Il Gatto, il Mago e l’Inquisitore di Daniele Palmieri

Recensione a cura di Sara Loiacono

Prendete un personaggio realmente esistito e gli eventi che lo hanno visto coinvolto, uniteci magia, incantesimi, demoni e gatti parlanti ed otterrete una storia davvero esplosiva.

In questo romanzo ci troviamo nel 1518, il personaggio principale è Cornelio Agrippa von Nettesheim, noto alchimista, mentre è in viaggio verso Metz  per prendere il posto di consigliere del Patriziato accompagnato dal cocchiere Duval, dal cane Monsieur e dal suo gatto Asmodeo. 

Il gatto in questione non è un comune felino, è infatti in grado di parlare la lingua degli umani ed è immortale, Agrippa lo considera una sorta di consigliere personale e aiutante ed è grazie alle doti del gatto che capisce che per loro la vita lì sarà tutt’altro che facile. 

La città infatti è in mano all’inquisitore Nicola Savini, che con le sue prediche liberticide alimenta un clima di paura e insoddisfazione generale. Qualcosa però lavora nell’ombra, e Agrippa ed Asmodeo si trovano presto a dare la caccia ai demoni facendo attenzione a non destare i sospetti dell’inquisitore e mettendo proprio nelle sue mani libri eretici di inestimabile valore per la loro causa. 

Agrippa viene poi raggiunto dalla moglie Rosalinda e dal figlio Theodoric, dando inizio ad una serie di eventi che avranno esiti piuttosto nefasti.

“Soltanto ora che il fervore e la fantasia della consorte colmavano la casa si accorse di come fosse stata vuota fino a quel momento. Sembrava che ovunque si posasse il suo sguardo e il suo tocco le cose prendessero colore e che, dalle grigie e decrepite mura senza vita, germogliassero rampicanti fioriti dai petali variopinti.”

Le cose iniziano a farsi difficili quando a Metz viene portata una ragazza di Woippy accusata di essere una strega da alcuni personaggi della sua città. La madre è stata bruciata sul rogo ed ora anche a lei si prospetta la stessa fine, ma Agrippa decide di prendere le parti della ragazza nel processo cercando di scoprire, in modo legale e non, come sono andate realmente le cose. In tutto questo c’è sempre di sfondo la sua battaglia contro i demoni e solo catturando uno di loro riesce a scoprire che dietro a tutta questa insoddisfazione c’è un disegno più grande. 

“Vide aggirarsi tra la massa di uomini, dai confini ormai indistinti, una figura surreale, che svettava per grandezza e imponenza su tutte le altre. Aveva il torso di un uomo ma le ali e la testa di gufo e si aggirava tra le persone, indifferenti rispetto alla sua presenza, a cavallo di un grosso lupo nero […] con il becco aperto e le ali spiegate, sembrava assorbire la loro ira; a ogni respiro il petto si gonfiava e le ali prendevano vigore.”

 L’esito del processo della ragazza rende Savini ancora più incattivito ed una serie di vicende spiacevoli  porteranno Agrippa e famiglia alla fuga da Metz. 

La narrazione prosegue sotto forma di lettere, alcune scritte dallo stesso mago, altre invece sono estratti dal diario di Asmodeo, raccontando brevemente ma in modo molto esaustivo ciò che accade ne dieci anni successivi. Mi è piaciuta molto questa modalità per raccontare parte della storia, alleggerisce la serietà dei temi trattati e ti permette di essere molto più all’interno di una storia che non viene approfondita ma solo accennata. 

Come un dejavù la storia riparte nel 1528 con Agrippa, Asmodeo e Monsieur in partenza verso Anversa, dove il mago è atteso da un ricco mercante, Agostino Fornari, suo grande sostenitore. Qui viene raggiunto dalla seconda moglie con prole al seguito e da Wier, giovane ammiratore con cui ha scambiato nei dieci anni precedenti delle missive, pronto a diventare suo discepolo per apprendere da lui tutti i misteri. Nel frattempo, Agrippa e la moglie grazie ai loro preparati di erbe si sono guadagnati la stima di molte persone e vengono chiamati sempre più spesso per impegni medici durante il giorno, mentre la sera si dedicano all’istruzione del ragazzo. 

L’ombra di Nicola Savini però è lunga ed eccolo spuntare nuovamente nella vita di Agrippa, insieme ai demoni Furfur, Furcas e Andras diffondendo paura e malattie. Anche in questa battaglia l’epilogo non è dei più rosei, e Agrippa dopo aver aiutato i malati meno gravi, alleviato le sofferenze dei moribondi e consigliato ai sani come impedire il contagio decide di lasciare Anversa. 

“Ho combattuto, sono caduto, mi sono rialzato, ho lottato ancora e ancora e ancora, ma sono sempre stato gettato a terra dall’eterna ruota che ti solleva solo per schiacciarti con sempre maggiore veemenza. Mi sento come Re Mida al contrario. Tutto ciò che tocco, da oro si trasforma in piombo.”

L’autore ci regala nuovamente la visione sotto forma di lettera dal 1532 al 1535, dove la storia riparte narrata dritta verso il finale. Chi conosce già la storia di Agrippa sa bene cosa accadde quell’anno, ma l’autore ci lascia ugualmente una bella sorpresa.

Leggere questo libro mi ha fatto conoscere un personaggio che avevo solo sentito nominare, l’abilità dello scrittore mi ha permesso però di vedere l’uomo dietro l’alchimista, il cuore dietro le belle parole che un abile oratore può dire, mentre purtroppo conoscevo già la paura verso ciò che non si conosce o non si comprende, e la cattiveria che si insinua nell’animo umano davanti a tutto questo. Mi è piaciuto molto anche il punto di vista del gatto, nonostante io non sia un’appassionata di questi animali è stato molto divertente vestire i panni del felino. 

Ho un debole per i romanzi storici di questo tipo, dove la realtà si fonde con la fantasia, questo libro abbraccia più generi di lettori, gli amanti degli storici, quelli che amano il genere stregoneria e senza dubbio attirerà anche i fan dei gatti.

Anno 1518. Un cocchiere ferma un’anonima carrozza alle soglie di Metz, in Francia. Per tutto il viaggio ha sentito un vociare sommesso, eppure a scendere dalla carrozza è soltanto un uomo, dal naso aquilino e lo sguardo misterioso, accompagnato da un gatto con il pelo marrone. L’uomo è Enrico Cornelio Agrippa. Filosofo, mago, medico e alchimista, perseguitato tanto dai creditori quanto dagli inquisitori, deve impersonare anche il ruolo del folle “che parla da solo” e nascondere al suo cocchiere di aver disquisito dei massimi sistemi del mondo con il suo gatto, Asmodeo. Grazie alle sue conoscenze magiche, Agrippa ha dotato il suo felino tanto del dono dell’immortalità quanto di quello della parola, e insieme girano per l’Europa, balzando da una corte all’altra, non solo per sbarcare il lunario e per fuggire dalle grinfie della Chiesa, ma anche per liberare le città dalle entità maligne che le perseguitano. Un mondo variopinto e bizzarro – pieno di demoni, streghe e peccatori – fa da scenario a un thriller in cui i due protagonisti potranno contare soltanto sul loro reciproco e magico rapporto per salvarsi il pelo e la pelle. N.B. Cornelio Agrippa von Nettesheim è stato una figura chiave della cultura cinquecentesca. Questo romanzo mescola fatti storici realmente avvenuti a vicende di fantasia. Forse.

  • Editore : Magazzini Salani (21 gennaio 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 384 pagine
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