Erik il Rosso anno 982-988

Interessante lettura sul libro targato Newton Compton di Stefano Ardito “Le esplorazioni e le avventure che hanno cambiato la storia”

Oggi vediamo di quando Erik il Rosso colonizza la Groenlandia.

I drakkar sono un presenza frequeste e temuta nell’Europa dell’Alto Medioevo. Stretti e slanciati hanno un pescaggio ridotto, che consente loro di navigare in un metro d’acqua.

Questa caratteristica rende i drakkar estremamente veloci, consente ai loro capitani di avvicinarsi alla riva e di inoltrarsi lungo il corso dei fiumi, e permette ai guerrieri dell’equipaggio di scendere e risalire in pochi minuti.

In mare aperto, la singola vela permette ai drakkar di spostarsi velocemente, percorrendo delle distanze molto lunghe senza sfiancare inutilmente l’equipaggio. Nei pressi della costa si usano invece i remi, che danno alle navi agilità e consentono di accelerare rapidamente.

Sulla prua di gran parte dei drakkar, minacciose teste di drago o immagini di divinità mostruose consentono ai vichinghi di spaventare i loro nemici già prima dello sbarco.

Per i popoli dell’Europa settentrionale e non solo, i vichinghi e i loro drakkar sono una minaccia terribile. Il primo a essere saccheggiato, nel 793, è il monastero inglese che sorge su un’isoletta accanto alla costa del Northumberland, detta Holy Island (isola sacra) – poco a sud del confine con la Scozia.

Nel corso del IX secolo vengono attaccati e devastati i porti spagnoli e portoghesi dell’Atlantico.

Nell’885, dal Mare del Nord, una flottiglia vichinga risale la Senna e saccheggia Parigi.

Un quarto di secolo prima, nel 860, altre navi erano entrate nel Mediterraneo dove avevano attaccato e devastato Luni, la “Città del marmo” sulla costa tra Versilia e Liguria. Secondo alcuni storici, potrebbe essere stata scambiata per Roma.

I vichinghi si prestano però anche all’esplorazione e al commercio. Grazie a loro, gli uomini arrivati sulle coste della Scandinavia colonizzano le isole Shetland e Orcadi.

In un secolo la comunità dei vichinghi islandesi raggiunge i sessantamila abitanti, e la pressione demografica e le tensioni sociali creano i presupposti per una nuova ondata migratoria.

La vicenda di Erik il Rosso si inserisce proprio in questi anni.

Nato intorno al 940 nel Rogaland, sulla punta meridionale della Norvegia, Erik all’età di dieci anni deve seguire il padre Thorvald che viene esiliato per omicidio. L’uomo, la sua famiglia e il suo clan si insediano nella regione di Hornstrandir, nel Nord Ovest dell’Islanda.

Secondo la tradizione, Erik è un giovane sfacciato e aggressivo. Dopo la morte del padre prende in moglie Thorhild, figlia di Jorund Atlisson, e si trasferisce nella regione di Haukadale, nell’Ovest dell’Islanda. Chiama il suo insediamento Eiríksstaðir, la “città di Erik”.

Negli anni successivi due accadimenti, vendetta e scontri fanno sì che l’assemblea del villaggio decida di esiliare Erik con tutta la sua famiglia per tre anni.

Erik il Rosso, oltre che pronto alle risse, è un uomo che ama l’avventura.

Ha sentito parlare molte volte della terra a ovest dell’Islanda  che è stata scoperta un secolo prima da un altro norvegese. decide di raggiungerla e di stabilirsi lì.

Nel primo viaggio Erik riesce ad aggirare la punta meridionale della terra sconosciuta, e a sbarcare nel fiordo oggi conosciuto come Tunulliarfik.

Passa i due anni successivi a proseguire l’esplorazione verso ovest e verso nord. All’isola dà il nome di Groenlandia, che significa “Isola verde”.

A quei tempi il clima della terra era molto più caldo di oggi, nel sud dell’Isola più grande del mondo era possibile allevare bestiame e coltivare.

Quando i tre anni di esilio finalmente terminano, Erik il Rosso si imbarca e torna in Islanda. qui, però convince centinaia di persone che la nuova colonia è una terra di grande speranza.

Nel 988 riparte insieme a più di quattrocento persone, su venticinque navi. Molte di queste imbarcazioni affondano, ma quattordici arrivano alla meta.

Sembra che gli insediamenti vichinghi della Groenlandia sopravvivano a un’epidemia terribile, ma la popolazione non aumenta, attestandosi tra tremila e cinquemila persone.

Gli archeologi, nel corso del Novecento, scoprono i resti di oltre quattrocento edifici in pietra. Per gli storici la colonia si spegne intorno all’epoca di Cristoforo Colombo, anche a causa del raffreddamento del clima.

S.V.

 

 

 

 

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