Giù nel cieco mondo – Jesmyn Ward

Annis è una giovane schiava di casa in una piantagione della Carolina. Nipote di una guerriera africana e figlia di uno stupro, di giorno si dedica a estenuanti faccende domestiche e origlia le lezioni sull’Inferno dantesco impartite alle figlie del padrone, le sue sorellastre; di notte scappa nel bosco con sua madre da cui impara l’arte del combattimento, così da difendersi in un mondo costruito per distruggerla. Ma la madre viene venduta e Annis si trova da sola e senza protezione, mentre con Safi scopre la sensuale dolcezza del primo amore. Quando il padrone decide di sbarazzarsi di lei, Annis viene venduta e con altri schiavi condotta in viaggio verso New Orleans. In questa terribile marcia, incontra lo spirito di una sua antenata, Aza, un angelo custode imperioso ed enigmatico che sembra volerla aiutare a fuggire. Jesmyn Ward torna con un nuovo romanzo che richiama nel titolo il quarto canto dell’Inferno di Dante. Come il grande poeta, anche Annis dovrà scendere sempre più in fondo, nel cuore di tenebra della schiavitù in America, lottando per la propria vita, per la speranza. Giù nel cieco mondo è un romanzo feroce e fiabesco, dove l’allegoria si riflette nell’amore di una madre e una figlia, nei legami da sciogliere e mantenere, nella ricerca incessante della libertà che sfida uomini e spiriti, natura e destino.

  • Editore ‏ : ‎ NN Editore (7 novembre 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 272 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

” Sapere quando resistere e quando andarsene, quando non lottare, ecco, anche questo fa parte del combattimento. Sapere quando aspettare, prendere tempo, osservare e nascondersi. Imparerai anche questo.”

Annis è una giovane schiava che lavora come domestica nella casa dell’uomo che ha stuprato sua madre. E lei è il frutto di quello stupro.

“Sire” è il termine con il quale Annis definisce il suo padre biologico; un termine che indica la capacità cieca e indiscriminata di procreare. 

Sua mamma le ha raccontato tante volte la storia di Mama Aza, la sua nonna guerriera, ceduta da suo padre al Re Fon per diventare una delle sue numerose mogli guerriere, che avevano il compito di difendere il sovrano, di combattere per lui e di andare a caccia di elefanti. 

“Le guerriere erano sposate con il re, ma il coltello era il loro marito, la sciabola la loro amante. Tu sei mia figlia, la figlia della mia mamma. La mia mamma, la guerriera… si chiamava Azagueni, ma io la chiamavo Mama Aza.”

Sembra quasi una fiaba quella di Mama Aza, che per un breve istante assapora l’amore e la felicità di avere ciò che si desidera, contravvenendo alle regole del sovrano. 

C’è un’altra cosa che Annis ha appreso da sua madre: l’arte del combattimento. La nipote di una guerriera deve saper combattere. 

“Insegnarti il modo di combattere di Mama Aza, le sue storie… è il modo per ricordare un altro mondo. Un altro modo di vivere. Non era un mondo perfetto, ma non era sbagliato come questo.”

Una schiava non ha il diritto di ricevere un’istruzione, ma Annis si ferma spesso ad ascoltare di nascosto le lezioni che il precettore dà alle due figlie legittime del “sire”.

“Voglio dirle che quando ascolto alla loro porta mi prendo qualcosa per me, qualcosa che nessuna di loro mi darebbe mai. Come posso chiedere scusa perché voglio qualche parola, qualche storia, qualche cosa bella per me?”

Ed è così che ascolta la storia di un’opera letteraria italiana, in cui il protagonista compie un viaggio in un mondo ultraterreno, normalmente precluso ai viventi… La prima tappa di questo viaggio è una discesa in un mondo senza luce, in cui è testimone di orrori indicibili.

Quei versi risuonano, e risuoneranno spesso, nella mente di Annis che prende sempre più consapevolezza di come anche la sua vita sia una discesa negli inferi e nel buio.

“Chissà se quell’italiano si sentiva così durante la sua discesa, chissà se la sua mente si aggrappava a tutto ciò che gli aveva portato sollievo e piacere nel mondo di sopra.”

È buia la casa del sire quando si scende dal piano superiore, ed è un buio che fa sempre più paura da quando il sire la guarda in quel modo, come un falco guarda un coniglio indifeso e impaurito.

È buio, e freddo che entra nelle ossa, quando è costretta a separarsi da sua mamma, che è stata venduta come una bestia. Un buio parzialmente illuminato dalla dolcezza e dal calore del primo amore. 

“Potrei piangere per la gioia, la gioia di sapere che in questo mondo terribile c’è chi mi toccherà con gentilezza.”

Ma qualcuno spegne con crudeltà anche quel fievole lumino. 

È buio per tutta la durata della lunga ed estenuante marcia verso New Orleans, perché anche lei, come sua madre, è diventata merce da vendere. Difficile pensare che possa esserci un buio ancora più nero di questo, ma c’è…

“Sento il cuore che sprofonda, un vortice che mi risucchia sempre più giù. Sono sicura che la terra si sta aprendo per noi. Sono sicura che questo mondo terribile mi sta inghiottendo.”

È buio ogni volta che si finisce nella buca perché la nuova padrona ritiene che tu, schiava, abbia una colpa da espiare. Essere chiusi nella buca è come essere sepolti vivi, senza luce, senza acqua, senza aria.

Come il protagonista della famosa opera italiana, anche Annis ha una guida che la accompagna in questa sua discesa in un mondo senza luce e in cui non c’è limite all’orrore. È una presenza enigmatica, che parla con un linguaggio ermetico e metaforico, del quale non sempre si riesce ad afferrare il senso. 

C’è tanta oscurità tra queste pagine, ma c’è anche una piccolissima fiammella, appena un puntino nel buio, che, per quanto piccola sia, non abbandona mai la protagonista di questa storia così cruda: la speranza di poter, un giorno, risalire dalle tenebre e “riveder le stelle“.

C’è vita nell’affondare, dice l’acqua ai miei piedi. C’è vita nella discesa, intona il mormorio dell’acqua sotterranea.”

Un messaggio di cui fare tesoro e da tenere a mente nei momenti in cui cadiamo nella nostra buca, fatta di dolori che si aggiungono ad altri, e ci sembra impossibile riuscire a ritrovare la nostra luce in mezzo a tanta oscurità.

Giù nel cieco mondo” è un romanzo forte, crudo e poetico al contempo, in cui la realtà più drammatica e atroce si mescola a una dimensione onirica e visionaria. L’autrice gioca sapientemente con le parole per raccontarci, attraverso la storia della protagonista, il dolore che per secoli è stato inflitto a un intero popolo. 

È un dolore che arriva come un pugno nello stomaco… Sembra impossibile che gli esseri umani possano essere così disumani nei confronti dei propri simili… Eppure è realtà, mostrata in tutta la sua crudezza. 

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