Intervista al libro: Il mio nome era Anastasia di Ariel Lawhon

Eliana Corrado e Mariagrazia Dicarlo grazie per essere state con noi e aver partecipato a “Intervista al libro”.

Trama: Era il 16 luglio del 1918 quando i tumulti che scuotono la Russia dopo la Rivoluzione d’Ottobre prendono forma in uno degli atti più violenti che la storia dell’impero ricordi: l’esecuzione a sangue freddo dell’intera famiglia dello zar Nicola II Romanov. Sua moglie e i suoi figli furono tutti freddati a colpi di fucile nei sotterranei della casa di Ekaterinburg dove erano agli arresti domiciliari. Nessuno sopravvisse, o almeno così si pensò.È il 17 febbraio del 1920 quando una giovane donna viene ritrovata a Berlino, in un canale, vicina alla morte per assideramento. In ospedale, ormai salva, i medici scoprono che il suo corpo è ricoperto di orrende cicatrici. E quando finalmente la donna apre bocca, sarà per dire il proprio nome: Anastasia. In molti non le credono: per loro è solo Anna Anderson, una polacca emigrata in Germania, a cui interessa soltanto la fortuna della famiglia zarista. Ma in Europa comincia a diffondersi, tra reali in esilio e circoli dell’alta società, la voce che la giovane Anastasia sia sopravvissuta. Che la figlia più piccola dello zar Nicola II e della zarina Alessandra, la spericolata bambina che tutti amavano, sia ancora viva.

Mentre Mariagrazia ed io siamo immerse in nella lettura di “Il mio nome era Anastasia” di Ariel Lawhon, vediamo avanzare una donna, dal portamento regale, il fascino di un tempo che fu, le mani in un manicotto di pelliccia, l’abito elegante ma sobrio, di colore chiaro. Si presenta a noi come Anastasia, figlia dell’ultimo zar di Russia. Ci dice che tornerà spesso a trovarci per farci delle domande, sempre che noi siamo disposte a una specie di intervista.
Potevamo forse dire di no all’ultima dei Romanov?! Ecco per voi, lettori di Septem, la nostra intervista.

 Anastasia: “Buongiorno Eliana e Mariagrazia, prima di tutto voglio ringraziarvi per aver letto la mia storia e per avermi concesso questa intervista. Per prima cosa vorrei chiedervi: cosa vi ha spinto a leggere “il mio nome era Anastasia” scritto da Ariel Lawhon? Cosa vi ha colpito maggiormente? La copertina? La trama? Il personaggio?”

Mariagrazia: Buongiorno a te, Anastasia e sono io a ringraziarti per questa intervista.
Quando ho comprato questo libro, ero in cerca di qualcosa che attirasse la mia attenzione, vagabondavo per gli scaffali della libreria, ma invano, poi ho posato gli occhi sulla copertina di “Il mio nome era era Anastasia” e zac, il gioco era fatto, è stato un amore a prima vista, l’ho preso senza se e senza ma; trovo la copertina semplice ed elegante, capace di riportarti indietro nel tempo solo guardandola. Un altro fattore che mi ha spinta a leggere la tua storia è stata che ultimamente sono affascinata dalle storie delle grandi donne del passato e su di te (Anastasia) e la tua famiglia (i Romanov) non avevo mai letto niente, quindi quale modo migliore per approfondire?

Eliana: Buongiorno Anastasia, un onore rispondere alle tue domande.
La storia dei Romanov mi ha sempre affascinata, intrigata dal mistero che la attraversa e che, per tanto tempo, ha riguardato proprio te. Così, appena ho saputo che usciva questo libro, mi sono detta che lo avrei letto, poi mi è arrivato, regalo di un’amica molto speciale, e così eccomi a perdermi tra le sue pagine. La copertina, secondo me, esprime al meglio la doppia anima del libro… ma non voglio anticipare né svelare ancora troppo.

 Anastasia: Vi ho portato a spasso nel tempo, vi ho fatto andare avanti e indietro nel Novecento: il 1916-17, poi vi ho portato nel 1968, negli anni ’50. Ditemi, care Mariagrazia ed Eliana, vi ha confuso tutto ciò o siete riuscite a starmi dietro?

Mariagrazia: Anastasia, se consideriamo la vita divisa in due periodi (ammesso che lo sia davvero): il periodo in cui eri Anastasia (1916/17) e il periodo in cui sei diventata Anna (dagli anni 50 in poi), la distinzione è ben delineata… forse avrei preferito che il periodo, in cui eri Anna, seguisse la naturale cronologia degli eventi, ma se si legge tenendo a mente la data in cui si svolge ogni singolo avvenimento… difficilmente ci si può confondere!

Eliana: inizialmente sì, lo ammetto, questa cosa mi ha un po’ fatto girare la testa: la storia narrata relativa agli anni ’16-’17 era lineare e semplice da seguire, mentre man mano che ci si avvicinava all’epoca più moderna mi confondevo. Ma è stato uno spaesamento breve che poi è svanito come un’ombra. Certo, questo comporta una lettura attenta, come attenzione richiede l’addentrarsi nel tuo mistero. Ma è una attenzione ripagata e appagata dal fascino della storia.

