Cime Tempestose di Emily Brontë

“Un romanzo in cui domina la violenza sugli uomini, sugli animali, sulle cose, scandito da scatti di crudeltà sia fisica sia, soprattutto, morale. Un romanzo brutale e rozzo – sono gli aggettivi utilizzati dalla critica dell’epoca – che scuoteva gli animi per la sua potenza e la sua tetraggine e che narra il consumarsi di un’inesorabile (sino a un certo punto) vendetta portata avanti con fredda meticolosità dal disumano Heathcliff. ‘Cime tempestose’ è un romanzo selvaggio, originale, possente, si leggeva in una recensione della ‘North American Review’, apparsa nel dicembre del 1848, e se la riuscita di un romanzo dovesse essere misurata unicamente sulla sua capacità evocativa, allora “Wuthering Heights” può essere considerata una delle migliori opere mai scritte in inglese. Tomasi di Lampedusa esprimeva il suo entusiastico e ammirato giudizio su Cime tempestose: ‘Un romanzo come non ne sono mai stati scritti prima, come non saranno mai più scritti dopo. Lo si è voluto paragonare a Re Lear. Ma, veramente, non a Shakespeare fa pensare Emily, ma a Freud; un Freud che alla propria spregiudicatezza e al proprio tragico disinganno unisse le più alte, le più pure doti artistiche. Si tratta di una fosca vicenda di odi, di sadismo e di represse passioni, narrate con uno stile teso e corrusco spirante, fra i tragici fatti, una selvaggia purezza.” (Dall’introduzione di Frédéric Ieva)

Copertina flessibile: 428 pagine
Editore: Feltrinelli; 2 edizione (12 marzo 2014)
Collana: Universale economica. I classici
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8807900122
ISBN-13: 978-8807900129

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Recensione a cura di viola Dalmare

Rilettura del capolavoro di Emily Bronte, letto per la prima volta uan decina di anni fa.
Confesso che non ricordavo quasi nulla della storia in sé, se non quella sensazione di cupa angoscia che mi restò addosso dopo la prima lettura.
Oggi, dopo averlo ripreso in mano, quella sensazione è tornata prepotentemente a farsi sentire, con un’intensità che è pari alla bellezza di questo romanzo.
“Cime tempestose” è veramente un capolavoro: di storia, di scrittura, di poetica.
La storia di un amore “malato” e del bagaglio di tragedie, disperazione, rabbia, solitudine e brama di vendetta che l’impossibilità, per il protagonista, di vivere questo amore si porta dietro.
La vicenda è ambientata nella brughiera inglese ed è raccontata da Ellen “Nelly” Dean al Signor Lockwood, affittuario della tenuta di Thrushcross Grange, dove gran parte della storia ha luogo.
Il Signor Lockwood è incuriosito dalla sinistra figura di Heathcliff, il padrone di casa abitante preso Wunthering Heights (“Cime tempestose o “La Tempestosa”), un maniero sperduto nella brughiera inglese, ed insiste affinché Nelly racconti qualcosa di lui.
La governante inizia quindi il racconto di questo “amore malato”, quello nutrito da Heathcliff per Catherine Earnshaw.
Il rapporto tra i due non è dei più semplici, all’inizio. Heathcliff, orfano e completamente solo, viene trovato dal padre di Catherine ed accolto presso la sua dimora. Qui però il ragazzo si presta a diventare oggetto di scherno da parte di Catherine e del fratello Hindley per il suo aspetto zingaresco.
Col tempo, tuttavia, il rapporto tra Catherine e Heathcliff muta, facendosi solido e fortissimo e attirandosi il disappunto del resto della famiglia Earnshaw.
Heathcliff verrà cacciato dalla tenuta di Grange, storica dimora degli Earnshaw, e di conseguenza allontanato da Catherine, che anni dopo finirà con lo sposare il mite e benstante Edgar Linton, senza mai rinnegare il suo amore per Heathcliff ma dichiarando, nel corso di un dialogo con la stessa Nelly, che un matrimonio con Heathcliff sarebbe stato per lei degradante.
Heathcliff, all’insaputa di Catherine, ode questa parte della conversazione e si allontana, non visto: a partire da questo momento, vivrà con un solo scopo nella vita e cioè vendicarsi di tutti coloro che si sono messi in mezzo, impedendogli di vivere il suo amore per la giovane Earnshaw.
La sua vendetta non risparmierà nessuno.
Come accennato all’inizio, si è trattato per me di una rilettura. A differenza di quanto avvenuto la prima volta, in quest’occasione mi sono davvero goduta questo capolavoro, una lettura profonda, cruda; Emily Bronte “scava” letteralmente l’anima dei protagonisti, soprattutto nel caso di Heathcliff, ne porta in superficie gli istinti più puri, autentici, spietati, fino quasi a “svuotarli”.
La narrazione è molto particolare; è tutto un susseguirsi di salti indietro nel tempo; ciascuna storia si ricollega ad un’altra, occorsa in un periodo precedente e così via, quasi come delle scatole cinesi.
Questa particolare tecnica mi è sembrata perfettamente funzionale alla trama ed al tipo di atmosfera che l’autrice, immagino, volesse creare.
Leggendo altre recensioni, ho notato che in tanti, pubblico e critica, accostano “Cime tempestose” al filone del romanzo gotico.
In effetti, qualcosa di oscuro ed inafferrabile c’è: per esempio, le origini del trovatello Heathcliff e le circostanze che gli hanno permesso di accumulare una consistente ricchezza, non vengono mai chiarite.
Così come, in più parti del romanzo, si fa riferimento a “superstizioni” e a misteriose apparizioni, per esempio il fantasma di Catherine, che sembra apparire, agli inizi, allo stesso Signor Lockwood e che viene evocato, a più riprese, da Heathcliff.
Personalmente, non sono elementi che mi hanno particolarmente colpita e credo che questo romanzo si lasci ricordare per altri motivi. Più che romanzo gotico, “Cime tempestose” è romanzo romantico, ne racchiude tutte le caratteristiche: romantico, ma non sentimentale, in cui l’amore è protagonista nella sua forma più cupa e distruttiva, destinata a portare i protagonisti alla rovina e che soltanto verso la fine sembra regalarci un timido riscatto nella nascente storia tra Catherine Linton, figlia di Catherine Earcnshaw ed Edgar Linton, e suo cugino Hareton Earnshaw, figlio di Hindley, la prima persona sulla quale si abbatte la vendetta di Heathcliff.
Un grande classico da leggere e da rileggere, che mi sento di consigliare a tutti.

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