Il filo di luce di Valeria Montaldi

Ducato di Milano, 1447. Mentre il popolo festeggia la morte di Filippo Maria – l’ultimo, tirannico duca Visconti – e si apre la lotta per la successione, anche Margherita combatte la sua personale battaglia: una battaglia che le permetta di riscrivere un destino già segnato da troppi soprusi. Orfana di una carcerata e allevata da una donna che non si fa scrupolo di vendere il suo corpo di bambina, Margherita è una reietta della società. Fino all’incontro con Elide, conversa all’Ospitale della Colombetta, che le insegna i rudimenti della lavorazione della seta. È così che la sua sorte cambia per sempre, perché applicandosi con dedizione a quest’arte raffinatissima, Margherita troverà la forza per emanciparsi dalle ingiustizie riservate al suo sesso. In un mondo dominato dagli uomini, diventerà un’abile tessitrice, capace di lavorare la seta e i tessuti più preziosi, e avrà il coraggio di vivere un amore considerato impossibile. Arriverà a condurre una delle più importanti manifatture tessili di Milano, ma non lo farà da sola. Insieme a lei, una vera e propria confraternita tutta al femminile, composta da alcune tra le donne più influenti della città, decise a non restare nell’ombra. Valeria Montaldi, maestra del genere, firma un romanzo storico sorprendentemente attuale, una storia di riscatto e solidarietà sul palcoscenico di una Milano sforzesca che non è mai sembrata così viva. Una città dove è possibile che anche la più umile delle popolane diventi padrona della propria vita.

  • Editore ‏ : ‎ Rizzoli (1 marzo 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 416 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Finalmente ho potuto leggere il nuovo libro di Valeria Montaldi! Autrice di romanzi storici che seguo da moltissimi anni. Anche in questo volume, apprezzato maggiormente perchè ambientato nella mia Milano, le atmosfere sono vive e raccontate con maestria. Ho proprio avuto un momento, durante la lettura, nel quale ho visto luoghi e vie e li ho vissuti nel rinascimento del 1447.

Protagonista è una bimba che non avrebbe dovuto nascere e poi non avrebbe potuto sopravvivere ma il destino ha voluto che invece la sua storia potesse avere una voce e così come un filo di luce le vicende si dipanano per tutto il corso del romanzo, attraversano uomini e donne del tempo, personaggi storici realmente esistiti ed eventi storici che hanno subito in quegli anni una grande evoluzione.

Siamo nel ducato di Milano, nelle prime pagine del romanzo trovare una piantina dell’epoca per destreggiarvi durante la lettura e anche per immaginare con la macchina del tempo come era Milano. E’ il 1435 e nel carcere della Malastalla una donna, imprigionata per adulterio muore di parto, il frutto del suo grembo è una bambina nata da quello che a tutti gli effetti sarebbe uno stupro, in cambio di una promessa di diminuzione di pena. La piccola è Margherita e il suo si preannuncia un destino terribile, doloroso. Affidata a una donna già madre di due bambini che a causa della peste perde tutto verrà venduta ancora innocente alle voglie degli uomini.

Storicamente Milano vive in quegli anni, siamo nel 1447, la dipartita di Filippo Maria Visconti dopo un periodo molto lungo di reggenza. La lotta per la successione sarà serrata, tanto che per un periodo Milano avrà un governo repubblicano formato da un gruppo di nobili terminato nel 1450 con la nomina di Francesco Sforza dopo tumulti popolari.

Gli anni passano e Margherita nella sua lotta per sopravvivere troverà il suo destino, lo troverà nell’ambito della produzione di seta. Anche in questo caso gli approfondimenti non mancano di interessarci perchè tutta la catena di produzione, dall’allevamento di bachi al taglio e alla filatura e tessitura dei fili d’oro, è parte integrante del romanzo e si fonde portandoci a vivere sia la nobiltà che poteva permettersi questi tessuti meravigliosi e costosi, sia il popolo che trovava lavoro nella filiera e soprattutto i commercianti e imprenditori e di come seguissero la produzione. E’ stata una delle imprese più redditizie dei milanesi, promossa prima da Filippo Maria e poi da Francesco Sforza, un vanto per la città meneghina. Ma è Elisabetta Visconti, la consorte saggia e avveduta di Simonetta che fa molto parlare di sè in questo romanzo di Valeria Montaldi. Poche le fonti su di lei, poco ci riporta la Storia oltre alla prole e all’esigua dote. Di certo Simonetta da questa unione ottenne un titolo nobiliare. L’autrice quindi si insinua in queste pieghe e dona spessore e valore a questa donna che ha buon cuore e larghe vedute.

“Forse, era la sofferenza che si coglieva ancora nel suo sguardo, o forse un’inconfessabile ammirazione: non erano molte le donne che, spinte da una volontà caparbia, perseguivano con temerarietà lo scopo di riemergere dal degrado a cui gli eventi le avevano costrette”

Significativo il messaggio, che prende piede anche dalla storicità di diverse aziende condotte da imprenditoria femminile del tempo, ma soprattutto il desiderio di capovolgere un destino avverso già scritto nonostante tutto e tutti. Lettura costellata anche da grette persone vendicative, gelose e abiette. A volte la cattiveria evapora dalle pagine per stringere lo stomaco, le ingiustizie le mal sopporto. Ma l’autrice la pensa esattamente come me.

Margherita rappresenta il desiderio di riscatto, la paura di affidarsi e fidarsi, l’amore agognato e l’inganno scoperto, la forza di attraversare il mare della vita tenendo la rotta e nonostante le onde delle ingiurie gratuite, degli sgambetti e delle ripicche, ma anche il desiderio di libertà e di speranza in un mondo fatto da persone migliori.

Può capitare di venire imbrogliati, anche da chi non ci si aspetterebbe: l’importante è non ripetere lo stesso errore più di una volta, non trovate?”

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