Gladiatori: I protagonisti del primo Talent Show della storia di Niccolò Arcangeli

Quanto guadagnavano i gladiatori? È possibile fare un paragone con gli ingaggi di Cristiano Ronaldo e LeBron James? Come si svolgevano i combattimenti nell’arena?
Partendo dal mito ed analizzando fonti storiche e studi recenti, l’indagine tenta di dimostrare come un duello funerario sia diventato uno spettacolo di massa, dove il pubblico aveva il potere di vita e di morte sui protagonisti. Per la prima volta erano gli spettatori a “votare” e a decidere il finale. Insomma il primo esempio di Talent Show della Storia, uno spettacolo moderno e interattivo, in cui il popolo dell’Antica Roma si ritagliò il proprio spazio fino a sovvertire l’ordine prestabilito.
All’imperatore spettava il compito di ratificare quello che la folla chiedeva, con un gesto iconico che in seguito sarebbe stato reso immortale dal cinema: pollice in su o pollice in giù. Chissà se poi il gesto dell’imperatore era realmente quello che vediamo fare dai divi di Hollywood?

  • Editore ‏ : ‎ Niccolò Arcangeli (21 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 140 pagine

Recensione a cura di Alice Croce Ortega

Andando indietro nel tempo, non mi è difficile ricordare di aver sempre pensato al mondo dei gladiatori come a qualcosa di sordido; un luogo immaginario dove persone sfortunate o veri e propri assassini vivevano barbaramente come dei reietti, combattendo nell’arena in attesa che giungesse la loro ora: credo che il mio amore per il cinema e i tanti “peplum” visti in tv, in tempi in cui le repliche televisive erano l’unico modo di arricchire la propria cultura cinematografica, abbiano contribuito massicciamente a questa immagine.

Di recente ho letto diversi romanzi storici con gladiatori protagonisti o dal ruolo comunque rilevante, e la mia idea di questo mondo ha cominciato a cambiare: al punto tale che ho pensato di essere veramente male informata, o forse poco informata; la gladiatura non era quella condizione così abbietta che pensavo, i combattimenti avvenivano secondo regole ben precise: anche la condizione di gladiatore era regolamentata e – se ci si sapeva muovere nel modo giusto – poteva essere addirittura una via per l’emancipazione dalla schiavitù.

Dopo la lettura di “Gladiatori: I protagonisti del primo Talent Show della storia” ho cambiato di nuovo idea: questo breve libro è davvero illuminante, e riunisce in sé così tante qualità che è difficile parlarne senza svelare troppo delle novità, almeno per i profani, che introduce nella visione di questo mondo misterioso e per molti versi oscuro. 

Ecco un breve estratto:

La cultura della guerra era iscritta nel DNA dei Romani, le spese militari costituivano il 75% del bilancio statale (in epoca imperiale passarono dal 2,5 al 4,1% del PIL). Se, per molti uomini comuni, arruolarsi nell’esercito era l’unica opportunità di avere una vita dignitosa, per molti gladiatori l’arena costituiva l’unico modo di abbandonare una vita da emarginati. Non deve stupire, quindi, che una società come quella romana, apprezzasse così tanto il valore mostrato nell’arena. Addirittura un uomo come Cicerone, di certo non un guerrafondaio, fa dei gladiatori un esempio di dignità e onore a cui ispirarsi. “E se mai si avvicina – gli dei sventino tale presagio! – la fine della repubblica, facciamo anche noi ciò che fanno gli arditi gladiatori, per soccombere con onore, noi signori del mondo intero: cadiamo con dignità, piuttosto che servire con ignominia. Non v’è nulla di più detestabile del disonore, nulla di più meschino della schiavitù. Siamo nati per la libertà: o siamo in grado di conservarla oppure moriamo nobilmente” Cicerone, Filippiche, III, 35, 4.

Uno degli aspetti che rendono questo saggio così interessante è la ricchissima documentazione iconografica, da cui l’autore trae un gran numero di informazioni che vengono proposte al lettore con estrema chiarezza, proprio grazie all’aiuto delle immagini. Immagini tra l’altro spesso bellissime, di bassorilievi, mosaici o dipinti. Poi nella sua trattazione si rifá a ricerche molto recenti con informazioni sulle caratteristiche anatomiche dei gladiatori, sull’alimentazione, sulle loro aspettative di vita che non erano poi così diverse da quelle della popolazione generale…

Un particolare che ho amato molto è l’uso delle tombe come fonte di informazioni: dalle iscrizioni e decorazioni l’autore ricava una quantità incredibile di notizie sulla vita di quelli che ormai mi sento di chiamare atleti dell’antichità, sul modo in cui veniva vissuto il loro “sport” dalla tifoseria, dalle loro famiglie… Inoltre le parole incise sulla pietra da parenti, amici o colleghi non lasciano mai indifferenti:  spesso trasmettono attraverso i secoli emozioni che non solo ci fanno pensare a quanto siamo simili a questi uomini del passato, ma ci aiutano anche a raffigurarci con più chiarezza le storie e i personaggi che emergono dalle ricerche storiografiche.

Quindi vorrei ringraziare l’Autore per questo immane lavoro di sintesi: avendo messo insieme tanti ritrovamenti archeologici anche recentissimi e i risultati delle ricerche  che ne sono scaturite con le sue evidenti e notevoli conoscenze pregresse è riuscito a creare, anche grazie all’intuizione felicissima del raffronto con la nostra realtà odierna, un’opera accessibile a tutti, ma dal contenuto prezioso anche per intenditori. Appassionati di storia romana, di cinema, e perché no di fitness e della sua storia. Non che il menú dei gladiatori fosse particolarmente allettante, per la verità, ma a me sono subito venuti in mente certi disgustosi beveroni proteici dei nostri tempi… e poi pare che fosse davvero efficace: se non ci credete, leggete questo gioiellino e sappiatemi dire!

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