I POTERI DELLE PIRAMIDI 

Bentrovati al consueto

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appuntamento con il mistero, mistero che oggi ci conduce a indagare sulle piramidi e sui loro misteriosi effetti.

Madrina di questa puntata è la fotografia di Sara Loiacono, scattata in occasione della sua partecipazione al contest #scattaloradelmistero sul nostro gruppo Facebook.
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La magia è l’arte di convertire la superstizione in denaro.
AMBROSE BIERCE, Dizionario del diavolo
 Nel 1970 fu pubblicato un libro destinato ad avere un grosso successo negli Stati Uniti, Psychic Discoveries Behind the Iron Curtain (Scoperte paranormali oltre la cortina di ferro), di Sheila Ostrander e Lynn Schroeder. Si trattava del resoconto di un viaggio fatto dagli autori in Russia e nei paesi dell’Est alla ricerca di informazioni sull’allora tanto mitizzata ricerca parapsicologica sovietica. Si raccontava, infatti, che i russi fossero all’avanguardia nella ricerca parapsicologica e che il KGB si servisse addirittura di sensitivi e veggenti in veste di spie.
Tra le tante strabilianti scoperte che i due autori fecero nel corso del loro viaggio, ce n’era una che difficilmente ci si sarebbe potuti aspettare di fare a Praga, in Cecoslovacchia. Il luogo più indicato sarebbe stato, probabilmente, il Cairo, in Egitto, perché la scoperta riguardava le piramidi egizie. Ostrander e Schroeder notarono che nelle abitazioni di coloro che spesso li ospitavano erano presenti modellini di piramidi in cartone, all’interno dei quali si trovavano lamette da barba poste in equilibrio su un fiammifero.
Spinti dalla curiosità chiesero quale fosse il significato di quegli oggetti. «Vorreste conoscere uno dei segreti delle piramidi?» chiese, con fare misterioso, un loro amico in risposta alla domanda. «Certo» risposero i due. «Bene, uno dei segreti della piramide è la forma.» «E cosa ha di speciale la forma della piramide?» «Genera energia» rispose enigmatico l’amico.
Era uno scherzo? Cosa sapevano i cecoslovacchi sulle piramidi che non sapesse anche il resto del mondo?
La storia risaliva a diversi anni prima, quando un francese, tale Bovis, visitò la Grande piramide di Cheope in Egitto. Arrivato a un terzo della piramide vide la camera del faraone e, stanco per la fatica e il caldo, decise di entrare per riposarsi. Ciò che lo colpì della sala fu qualcosa che non aveva niente a che vedere con l’antico Egitto: il cestino dell’immondizia. Bovis notò che da esso non proveniva nessuno dei tipici odori dei rifiuti. Osservando meglio, vide che all’interno del cestino si trovavano gatti e piccoli animali che si erano persi ed erano morti. La cosa sorprendente era che questi animali non erano in stato di decomposizione ma si erano perfettamente mummificati.
Poteva darsi, si chiese Bovis, che la forma delle piramidi fosse l’elemento segreto che aveva assicurato attraverso i millenni la conservazione del corpo dei faraoni? Tornato a casa, Bovis costruì un modellino in miniatura della piramide di Cheope e lo orientò sull’asse nord-sud. All’interno della piramide, a un terzo della sua altezza, mise un gatto morto. Dopo qualche tempo, il gatto si era mummificato. In seguito, compì l’esperimento con diversi tipi di sostanze organiche e concluse che nella piramide doveva esserci qualcosa che bloccava la decomposizione e provocava una rapida disidratazione.
Il lavoro di Bovis attirò l’attenzione di un radiotecnico cecoslovacco, Karel Drbal, che volle sperimentare per conto suo gli strani effetti delle piramidi. Il tecnico ripeté così gli studi del collega francese e concluse che doveva esserci «una relazione tra la forma dello spazio nella piramide e i processi fisici, chimici e biologici che avvengono all’interno di tale spazio». Concluse, dunque, che «servendoci di forme adatte dovremmo essere in grado di accelerare o rallentare questi processi». Drbal fece anche un’altra scoperta. Se al posto di carne, frutta o altro materiale organico si inseriva all’interno della piramide una lametta da barba usata… questa si affilava nuovamente!
Drbal osservò che se si usava sempre la stessa lametta e, tra una rasatura e l’altra, la si riponeva sotto la piramide, il filo della lama si rovinava molto più lentamente del normale. Per Drbal questa era una prova che l’ambiente presente all’interno della piramide «faceva regredire rapidamente i cristalli nella lama alla loro forma originale e, di conseguenza, ne recuperava l’affilatura».
Presto si sparse la voce delle scoperte di Drbal e tutti volevano provare le piramidi in miniatura. Drbal pensò bene, nel 1959, di brevettare quello che battezzò “affilatore di lamette piramide di Cheope” e, qualche tempo dopo, una fabbrica cecoslovacca si mise a produrre piccole piramidi di cartone. Ma qual è la “misteriosa forza” che si scatenerebbe all’interno delle piramidi e che sarebbe capace di mummificare composti organici e affilare lamette? Secondo alcuni, la forma della piramide farebbe «da condensatore a misteriose onde energetiche in grado di agire sugli organismi in modo diverso, distruggendo batteri e sterilizzando l’oggetto posto al suo interno». Altri ricercatori, tra cui Peter Kapitsa in Russia e Jacques Errera in Belgio, hanno teorizzato che tale forza potrebbe essere la stessa posseduta da certi guaritori, anch’essi apparentemente in grado di mummificare pezzi di carne semplicemente imponendo le loro mani.
Tratto da 
Grandi misteri della storia – Massimo Polidoro
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