Estate. Promessa e nostalgia – Alessandro Vanoli

…Partiamo dalla nostalgia, quella che proviamo quando realizziamo che l’estate è ormai trascorsa, e di essa restano solo alcune bellissime immagini che ci fanno pensare di aver lasciato alle nostre spalle i giorni migliori dell’anno o talvolta persino della nostra vita… Una luce immobile e accecante, le onde del mare increspate di spuma, il canto delle cicale oltre la spiaggia, i bambini sulla sabbia tra castelli e conchiglie, le sagome di chi abbiamo amato per una stagione sola. L’estate vive anche in fotogrammi fissati nella memoria, perché non è solo un momento particolare dell’anno, è anche un’idea di felicità, di rifugio, di luogo ideale della nostra giovinezza. In questo viaggio dell’uomo attraverso le stagioni, riscopriamo l’estate come il tempo dei desideri e dei sogni. E tra arte, musica, letteratura, la inseguiamo lungo il cammino della storia: nelle apparizioni delle divinità greche e nell’arido regno egizio; nelle risaie assolate degli imperi cinesi e nelle feste dei santi medievali; negli ombrosi giardini del mondo islamico e nei «grand tour» di ricchi viaggiatori europei. Infine, nel caldo sempre più afoso delle città contemporanee, e nei luoghi esotici o affollati delle nostre vacanze. Questo è il racconto della stagione più attesa, lunga e al tempo stesso fugace come una giornata di sole.

  • Editore ‏ : ‎ Il Mulino (12 maggio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 232 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

Estate… Se pensate a questa parola, qual è la prima cosa che vi viene in mente? C’è chi la aspetta con trepidazione pensando alle vacanze, ai bagni al mare, alle giornate più lunghe e luminose, e c’è chi, invece, come la sottoscritta, la associa principalmente all’afa opprimente e soffocante e alle fastidiosissime zanzare. A qualcuno farà pensare a un intenso e fugace amore estivo, a un altro alle note di un tormentone estivo della propria gioventù. L’estate è tante cose, ed è così da sempre. 

L’autore ci accompagna in un itinerario ricco di fascino e suggestioni che va dalle estati dei nostri antenati fino a quelle a noi più vicine. Leggere questo saggio significa fare un viaggio multisensoriale tra credenze, riti, usanze, feste, suoni, sapori e colori di questa stagione, spaziando tra storia, tradizioni popolari, musica, arte e letteratura. Siete pronti a partire?

La nostra prima tappa è nel Neolitico, quando l’estate era associata al cielo e al moto degli astri. Molti luoghi risalenti a questo periodo storico, come Stonehenge, il nuraghe Losa in Sardegna e le Petre de la Mola in Basilicata, sono orientati secondo il Solstizio d’estate e ciò ci fa capire che questo giorno aveva un valore particolare, fortemente simbolico e intriso di significati. Era il giorno con il maggior numero di ore di luce, ma anche quello in cui il buio riguadagnava gradualmente terreno; era un tempo sacro.

Ci spostiamo nell’antico Egitto, dove l’estate (shemu) era principalmente il periodo in cui il Nilo si ritirava e ci si dedicava al raccolto. Attraverso numerosi affreschi rinvenuti nelle tombe, Possiamo vedere come erano organizzate e ripartite le attività connesse alla mietitura.

Approdiamo, poi, nell’antica Grecia. L’estate (theros) era annunciata dalla comparsa di Sirio, la stella più luminosa del cielo, il cui nome deriva da seriao che significa “sono ardente”, “brucio”. È in questa tappa del nostro viaggio che iniziamo a capire che anche questa stagione così luminosa ha sempre avuto un suo lato oscuro.

 Per i greci, l’estate era il tempo delle feste, dei raccolti e della navigazione, ma bisognava fare molta attenzione al meriggio estivo… Nelle ore più calde del giorno i defunti e i demoni si aggiravano tra le rocce e le sterpaglie, le ninfe e le sirene facevano il bagno e uccidevano chiunque osasse violare la loro intimità, e il dio Pan si divertiva a seminare il panico con le sue apparizioni improvvise. 

