Donatello, padre del Rinascimento

A cura di Barbara Prosperi

La grande mostra su Donatello allestita a Firenze nelle due sedi complementari di Palazzo Strozzi e del Museo Nazionale del Bargello, iniziata il 19 marzo e aperta fino al 31 luglio 2022, è la più ampia e completa esposizione che sia mai stata dedicata al maestro fiorentino, uno dei padri fondatori dell’arte rinascimentale, nato nel capoluogo toscano nel 1386 e qui morto nel 1466, dopo una lunga ed intensa esistenza.

Analogamente a quanto operato da Brunelleschi nel campo dell’architettura e da Masaccio in quello della pittura, Donatello ha rinnovato profondamente la scultura del suo tempo, esercitando la professione per circa sei decenni ed imponendo il suo linguaggio sia a livello locale sia a livello nazionale, grazie ai lavori realizzati, oltre che per Firenze, per altre importanti città italiane del centro, del nord e del sud della penisola, quali Siena, Prato, Padova, Roma, Napoli.

Dopo l’iniziale formazione sui modelli tardogotici, testimoniata chiaramente dalle sue prime opere, eseguite principalmente sull’esempio di Ghiberti, l’artista ha rivoluzionato radicalmente l’arte plastica quattrocentesca percorrendo il duplice binario dell’aderenza al vero e dell’imitazione dell’antico, due fonti d’ispirazione che gli hanno permesso di conseguire una resa particolarmente realistica dei soggetti raffigurati, desunti prevalentemente dalla storia sacra e dalla mitologia classica.

Sperimentatore instancabile nei diversi ambiti dei generi, delle tecniche, dei materiali e dei formati, Donatello ha saputo spaziare in maniera sempre brillante e con invidiabile padronanza del mestiere dai temi religiosi a quelli pagani, dalla statuaria a tutto tondo al bassorilievo, dal marmo al bronzo passando per la pietra, il legno, lo stucco e la terracotta, dai monumenti equestri alle formelle di piccole dimensioni, dando seguito a commissioni sia pubbliche che private.

Sua l’invenzione del cosiddetto “stiacciato”, un tipo di rilievo caratterizzato da variazioni di spessore talmente sottili da renderlo simile all’incisione, al disegno o alla pittura, strumento ideale per applicare in maniera efficace le leggi della prospettiva, codificate all’inizio del secolo dall’amico e collega Brunelleschi, al fine di posizionare correttamente gli oggetti sui piani rappresentati e fornire l’illusione di una notevole profondità spaziale, attraverso un esercizio di marcato virtuosismo tecnico.

I personaggi di Donatello occupano lo spazio in maniera coerente e vi si collocano saldamente, le sue figure sono solide, concrete, reali, fortemente caratterizzate dal punto di vista sia fisico che psicologico, e comunicano tutta la gamma dei sentimenti umani, dalla gioia al dolore, dalla disperazione alla tenerezza, con una espressività di rara intensità e naturalezza, subito imitata da allievi, discepoli ed intere generazioni di artisti a lui contemporanei o successivi, tanto in scultura quanto in pittura.

Quest’uomo laborioso, schietto, generoso, semplice e minuto (si chiamava in realtà Donato di Niccolò di Betto Bardi o di Bardo, ma gli venne ben presto assegnato il vezzeggiativo di Donatello, con cui è universalmente conosciuto, proprio per la piccola statura e le fattezze delicate che lo contraddistinguevano) divenne uno degli artisti più celebri e ricercati della sua epoca, richiesto sia da istituzioni pubbliche che da committenti privati, i quali facevano a gara per contendersi i suoi favori.

Fra i tanti destinatari delle sue fatiche si possono citare a titolo esemplificativo l’Opera del Duomo di Firenze, quella di Siena e quella di Prato, la basilica di San Lorenzo a Firenze e quella di Sant’Antonio a Padova, ma anche personalità influenti come Cosimo il Vecchio de’ Medici, che fu suo grande amico oltre che mecenate, tanto da volere che la sepoltura dello scultore fosse collocata vicino alla sua, nel complesso laurenziano, da sempre deputato ad accogliere le spoglie della casata medicea.

La mostra promossa dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dai Musei del Bargello, in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino ed il Victoria and Albert Museum di Londra, e curata da Francesco Caglioti, docente di Storia dell’arte medievale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, si pone dunque come un doveroso tributo nei confronti di un artista tanto importante, che ha segnato in maniera indelebile lo sviluppo dell’arte occidentale, lungo un percorso che ha avuto il suo inizio nel Quattrocento per protrarsi fino al Seicento ed anche oltre.

Le prime undici sezioni, ospitate a Palazzo Strozzi, ripercorrono la carriera di Donatello seguendo un itinerario al tempo stesso cronologico e tematico, prendendo in esame i diversi ambiti di produzione e passando in rassegna le principali città per le quali egli ha lavorato, generando una profonda influenza negli artisti che hanno avuto modo di ammirare e studiare le sue opere, attraverso un fecondo dialogo con lo scultore, preso a modello da maestri come Masaccio, Beato Angelico, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini e molti, moltissimi altri.

Le tre sezioni ospitate al Museo Nazionale del Bargello hanno il loro punto di forza nel Salone di Donatello, il vasto ambiente situato al piano nobile del palazzo, dove sono collocati i capolavori inamovibili dell’artista, completamente riallestito per l’occasione, cui al pianterreno si aggiungono due vani dedicati alla fortuna che lo scultore ha avuto fra i posteri, a cominciare da Michelangelo per continuare con Raffaello e i maggiori esponenti del Rinascimento maturo e del Manierismo, e giungere infine alla prima parte del XVII secolo con Artemisia Gentileschi.

Con le oltre 130 opere esposte (alcune frutto di prestiti straordinari, mai concessi prima, altre oggetto di preziosi interventi di restauro, che hanno permesso una migliore leggibilità dei manufatti) “Donatello. Il Rinascimento” è con ogni probabilità la mostra dell’anno, un evento “unico e irripetibile”, come hanno più volte sottolineato il curatore e gli enti promotori della rassegna, che ha permesso di tracciare un bilancio pressoché definitivo del catalogo dell’artista, grazie alla riassegnazione di lavori di dubbia attribuzione che hanno finalmente trovato la loro giusta collocazione.

Per approfondire ulteriormente la conoscenza di questo eccezionale e prolifico maestro è consigliabile associare alla mostra la visita ad alcuni importanti luoghi della città che ne custodiscono diverse opere capitali, come il Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore e il battistero di San Giovanni, le basiliche di San Lorenzo e di Santa Croce, il Museo di Orsanmichele e Palazzo Vecchio, ma anche spostarsi in altri centri, quali ad esempio Siena e Prato, segnalati nella guida “Donatello in Toscana”, vero e proprio compendio di quella che può essere considerata una mostra diffusa all’interno della regione.

Credits foto Sito Palazzo Strozzi

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