Valentina Visconti. La duchessa che il popolo di Francia chiamò strega di Émile Collas

Biografia di Valentina Visconti (1370/1-1408), che si legge come fosse un romanzo, scritta dallo storico francese Émile Collas, vissuto a cavallo fra Otto e Novecento. Figlia di Gian Galeazzo Visconti, rimasta orfana di madre molto presto, Valentina cresce a Pavia per poi trasferirsi diciottenne in Francia e sposare il cugino Luigi, fratello del re di Francia. Non dimenticando però mai né la Lombardia né il padre, che sempre difende nei complicati giochi dello scacchiere politico europeo. Ma il suo destino, che pare luminosissimo, si fa presto avverso: si trova infatti a fronteggiare innumerevoli ingiustizie, dai ripetuti tradimenti del marito, alle odiose accuse di stregoneria, secondo le quali sarebbe stata lei la causa della follia di suo cognato il re Carlo VI, all’esilio, al fallimento di tutti gli sforzi per vedere punito l’assassino di suo marito, fino alla prematura morte, nel castello di Blois.

  • Editore ‏ : ‎ Meravigli (12 settembre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 416 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

“Tutti conoscono il nome di Valentina Visconti. Nessuno o quasi, tuttavia, conosce la sua storia”.

La figura di Valentina Visconti, figlia del celebre Gian Galeazzo duca di Milano, è sempre stata percepita e considerata come legata ai destini francesi piuttosto che a quelli italiani. Collas scrive la sua biografia nel secolo scorso, precisamente nel 1911, e finora non era mai giunta in Italia. La nostra protagonista, lungi dall’essere un personaggio storico di minore importanza, è una donna che vive in un periodo molto particolare della storia Europea, ovvero quello in cui si viene a preparare il terreno per l’avvento della cosiddetta Età Moderna ma, allo stesso tempo, ci si aggrappa ancora al Medioevo grazie alla persistenza di certe credenze dure a morire.

“…la vicenda di una giovane donna giunta in Francia per entrare a far parte della famiglia reale e compiere un destino che tutto sembra annunciare invidiabile e luminoso ma che, in realtà, si rivela triste e oscuro…”.

Come accennato, Valentina era non solo la figlia di Gian Galeazzo Visconti, ma per parte di madre discendeva dalla stirpe reale dei Valois, infatti suo padre aveva sposato Isabella, figlia del re Giovanni il Buono. Nata ed educata al castello di Pavia, crebbe affiancata dalla nonna Bianca di Savoia, la quale si assicurò che la nipote avesse un’educazione il più completa possibile.

“L’Italia, del resto, dal punto di vista dello sviluppo intellettuale era molto più avanzata degli altri paesi europei e, tra gli Stati Italiani, la Lombardia brillava di una luce particolare”.

Valentina divenne dunque una donna estremamente colta, amante dei libri e protettrice delle lettere. Per lei furono imbastiti diversi fidanzamenti dall’ambizioso padre intenzionato a sugellare alleanze vantaggiose, fino poi a scegliere definitivamente la Francia nella persona del giovane Luigi duca di Turenna (futuro Orleans), il fratello di re Carlo VI, un uomo che le cronache del tempo ci hanno descritto come prestante fisicamente, entusiasta, gentile e generoso con i poveri e di indole cavalleresca.

Valentina e Luigi, così come da prassi, ebbero modo di conoscersi solo in occasione del matrimonio celebrato nel 1389, e la giovane donna colpì moltissimo il francese poiché era ricca di fascino e soprattutto colta e raffinata proprio come lui. Tuttavia la corte in cui fu introdotta era quanto di più lontano da quella in cui era cresciuta. La corte francese infatti era la più dissoluta dell’epoca. Movimentata, voluttuosa e spendacciona, era lo specchio riflesso di quella che era l’indole del suo sovrano, un uomo continuamente preda di una malsana agitazione, costantemente alla ricerca di emozioni di vario genere. In questa sede ci si intratteneva giornalmente con ricevimenti, balli stravaganti, mascherate, travestimenti, giostre e tornei, ma allo stesso tempo non si perdeva mai il timore di Dio che però, sfortunatamente, sfociava nella superstizione e nell’eccessiva credulità in prodigi e presagi.

Tuttavia, nonostante Valentina si sia venuta a trovare in un posto a lei alieno, e in compagnia di una cognata, Isabella di Baviera, con la quale non avrà mai un buon rapporto e che, forse, la invidiava anche per la sua grazia innata e per le maniere raffinate e colte che avevano conquistato tutta la corte, ebbe il privilegio di poter continuare a coltivare i suoi interessi in fatto di arte e letteratura, dopotutto anche suo marito era un intellettuale. Sappiamo che nel loro palazzo accoglievano con grande benevolenza scrittori ed intellettuali, musicisti e cantori. Il duca di Turenna addirittura allestì una biblioteca davvero notevole per l’epoca nella quale raccolse insieme a sua moglie volumi di ogni genere e argomento.