Ma i greci non erano gli unici ad avere questa paura del meriggio estivo. Dai monaci di un monastero del primo Medioevo, apprendiamo che il meriggio era considerato il momento della giornata in cui era più facile cadere in tentazione e peccare di accidia, e nell’Antico Testamento, nel Salmo 90, si fa riferimento a un “demonio del mezzogiorno”.

Spostandoci più lontano, facendo tappa in Giappone, vediamo che anche le estati giapponesi hanno sempre avuto un lato inquietante e oscuro, dovuto, non solo ai monsoni, alle inondazioni e agli uragani, ma anche agli yokai, demoni dispettosi e pericolosi, e agli yurei, fantasmi che rimangono vicino al luogo dove sono morti perché non riescono a trovare la strada, o che aspettano di reincarnarsi. La spettacolare festa dell’Obon, ben descritta dall’autore, ha proprio il fine di aiutare questi spiriti a ritrovare la strada. 

Poi, la sera conclusiva, sui fianchi delle montagne vengono appiccati veri e propri incendi controllati e ai defunti viene infine indicata la strada lasciando scorrere nel fiume piccole lanterne di carta illuminate da una candela.”

Nella serata conclusiva dell’Obon si accendono dei fuochi, una tradizione quella dei fuochi estivi che ritroviamo in diverse epoche e culture. Pensiamo, ad esempio, ai nostri “fuochi di San Giovanni”. Una figura carismatica quella di San Giovanni, fortemente legata a quella di Cristo. Citando il liturgista Jean Beleth, i fuochi a lui dedicati indicavano come San Giovanni fosse “la luce e la lampada accesa, che precede e anticipa la vera luce”.

La notte di San Giovanni era una notte particolare, in cui si potevano avere dei presagi attraverso delle erbe ben precise, in cui il confine tra il visibile e l’invisibile si assottigliava. Per alcuni era la notte delle streghe. 

Se pensiamo all’estate nella letteratura, una delle opere che a tanti di voi verrà in mente è sicuramente Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. La festa di Midsummer capitava tra il 23 e il 24 giugno, come San Giovanni, e anche in questo caso si accendevano dei fuochi e si praticavano riti divinatori. 

Chi si incontrava quella notte si diceva che non si sarebbe più lasciato. Era la notte giusta per raccogliere erbe soprannaturali, erbe capaci di risvegliar l’amore. Ma era anche una notte di fate, di demoni, di sogni e di inganni: apparivano fuochi fatui sulla via dei viandanti; ed erano fuochi che a seguirli ti facevano smarrire. Era una notte di troll e di folletti, di morti e di streghe.”

Erano notti magiche quelle di quei tempi… rese ancora più magiche dall’assenza di luci artificiali. Erano notti in cui il compito di illuminare le tenebre era affidato alle lucciole, simbolo dell’estate, della luce che vince sul buio, ma anche di tutto ciò che abbiamo perso a causa dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Ed ecco che l’estate si associa alla nostalgia.

E le estati dei giorni nostri che cosa rappresentano? Quali sono i loro simboli? 

Per molti sono sicuramente un tempo  d’interruzione dei frenetici ritmi lavorativi, di ritorno alla natura e di libertà. L’estate è il periodo dell’anno in cui ci si sveste, non solo dei vestiti, ma anche dello stress, dei problemi e delle preoccupazioni.

“E così arrivò infine l’estate della nostalgia.  

Arrivò quando ci voltammo indietro e realizzammo che tutto stava ormai cambiando. Che tutto cominciava ad accelerare: le carrozze lasciavano spazio ai treni, i cavalli alle biciclette e le candele alla luce elettrica.”

Leggere questo saggio è stato come fare un lungo ed entusiasmante viaggio di scoperta in diverse epoche e parti del mondo. Sono tantissime le curiosità che ho appreso. Si evince un lungo lavoro di ricerca da parte dell’autore, per farci riscoprire tradizioni, riti e simboli dell’estate. Mi sono limitata a darvi un assaggio di questo suggestivo itinerario, ma spero di essere riuscita a solleticare la vostra curiosità.

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