Il crinale – Michael Punke

Nel 1866, gli Stati Uniti si sono appena ripresi dalle ferite della Guerra civile. Non c’è tempo però per la pace: una nuova guerra è scoppiata alla frontiera occidentale. È lo scontro tra una nazione giovane e ambiziosa, intenta a realizzare quello che percepisce come il suo «destino manifesto», e le tribù native che in quelle terre vivono da millenni. Ma è anche il momento drammatico in cui si svela la sostanza di cui sono fatti gli uomini: di viltà o coraggio, di spietatezza o speranza. Il colonnello Henry Carrington arriva nella valle del Powder, lungo la pista del Montana, per guidare l’esercito: devono proteggere una nuova strada per i cercatori d’oro e i coloni. Per farlo, Carrington decide di costruire un forte, Fort Phil Kearny, in pieno territorio lakota. Ma Nuvola Rossa, uno dei capi lakota piú rispettati, e il giovane ma carismatico guerriero Cavallo Pazzo comprendono immediatamente le implicazioni di questa invasione. Per i Lakota la posta in gioco è la sopravvivenza. Mentre l’autunno sanguina verso l’inverno, Cavallo Pazzo guida un piccolo gruppo di guerrieri che affronta i soldati del colonnello Carrington con attacchi quasi costanti. Nuvola Rossa, nel frattempo, cerca di stringere le alleanze tribali che sa saranno necessarie per sconfiggere i soldati. Il colonnello Carrington, intento a costruire il suo forte, cerca di tenere insieme un esercito americano lacerato e in subbuglio. Il violento e razzista tenente George Washington Grummond vuole affrontare a viso aperto un nemico che considera inferiore. E le truppe sono divise dagli strascichi della Guerra civile e dalla tentazione di disertare per cercare l’oro nei vicini giacimenti. Le scaramucce proseguono finché un episodio farà precipitare la situazione in uno degli scontri più drammatici, epici e avvincenti della storia del West. Michael Punke, dopo Revenant, scrive un’altra storia di violenza e sopravvivenza in territori estremi: ma questa volta sono uomini che si scontrano e si misurano con la brutalità della Storia. Basato su un episodio storico fedelmente ricostruito, Il crinale è una riflessione attualissima sull’eterna lotta tra conquista e giustizia, guerra e umanità.

  • Editore ‏ : ‎ Einaudi (7 marzo 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 456 pagine

Recensione a cura di Alice Croce Ortega

“Il crinale” è un romanzo storico di grande potenza, forse il primo che abbia mai letto ambientato nel periodo storico che seguì la Guerra di Secessione americana, durante la Corsa all’Oro, che malauguratamente vide i “bianchi” scontrarsi con le popolazioni locali: uno scontro impari che se dal punto di vista militare, alla lunga, non poteva che essere vinto dagli invasori di origine europea, dal punto di vista etico, ancora oggi, non vede altro vincitore che Nuvola Rossa e il suo grande popolo.

La storia narrata ne “Il crinale” comincia dalla fine, con le prime mosse della battaglia che ne è la conclusione (saranno contenti quelli che amano leggere i libri guardando prima come va a finire), ma subito dopo ci troviamo catapultati – a ritroso nel tempo – nel momento in cui la carovana del comandante Carrington arriva nella valle del fiume Powder, in una zona ancora selvaggia, con la missione di costruire un forte per vigilare sulle piste che portavano nel Montana, dove erano stati scoperti allettanti giacimenti d’oro.

Fin dal suo arrivo, l’esercito sconvolge l’equilibrio di quelle terre immense, dove la vita scorreva tranquilla e immutabile da secoli: la selvaggina fugge spaventata dal rumore della segheria, le foreste spariscono a velocità mai vista da quelle parti perché il legno necessario per costruire il forte è tanto, e presto bisognerà anche scaldarlo…  E così tra lo sgomento dei nativi che non si capacitano di quello scempio e i nuovi arrivati che vivono nel terrore, rinchiusi nel forte e costretti a razionare cibo e munizioni tanto da non poter far esercitare i Soldati al tiro né nutrire adeguatamenti i cavalli, Cavallo Pazzo e i suoi studiano gli invasori.

Poco a poco capiscono che il nemico ha i suoi grandi punti di forza soprattutto nelle armi; i nativi ammirano la tecnología e cercano di capire come funziona, ma si accorgono presto che invece dal punto di vista caratteriale i nuovi arrivati non sono all’altezza: sono prevedibili, spesso puerili. E così cominciano a preparare un piano…

Il resto è storia, e Punke la racconta magistralmente. Personaggi straordinari delle due fazioni, quasi tutti realmente esistiti, si alternano nel mostrarci i loro punti di vista, e ci fanno capire le enorme differenze tra le parti in lotta ma anche tra le singole persone: e da qui emerge ad esempio quanto disuniti siano i “bianchi” rispetto ai nativi che invece sono maggiormente in grado di coalizzarsi con lealtà per perseguire l’obbiettivo comune, che è quello della libertà per il loro popolo.

Molto interessanti sono i personaggi degli scout, due uomini bianchi che avendo sposato donne native conoscono dall’interno le varie popolazioni locali, ed essendo persone dalla particolare sensibilità (altrimenti il matrimonio con una donna nativa, o anche più di una, non avrebbe potuto essere felice) cercano di mediare e di spiegare ai loro connazionali il modo di pensare dei nativi e come convivere in pace:  ma probabilmente non è questo l’obbiettivo di chi ha costruito il forte…

Per i miei gusti ho già detto troppo, voglio solo aggiungere che ho fatto molta fatica all’inizio a leggere questo romanzo: la storia dei nativi d’America mi coinvolge molto emotivamente, forse a causa della loro spiritualità così raffinata che me li fa sentire molto vicini, ma poi sono stata trascinata dallo scavo psicologico dell’autore: psicologia degli individui e psicologia collettiva; egli ci illustra ogni passaggio della battaglia nel mínimo dettaglio, alternando i punti di vista dei due schieramenti e spiegandoci le motivazioni di ogni mossa degli uni e degli altri. Forse per questo motivo il racconto risulta un po’ lento, ma alla fine conosceremo molto meglio il modo di pensare di questi popoli così diversi.

Il romanzo è completato dalle note dell’autore, molto utili per capire dove arriva la storia e dove comincia la finzione: proprio questo elemento è indice di quanto l’autore si sia documentato non solo sui libri ma anche visitando i luoghi dei fatti, intervistando i pronipoti dei nativi…   Al punto che  mi ha fatto venire voglia di visitare anch’io quei luoghi epici. Da ultimo, vorrei spendere due parole per la scrittura, davvero evocativa e mai volgare nemmeno nelle descrizioni più crude, e senz’altro bisogna ringraziare anche il traduttore Gaspare Bona che ha saputo “riscrivere” tutto questo in lingua italiana: tanto che in certi momento mi sono chiesta se il libro non fosse stato scritto in italiano, malgrado il nome esotico dell’autore, hehe.

Un libro che consiglio a tutti quelli che vogliono conoscere la storia dell’unica battaglia in cui gli Indiani d’America hanno sconfitto i Visi Pallidi.

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