“L’impatto che il matrimonio di Valentina ebbe sui costumi e sulle abitudini francesi è di gran lunga superiore a quello avuto dall’arrivo in Francia di qualsiasi altra principessa dell’epoca”.

L’Italia era già uscita dal Medioevo, ed era in anticipo per quanto riguarda la cultura rispetto agli altri Stati Europei, inoltre il popolo italiano aveva un certo gusto e passione per ogni forma d’arte. Valentina quindi esportò tutto questo in Francia che subito adottò abitudini, gusti e costumi italiani.

Ho accennato alla superstizione della corte francese, dove abitualmente si aggiravano ciarlatani e sedicenti maghi, tutti che gravitavano intorno a Carlo VI che sfortunatamente, già nei primi anni della permanenza di Valentina in Francia, iniziava a manifestare i primi segni della follia, segni che inizialmente si tentò di nascondere con ogni mezzo possibile, e poi si attribuirono addirittura ad un maleficio ad opera di ignoti.

Risale a questo periodo un fatto che passerà alla storia come Il Ballo degli Ardenti. Il 28 gennaio 1393 a Parigi, nel Palazzo Saint-Pol che era all’epoca la residenza dei reali di Francia, Carlo VI che come sappiamo già nell’estate precedente aveva iniziato a dare segni di instabilità mentale si esibì in una danza con cinque membri della nobiltà francese travestiti da selvaggi. Quattro dei danzatori persero la vita in un incendio causato da una torcia portata da uno spettatore, Luigi I Duca di Orléans, proprio lui, il marito di Valentina. L’evento, ovviamente un’incidente, finì per minare la credibilità di Carlo e la fiducia nella sua capacità di governare, i parigini infatti minacciarono di ribellarsi contro i membri più potenti della nobiltà, e i cronisti dell’epoca accusarono addirittura di tentato regicidio e stregoneria il povero Luigi. 

Forse cavalcando l’onda dell’impopolarità del marito chi voleva Valentina fuori dalla corte ne approfittò per sferrare il suo attacco e toglierla di mezzo. Sappiamo quanto la cognata Isabella le fosse sempre stata ostile, e nel momento in cui iniziò ad occuparsi di affari esteri poiché il marito folle spesso non era in grado di portare avanti un regno, si trovò a scontrarsi con Valentina che in fatto di politica estera aveva idee nettamente opposte alle sue. Come mettere però fuorigioco una donna così apprezzata? Semplice, accusandola di stregoneria, diffondendo la voce che avesse gettato un sortilegio sul re, e che avesse come fine ultimo procurargli la morte: se non la si allontanava avrebbe potuto sterminare l’intera famiglia reale.

“…si trattava di aizzare contro la povera donna duchessa il popolo e quelli tra i nobili che ne condividevano i pregiudizi”.

Nel 1396 Valentina fu costretta a lasciare la corte, senza però essere totalmente esclusa dalla vita politica della Francia, tant’è vero che si occupò attivamente di stringere diverse alleanze matrimoniali. Ma il suo allontanamento dalla corte non fece ovviamente migliorare le condizioni del re che addirittura peggiorò poichè sentiva la nostalgia per la compagnia della cognata che aveva sempre apprezzato molto:

“Lei, con il suo viso amabile, il suo carattere dolce e le sue parole soavi aveva saputo pacificare i suoi attacchi d’ira, abbreviare i suoi momenti di follia e alleviare le sue sofferenze in modo meraviglioso”.

Adesso il re languiva nelle mani di medici che chiaramente non sapevano dove mettere mano, e di maghi truffaldini, e furono molti ad approfittare del suo stato di follia per prendere le redini del potere, come ad esempio gli zii duchi di Berry e Borgogna, i quali avevano iniziato ad escludere dal potere anche il fratello Luigi. Nel 1407 infatti il marito di Valentina venne attirato con l’inganno in una casa nei pressi di rue du Temple a Parigi e lì barbaramente ucciso. Da subito si comprese che il mandante dell’assassinio era il duca di Borgogna, Giovanni Senza Paura, coadiuvato da altri nobili, e lo si comprese anche da un fatto che avvenne durante i funerali dello sfortunato duca:

“Durante il tragitto, dal feretro, evidentemente chiuso male, era colato del sangue; poiché era convinzione comune che le ferite di un uomo assassinato si riaprissero e riprendessero a sanguinare se chi lo aveva ucciso si avvicinava al cadavere, la vista di quel sangue, che pareva reclamare vendetta, colpì moltissimo la folla”.

