Civitas Invicta di Vito Tricarico

Recensione di Paola Nevola

Tra il 1349 e il 1357 molti centri della Puglia furono travolti dalla guerra di successione al Trono per il Regno di Napoli fra re Luigi d’Ungheria e la regina Giovanna I di Napoli. L’autore ne illustra le vicende e i risvolti umani delle comunità coinvolgendo il lettore in un’atmosfera profondamente medievale. 

…Ancora oggi, ci troviamo costretti a pensare alla inevitabilità della guerra. Accettando questa, accetteremo anche la fame, la devastazione, l’annullamento della persona. Saremo costretti a subire le conseguenze di crimini commessi da altri, a seguire gli interessi personali dei governanti, senza poter contrastare le loro menzogne…

Il romanzo inizia con due fazioni contrapposte, Butuntum (Bitonto) proungherese e Palium (Palo del Colle) sotto l’egida della regina Giovanna e coinvolge molti borghi e centri limitrofi. 

Benché le comunità vorrebbero la pace si trovano costrette a far fronte alla guerra e le autorità per proteggere le proprie civitas confidano anche sulle loro genti.

I giovani delle due città organizzano delle milizie speciali e gruppi di cavalleria, allenandosi con balestre, archi, lance. Ciò che più colpisce sono le giovani donne che affiancano i loro compagni vestendo con pantaloni alla turca.

…Questa guerra ci sta dando l’opportunità unica di far valere il nostro ruolo nella società. Siamo donne, ma oggi ci vien chiesto di saper anche usare le armi, cavalcare, combattere come gli uomini…Soltanto l’animo gentile di alcuni uomini è capace di comprendere la situazione e di incitarci a proseguire. Oggi, in questo contesto difficile, noi tutte possiamo essere le protagoniste di una nuova epoca.

Con questi nuovi propositi nascono anche valori di solidarietà, lealtà, amicizia e amore, i giovani si corteggiano scambiandosi promesse per il futuro. Anche con la comunità ebraica, che è sempre stata vessata, si ristabilisce un rapporto fraterno.

Iniziano poi i primi scontri armati fuori dalle mura e il gruppo miliziano dei giovani Bitontini si trova ad affrontare un’imboscata dove Pietruccio, novello sposo di Felicia, perde la vita diventando il primo eroe bitontino a cui tutta comunità renderà onore. 

Petruccio cavalcava il suo sogno e si muoveva con molta abilità nella nuova realtà… Faceva roteare la sua lancia mentre i suoi occhi diventavano lucidi al solo pensiero della sua amata…  da lei aveva avuto notizia di essere in attesa di un figlio”

Oppure come l’episodio dove il gruppo di Palo soccorre i proprietari di una taverna nelle campagne di Bitonto aggrediti da soldati mercenari, dove è chiaro che le due comunità avrebbero voluto vivere pacificamente.

…«Il buon Dio ha permesso la nostra salvezza per mezzo dei nostri cavallereschi avversari. Se penso che le nostre due civitas, Butuntum e Palium sono in guerra, vorrei combattere la mia guerra contro tutti quei maledetti signori che assoldano mercenari depravati che vanno all’assalto di noi povere donne indifese.»

Avviene quindi il primo assedio della città di Bitonto da parte delle forze mercenarie di Giovanni Pipino detto il Palatino al servizio di Nicolò Acciaiuoli feudatario di Palium e Siniscalco della regina Giovanna. I Bitontini con le milizie e il gruppo dei giovani milites con a capo Ettorre, che ha preso il nome dall’eroico Ettore, affrontano con audacia e coraggio gli assedianti.

Succede in seguito l’assedio di Palium da parte delle truppe ungheresi e mercenarie. La Erculea proles, la milizia dei giovani dal nome mitologico, combatte valorosamente per difendere le mura.

Le due CIVITAS sono INVICTE.

“…Triste e sconcertata per la lunga giornata di scontri, la terra, muta come una dolente madre, aveva raccolto gli ultimi gemiti, gli ultimi vitali aneliti e assorbito il sangue di quei figli di altre terre, vicine e lontane…”

Le truppe mercenarie vedendo mancati i saccheggi delle città si accaniscono sui piccoli borghi e masserie, violentando le donne depredando, distruggendo le campagne coltivate; passano da una fazione all’altra per denaro così come il subdolo e crudele Palatino. Decade così l’immagine del nobile cavaliere che avevano fatto sognare poeti e nobildonne che celebravano l’amor cortese. Sono stati invece i giovani delle due comunità a esaltare questi valori.

La corte napoletana benchè avesse commesso molti errori politici era volta al mecenatismo vi si avvicendavano grandi artisti e letterati come Giotto, Petrarca e Boccaccio.

L’autore ne ricorda le novelle, citando anche le strofe che lo Stupor Mundi ha dedicato a Bianca Lancia, per bocca del cantastorie Guglielmo che con la moglie girava per le fiere delle città e dei borghi narrando anche le gesta eroiche locali, come le strofe commoventi a Petruccio, composte come altre dall’autore. I cantastorie erano l’anello di congiunzione tra la letteratura colta e quella popolare.

Una narrazione epica e colta, con espressioni latine e in volgare, che rivela un mondo medievale autentico e vitale delineandone le caratteristiche, i valori e i sentimenti, in cui si inseriscono personaggi vividi e peculiari in un intreccio tra finzione e realtà.

Racconta la vita rurale arcaica della terra pugliese con usanze e costumi pennellando scorci paesaggistici molto suggestivi e descrizioni storiche ed evocative di castelli, torri, fortezze e chiese.

Una ricostruzione storica molto accurata dai tratti saggistici che rivela la conoscenza profonda e appassionata dello scrittore e poeta Vito Tricarico.

“Civitas Invicta”, romanzo storico, è il racconto del tentativo di due comunità pugliesi, Butuntum e Palium, di salvare la propria gente e la propria città dalle conseguenze della guerra di successione angioina al Regno di Napoli, dopo la morte di re Roberto. La legittima erede, Giovanna D’Angiò, rimasta vedova del cugino Andrea, duca di Calabria, in conseguenza di una congiura di palazzo, sposa il cugino Luigi d’Angiò, principe di Taranto. Nel 1349 è rientrata da poco in possesso del suo regno, occupato dall’ex cognato, Luigi re d’Ungheria, le cui truppe resistono in Puglia comandate dal fratello minore Stefano, voivoda di Transilvania. Sotto la guida di Niccolò Acciaiuoli, assoldato Giovanni Pipino, palatino di Altamura, si tenta di espellere gli invasori. A complicare la situazione, le due comunità parteggiano per le due opposte fazioni. I giovani di entrambe le città, partecipanti a milizie cittadine, si dimostreranno protagonisti nei due assedi alle rispettive città e i veri artefici della soluzione…

  • Editore : WLM (4 novembre 2020)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 336 pagine
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