Anastasia: Prima di leggere questo libro, conoscevate la storia della mia famiglia, i Romanov?
Mariagrazia: Prima di leggere “il mio nome era Anastasia” conoscevo i Romanov solo di nome ma non avevo mai approfondito, e questo è stato uno dei motivi che mi ha spinta a comprare il libro.

Eliana: sì la conoscevo, ne avevo letto in qualche libro e visto diversi film e docufiction, ma qui, in questo libro, ho trovato un taglio diverso. Di sicuro non conoscevo la storia di Anna. E scoprire che è un personaggio realmente esistito, e non solo favoleggiato o immaginato, ha reso questo libro ancora più interessante.

Anastasia: Avete preferito Anastasia o Anna?

Mariagrazia: difficile dire chi preferisco tra Anastasia e Anna, perché sono molto diverse tra loro. Anastasia è una ragazzina di 16 anni, e per la sua giovane età, la vedo caparbia, determinata, decisamente un carattere forte… mentre Anna è una donna matura di 70 anni, anche se in certe situazioni si vuole mostrare forte, in realtà è fragile, con le sue debolezze, e per questo si aggrappa ai suoi punti di riferimento, come l’amico Gleb Botkin.

Eliana: difficile dirlo, anche perché sono diverse per età ed entrambe hanno caratteristiche che mi sono piaciute e che ho compreso, e altre che mi hanno un po’ irritato, ma comprensibili, dato il loro vissuto. Diciamo che sono l’una la prosecuzione, e in parte l’evoluzione, dell’altra.

 Anastasia: Vi sentite immedesimate in uno delle protagoniste? Se si in quale?

Mariagrazia: Immedesimata non credo non sia giusto come termine… perché abbiamo età diverse apparteniamo a periodi storici completamente diversi… però rivedo un po’ di Anastasia 16enne nella Mariagrazia di 40 e passa anni… testarda e con carattere forte, ma che all’occorrenza socievole (beh anche se un po’ di timidezza resiste).

Eliana: Non credo sia possibile immedesimarsi nella tua vita, Anastasia, o in quella di Anna, non avendo vissuto ciò che avete vissuto voi, né il vostro contesto e periodo storico. Di sicuro mi riconosco molto nella forza tua, Anastasia, di affrontare tutto e, al contempo, di dare forza e sostegno a tuo fratello Alksej e ai tuoi familiari. Cosí come mi sono ritrovata nella caparbietà di Anna, nel suo tenere testa a tutto e tutti, pur in mezzo a difficoltà e a volte sdegno, il suo cercare una affermazione e un riconoscimento non nel denaro, ma nel nome.

 Anastasia: Qual è il momento (se c’è) in cui vi siete commosse?

Mariagrazia: Più che un momento, direi che quello che mi ha commossa è l’unità della famiglia Romanov, nonostante tutto ciò che hanno passato.
E mi ha commossa anche la solitudine di Anna, anche se non è sempre stata sola…

Eliana: Non parlerei tanto di commozione, quanto di momenti molto toccanti. E sono due in particolare. Il viaggio (terribile) in treno che porta Anastasia e i fratelli a raggiungere i genitori, viaggio che forse indurrà Anastasia e le farà prendere coscienza davvero del fatto che il nome Romanov non è più garanzia di nulla; agghiacciante il momento che vede protagonista il cagnolino. Lì mi si è spezzato il cuore.
L’altro momento è il processo che subisce Anna, del quale resta muta spettatrice pur essendone, al contempo, imputata. Anche questo, un momento importante per Anna e per la sua presa di coscienza che qualcosa è finito.

Anastasie of Russia

 Anastasia:La vostra citazione preferita?
Mariagrazia: “La vita è troppo breve, signora, per quel tipo di atteggiamento. Chi vuole solo sopravvivere? Non preferiresti vivere?”

Eliana:“Mille verità sono scritte sul corpo durante ogni conversazione, e spesso sono più eloquenti delle parole pronunciate”

 Anastasia: Se “il mio nome era Anastasia” dovesse diventare un film, chi immaginate nel ruolo del mio personaggio e nel ruolo di Anna?

Mariagrazia: Per il ruolo di Anastasia: Scarlett Johansson; per quello di Anna direi Judi Dench

Eliana: Anastasia ha nella mia mente un solo volto ed è Ingrid Bergman, ma lei non c’è più e quindi dico Nicole Kidman (sebbene sia forse troppo adulta per interpretare una giovanissima); i panni di Anna, invece, li farei vestire a Corinna Harfouch.

Anastasia: Grazie per avermi concesso questa intervista: leggendomi e parlando con me, mi avete riportata un po’ in vita, spero che nessuno mai dimentichi la mia storia e quella dell’ultima Romanov, come da tempo mi definiscono, a torto o a ragione. E lo stesso dico di Anna.

Mariagrazia ed Eliana: grazie a te, Anastasia, per averci voluta incontrare e sentire le nostre opinioni sulla lettura di “Il mio nome era Anastasia”.

 

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