Quando Valentina apprese dell’omicidio partì immediatamente per Parigi così da poter conferire con il re che, sebbene quel giorno fosse lucido, ormai non aveva più alcun potere su nulla, e coloro che governavano al suo posto non avevano alcuna intenzione di favorire la vedova, anzi, si erano appropriati persino di alcuni possedimenti del defunto Luigi. Ma Valentina non mollava l’osso, continuava incessantemente a reclamare giustizia, quindi per farla tacere pensarono bene di utilizzare il metodo con il quale già si erano liberati di lei in precedenza: sparsero la voce che il re in seguito alla visita di Valentina aveva avuto una ricaduta. 

Lo stesso Giovanni Senza Paura organizzò una vera e propria persecuzione ai danni del casato d’Orleans, rispondendo alle accuse di omicidio con il fatto che Luigi si fosse macchiato in realtà di lesa maestà, e accusandolo dei crimini più disparati tra cui l’ormai sdoganato sortilegio. In tutto ciò coinvolgeva anche Valentina e, addirittura, il padre Gian Galeazzo. Inoltre, a suo dire, Luigi negli anni precedenti si era recato più volte dal papa, e questo perché voleva convincerlo a dichiarare il re ed i suoi figli inabili a regnare. La corte davanti a queste accuse folli ed insensate non ebbe però il coraggio di dissentire:

“Vivevano nel terrore del duca di Borgogna, divenuto nel frattempo vero capo del governo e padrone della Francia”.

Il potere di quest’ultimo era talmente radicato ormai che la famiglia reale ad un certo punto fu costretta ad allontanarsi da Parigi per paura di essere trucidati. A questo punto Giovanni ebbe campo libero ed iniziò realmente a regnare al posto di Carlo VI, cosa che iniziò a portare la corte e la stessa regina che le era sempre stata ostile a sposare la causa di Valentina contro il Borgogna, causa della quale si discusse in un’assemblea tenutasi al Louvre. Nonostante Valentina in questa occasione avesse colpito il pubblico e sperasse davvero che potesse essere l’occasione giusta per avere giustizia, le cose andarono di nuovo male. Giovanni Senza Paura aveva riportato una notevole vittoria in guerra, qualsiasi procedimento giudiziario a suo carico non poteva più essere portato avanti, e lui era dunque riuscito ad entrare a Parigi da eroe, in trionfo, acclamato dal popolo, mentre la famiglia reale, Carlo VI compreso, si era data alla fuga per riorganizzare le forze e riconquistare Parigi.

“Proprio quando stava per vedere finalmente realizzate le sue speranze, l’assassino di suo marito annientato e punito, i figli ormai al sicuro e al sicuro il futuro di quelli di casa sua, Valentina vide invece il criminale trionfare, coloro che le erano cari minacciati da ulteriori catastrofi, il casato d’Orleans vinto e umiliato da quello di Borgogna”.

Valentina non resse al duro colpo e la sua salute iniziò a vacillare. Non si sa molto dell’effettiva malattia di cui iniziò a soffrire, ma certamente le otto gravidanze ravvicinate, il dispiacere per la perdita del marito e la mancata giustizia non giovarono alla sua salute. Il 4 dicembre del 1408, ad un anno e undici giorni dopo l’assassinio di suo marito, terminò il suo viaggio su questa terra.

Con questa biografia, che si legge piacevolmente come un romanzo ma che romanzo non è, Emile Collas non solo ci rinfresca la conoscenza di uno stile letterario che appartiene ad un passato nel quale possiamo annoverare anche i romanzieri dell’Ottocento, ma ci fa conoscere meglio un personaggio storico affascinante del quale si parla pochissimo. Gli unici cenni che ho trovato su Valentina nel corso delle mie letture erano sempre legati alla figura del padre Gian Galeazzo e alla vantaggiosa alleanza strategica che grazie alla figlia aveva stipulato con la Francia, nulla sapevo del fatto che fosse stata accusata ingiustamente di stregoneria, oppure che fosse stata una donna di cultura.

Grazie poi agli approfondimenti in itinere riguardanti fatti storici avvenuti all’interno della corte francese e vicende di personaggi vari che vi gravitavano attorno, compresi i già citati sedicenti maghi che si avvicendarono nel corso degli anni al capezzale di Carlo VI, abbiamo un quadro completo non solo del periodo storico in cui ha vissuto Valentina, ma anche un vivido ritratto di quella che era la mentalità dell’epoca, i suoi usi e costumi, il modo di agire e reagire.

Nonostante tutto però bisogna dire che Valentina ebbe giustizia, poiché anni dopo i suoi discendenti salirono sul trono di Francia:

“La principessa intelligente e colta, che amava i libri e finanziava gli scrittori, come in un anticipo di Rinascimento, diede alla Francia Francesco I, protettore delle lettere e delle arti. Sono queste le rivincite, postume ma degne di lei, che il destino della Francia accordò a Valentina”.

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