ARCHETIPI FIABESCHI NEL DRACULA DI BRAM STOKER

 a cura di Claudia Renzi

Il Dracula di Bram Stoker (Dublino 1847-1912) fu pubblicato nel 1897 ed è, da allora, il più famoso e imprescindibile romanzo di vampiri.
L’autore affermò che l’idea definitiva gli era stata ispirata da un incubo causato da un’indigestione di gamberi: addormentandosi sognò un vampiro che sorgeva dalla tomba per andare a compiere i suoi misfatti. Dopo il sogno, la ricerca: è noto infatti che Stoker, pur non vedendo mai visitato la Romania, si documentò scrupolosamente sui luoghi e sul personaggio sul quale avrebbe cucito la perenne fama di non-morto, ovvero il principe valacco Vlad Tepes detto l’Impalatore (1431-1476). Precedenti letterari sul tema erano stati: Il vampiro di William Polidori (pubblicato nel 1819); l’anonimo feilleuton Varney the vampire (1847); Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu (1872) e l’articolo di Emily Laszowska Gerard, apparso nel luglio 1885 sul «The Ninetheenth Century» intitolato Transilvanian Superstitions. Esiste tuttavia un’altra inesauribile, e a prima vista insospettabile, fonte cui Stoker attinse: le fiabe. Secondo alcuni studiosi, infatti, la costruzione dell’intreccio e la dinamica dei personaggi del Dracula presentano una struttura simile a quella di molte fiabe.
Vladimir Propp, ne Morfologia della fiaba. Le radici storiche dei racconti di magia, analizza molte fiabe giungendo alla conclusione che esse hanno delle componenti fondamentali che si ripetono ciclicamente. Il numero delle situazioni è limitato (al massimo 31) e la loro successione è sempre la stessa, dall’inizio: 1. Uno dei membri della famiglia si allontana dalla casa; 2. All’Eroe viene fatto un divieto; 3. Il divieto viene violato, ecc; alla fine (30.) Il cattivo è punito; (31.) L’Eroe si sposa e viene proclamato re. (1)
Nel Dracula di Stoker l’Eroe Protagonista, Jonathan Harker, lascia la sua casa e va in un paese lontano e sconosciuto (Transilvania, letteralmente “oltre la foresta”) dove incontra l’Antagonista, il conte Dracula. Fatto prigioniero riesce a fuggire, ma le prove da superare per tornare a casa sono molte. Dracula, nel frattempo sbarcato in Inghilterra, vuole infatti concupire l’Eroina, Lucy, promessa ad uno degli Eroi Deuteragonisti, Arthur. Il suo intento riesce nonostante l’intervento di due Aiutanti dell’Eroe: Van Helsing e il Dott. Seward, giunti per contrastarlo, e Lucy diventa la sua prima vittima.
La crisi – cioè la trasformazione di Lucy in vampiro e la sua “definitiva” morte per mano di Arthur – rappresenta l’acme che sopravviene a metà circa del romanzo: da qui inizia una nuova vicenda. Il posto dell’Eroina è preso da Mina, fidanzata del riapparso Jonathan, anch’ella contaminata, affascinata da Dracula. Tuttavia l’Aiutante del conte, Renfield, dapprima suo complice, si ravvede e lo tradisce, causandone la precipitosa fuga in patria. L’Eroe, Jonathan, segue il conte e gli da la caccia con tutti i suoi Aiutanti: Van Helsing, Seward, Quincey e Arthur. Si giunge così alla conclusione, con la morte dell’Antagonista, il sacrificio di uno degli Aiutanti (Quincey) e la salvezza dell’Eroina.
Il finale è rassicurante e positivo, come quello delle fiabe: il Male è sconfitto e il Bene trionfa. Tutti gli Eroi, infatti – a parte Lucy e Quincey, la cui morte è stata necessaria per far prendere consapevolezza agli altri del pericolo che correvano – vivranno felici e contenti: Mina e Jonathan con il loro bambino, Van Helsing col loro affetto, Seward e Arthur con la loro vita.
Dunque Stoker nella complessa struttura del suo capolavoro, che intreccia sapientemente molteplici punti di vista affidati ad uno straordinario quanto complicato puzzle di lettere, diari e annotazioni, fonde magistralmente leggenda, tradizione popolare e storia creando un assoluto capolavoro del genere.


(1) V. Propp, Morfologia della fiaba. Le radici storiche dei racconti di magia, Roma, 1992, pp. 27 e segg.

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