Epifania, le origini

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!

La notte dell’Epifania è ritenuta magica: si dice che gli animali parlino nelle stalle e nei boschi circostanti.

Questa notte è la notte della Befana, tutti quanti da bambini abbiamo appeso le nostre calzette speranzosi di trovarle piene al mattino. E magari di leccornie e non di carbone. Per i bambini è qualcosa di punitivo, perché significa che non sono stati bravi. In realtà è legato al fuoco e alla necessità di alimentarlo, questo in origine, successivamente è diventato un elemento negativo. Anche se io, devo ammettere adoravo il carbone dolce, oggi non so se è ancora in vendita. Immaginare quella povera vecchina a cavallo di una scopa a girare per le case del mondo. Per lo stesso giorno, nel Presepe, si usava avvicinare i Magi finalmente giunti al cospetto del bambin Gesù.

Ma da più grandicelli ci chiediamo quale sia l’origine.

Ecco dunque qualche notizia interessante sulle origini della festa dell’Epifania, una festa religiosa celebrata il 6 gennaio, per il calendario gregoriano della Chiesa d’occidente. C’è da fare comunque una distinzione tra tradizione cristiana orientale e occidentale: per la cristiana orientale è nota anche come teofania ed è la manifestazione di Dio incarnato in Gesù Cristo e viene celebrata secondo il calendario giuliano (un calendario solare) il 19 gennaio.

Per la tradizione cristiana d’occidente si tratta di una festa è legata principalmente alla visita del Re Magi al Bambin Gesù.

Per i cristiani la tradizione vuole che si tolgano per questa data, la dodicesima notte dopo il Natale, le decorazioni alla casa.

Ma proprio il numero dodici è significativo anche per le tradizioni pagane. Al culmine dei Saturnalia, 12 notti dopo il solstizio d’inverno, le 12 notti magiche riferite ognuna ad un mese dell’anno e a un segno zodiacale, il popolo romano celebrava l’epifania come manifestazione della scintilla divina.

Il Sol Invictus, l’attuale solstizio d’inverno, che viene fatto coincidere poi con il 25 dicembre. Ritenevano dunque gli antichi che nelle dodici notti seguenti alcune figure femminili sorvolassero i campi per propiziare il raccolto. Tali figure femminili erano identificate per lo più con la dea Diana, dea dell’abbondanza e della cacciagione. Come spesso accade c’è una fusione e sovrapposizione di tradizioni.

Anche nel mondo islamico compare il termine “epifania” a indicare la comparsa alla fine dei tempi delle persone chiamate da Allah a mettere fine alle ingiustizie e alle inadeguatezze umane.

Tornando ai re Magi non vi è certezza che fossero re, né che fossero proprio tre, né che portassero doni, né che uno fosse di pelle nera. Solo un Vangelo su quattro gli dedica un piccolo paragrafo (Matteo (2: 1-12). Il numero tre è sempre valente in tema di simbologia, è il numero della perfezione. E Matteo a riguardo della cometa non ne parla in questi termini ma come di un astro luminoso.

Un ringraziamento lo dobbiamo al pittore Giotto che nell’affresco “Adorazione dei Magi”, dipinto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, abbinò i Magi a un astro con la coda.

Nella mitologia germanica: Holda e Berchta rappresentavano la personificazione femminile dell’inverno. Berchta era rappresentata talvolta bella e bianca, proprio come la neve d’inverno, altre volte brutta e con il naso adunco. Forse viene da qui la personificazione della Befana che conosciamo tutt’oggi.

Da qui la tradizione della Befana del “Brusa la vecia” durante la festa dell’Epifania e dei roghi della Befana con i quali oggi si brucia l’anno vecchio e si dà il benvenuto al nuovo. In origine erano celebrazioni in sintonia con l’avvicendarsi delle stagioni che scandivano la vita delle persone strettamente dipendente dai cicli della natura. Oggi quella del “Brusa la vecia” è una tradizione diffusa in tutta Italia, sebbene la Befana fosse particolarmente diffusa in regioni quali Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Marche ed Umbria.

Fonti: https://www.aifb.it; https://loveisallaround.it

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