ciclo naturale che dovremmo assimilare e fare nostro. Tempo fa lessi un saggio sugli alberi che ne esaltava i significati profondi attraverso versi poetici. In questo volume, l’autore unisce la scienza e la leggenda ponendo in essere dei quadri che sono la realizzazione di un orto botanico attraverso cui possiamo passare, sentire, vedere e soffermarci.

Purtroppo non so riconoscere molti alberi ma mi piacerebbe un giorno riuscirvi, in questo saggio sono anche analizzate le caratteristiche fisiche degli alberi trattati dall’autore. La prefazione è di Leonardo Sciascia che vi lascio immaginare come conduca il lettore e lo predisponga alla lettura, già affinando i sensi che saranno poi stimolati successivamente.

Non si può parlare di alberi senza parlare di Storia, essi sono stati protagonisti della storia del mondo dagli albori e radicate in quelle lande lontane si trovano le leggende narrate nel testo qui presente.

Senza gli alberi non potremmo vivere, è giusto conoscerli, anche nelle loro importanti virtù curative, penso a solo titolo di esempio al Tasso tanto velenoso quanto divenuto una potente carta per alcuni tipi di tumori.

Gli alberi sono stati sacri per alcune civiltà, nella mitologia scaviamo per rammentarne oggi la motivazione.

“Storie e leggende degli alberi” tratta quasi una cinquantina di piante, una per ogni capitolo e ordinate in ordine alfabetico a cominciare dall’Abete per terminare con il Tiglio.

Io pescherò alcuni di questi per raccontarli come l’autore ce li ha, a sua volta, presentati.

Il primo che ho scelto, tirando a sorte, è il Mirto. “Tutti i popoli riveraschi hanno nutrito un’affettuosa venerazione per il mirto, la cui fragranza, ardente, soave insieme, profuma l’aria circostante. Piccolo albero di 4-5 metri di solito forma cespugli rotondi e folti, dalle foglie persistenti di un verde vivo e lucente” 

I persiani lo consideravano votato agli dei per questo si mettevano una corona di mirto in testa prima di invocarli. Secondo Plinio, il mirto era stato associato ai primi eventi della storia romana: “Fu forse il primo albero piantato a Roma nei luoghi pubblici, presagio indubbiamente profetico e memorabile”. 

Nella medicina antica era considerato una panacea, se ne ricavava olio e una specie di vino, utilizzato per esempio contro diarrea, emorragia, ulcera, prolasso…

Il secondo albero di cui voglio parlarvi è il Carpino. “Nel bosco, in mezzo agli altri alberi, si ravvisa facilmente il suo fusto scanalato, dalle fessure a spirale, e le sue foglie goffrate di un bel verde fresco. Il tronco diritto si divide abbastanza presto, formando una chioma densa, regolare, più o meno ovoide”

E’ uno degli alberi più sprovvisto di leggende, scavando nel nome e nelle sue origini l’autore ha potuto pensare che proprio nel linguaggio possa essere celata una leggenda. Uno dei nomi del carpino in tedesco è Hainbuche, “Buche” – faggio preceduto da “HAIN” – sacro bosco. Se nel passato è esistito un culto del carpino, è stato dimenticato.

L’abete è il terzo albero estratto. “Tronco liscio, argentato, chioma regolare, conica, che si affina a punta, dalle foglie rigide, verde scuro e brillanti, l’abete si erge sui pendii tra i 600 e i 1600 metri. Sta bene nel clima umido e freddo..”

Le più belle abetaie si trovano nel Volgi, al Ban d’Evital, agli Elieux, nella foresta di Gerardmer e nel Giura: dove gli abeti più vecchi sono chiamati gli “spagnoli” perchè sono anteriori alla riannessione alla Francia. Una leggenda svizzera narra che il genio della foresta abitava in un vecchio abete, si sentiva il lamento e le suppliche quando i boscaioli si apprestavano a tagliarlo.

L’ultimo albero di cui parliamo è quello del Gelso. “In Provenza si possono vedere ancora, intorno ai rustici coperti di tegole rosa, certi alberelli dalle foglie di un verde smagliante; sono gelsi bianchi, ultime vestigia dell’allevamento del baco da seta che fece un tempo la prosperità della regione”

Il gelso bianco può raggiungere i quindici metri e vivere 400 anni. Si dice che il primo gelso conosciuto in Francia sia stato portato dall’Italia settentrionale nella Drome alla metà del XV secolo. La sua coltura in Francia si sviluppò solo un secolo dopo.

Secondo Plinio e Dioscoride il gelso era una sorta di panacea. Il succo fermava la diarrea, combatteva i parassiti, le mestruazioni troppo abbondandi. Dalle radici si estraeva un succo contro gli scorpioni. Il gelso nero lo troviamo in una storia di Ovidio nelle Metamorfosi. Testimone silenzioso, il gelso bianco, di un dramma e tinto del sangue di due giovani innamorati fece da quel momento frutti porpora scuro.

Racconterò qualche altra storia tratta da questo libro e la inserirò nella nostra sezione “Erbario”.

 

Trama. Nel libro “Storie e Leggende degli Alberi” l’autore Jacques Brosse racconta la vita e l’amore per la natura. Gli alberi dei boschi, quelli dei nostri frutteti e dei nostri parchi hanno una storia lunghissima: essa ha lasciato nel folklore tracce che presto svaniranno, perché stiamo perdendo il rispetto che i nostri antenati avevano per loro. Se vogliamo evitare il massacro che minaccia le nostre foreste, dobbiamo ritrovarlo. Questo libro è nato perciò da una necessità che si fa di giorno in giorno più pressante: riconoscere il ruolo essenziale degli alberi nella vita della Terra, nella nostra e anche nel nostro inconscio, rammentarsi le loro leggende, quindi le loro virtù, è il modo migliore per salvarli. Albero dopo albero, Brosse elabora in questo testo un’accattivante panoramica delle piante ad alto fusto, moltiplicando le diramazioni fino a toccare le più svariate discipline e spingendo il più a fondo possibile le radici storiche della sua ricerca. E’ un’opera questa dall’afflato ecologista che dà di una cinquantina di piante una lettura storica, linguistica, terapeutica, botanica e folkloristica. Uno scrivere che accoppia al rigore scientifico la poeticità delle descrizioni, che sa sposare la seduzione del mito alla piacevolezza dell’aneddoto, che si fa racconto, indagine, scoperta, iniziazione. Presentazione di Leonardo Sciascia.

  • Copertina flessibile : 256 pagine
  • ISBN-13 : 978-8876926624
  • ISBN-10 : 8876926623
  • Dimensioni : 14.6 x 2.6 x 23.7 cm
  • Editore : Edizioni Studio Tesi (22 settembre 2020)
  • Link d’acquisto
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