Il maestro e l’infanta – Alberto Riva

Recensione a cura di Sara Valentino

Una storia nuova, una storia le cui vicende non sono state inflazionate nel panorama del romanzo storico.

Alberto Riva, giornalista amante della musica, della quale cura una rubrica su un noto quotidiano, ci accompagna a suon di melodia a conoscere una storia che inizia nel 1720.

Mi sono persa a cercare la musica di uno dei protagonisti, Domenico Scarlatti, clavicembalista e compositore italiano. Domenico, figlio del grande Alessandro Scarlatti, nasce a Napoli nel 1685 e nel 1719, grazie ai rapporti con il marchese de Fontes, si trasferì a Lisbona. Qui iniziano le vicende de “Il maestro e l’infanta” di cui a breve parleremo, ma prima vi voglio inserire una sonata per poter meglio entrare in contatto con il maestro.

(188) Domenico Scarlatti – Sonata per clavicembalo, K. 1 (Re minore) – YouTube

Domenico nell’estate del 1720, la fine dell’estate, nella ventosa Lisbona incontra per la prima volta Maria Barbara di Braganza, primogenita di Giovanni V re del Portogallo.

Ciò che di Scarlatti trapela immediatamente, e che lo rende a mio avviso ancora più interessante, è il suo comportamento a fine concerti, oltre alla qualità della musica ovviamente, sparisce e non si inchina al re. La regina dice: “Bisogna tollerare, forse, un certo periodo di adattamento. In fondo è giunto da poco…”

Domenico ha avuto una prima impressione particolare di Lisbona, prima di ogni altra cosa la somiglianza tra il re e suo padre.

“E’ lo sguardo che lo ha colpito. Una fierezza di fondo ma anche un basso istinto che fatica a rimanere celato. Qualcosa di torvo, quell’odore di animi insoddisfatti, degli uomini infelici, che il maestro ben conosce per essere stato l’odore della casa paterna”

L’infanta è una giovane che la bellezza non ha voluto amare, ma un’anima amante del canto e della musica e soprattutto di un pappagallo dal nome assai bizzarro. Il re, suo padre, chiede a Scarlatti di seguire il figlio nei progressi, di stimolare le parvenze di doti di dom Antonio. Domenico dovrà fare da insegnante e allo stesso tempo fare cessare la passione dell’infanta per queste arti. Lei dovrebbe essere educata a ben altre arti, più femminili, più consone al suo rango.

“Grazie al vostro autorevole parere, siamo tutti d’accordo circa il vostro indiscutibile magistero, maestro, potremmo finalmente mettere fine alle imbarazzanti esibizioni di Maria Barbara”

Nasce così un rapporto che durerà tutta la vita tra il maestro e l’infanta, bellissime le parti dove lui le racconta del gabbiano di Vivaldi e del cimitero dei gabbiani.

“La verità della musica è la verità di Dio” “Sei sicuro che Dio è in ogni cosa come dici?” “E in ogni altra sconosciuta” “Anche in questi gabbiani?” “E’ evidente”

Le pedine politiche in Europa si muovono nel frattempo e giunge il tempo di celebrare, anzi combinare, matrimoni. Viene tutto descritto con attenzione ai particolari, anche le piccole cose curiose che possiamo spiare da un drappo… E’ il momento di inviare al futuro sposo il ritratto dell’infanta e mi sono anche divertita a guardare il povero pittore costretto a ritrarla da molto lontano e non certo con verità. Il ritratto in copertina è invece di Domenico Cuprà più avvezzo ad assecondare il volere e i capricci di corte.

Alberto Riva con un narrare estremamente sobrio, poco incline a dipingere emozioni e turbamenti, tratteggia un quadro melodioso, l’affresco di un’epoca, romanzando i fatti storici e un sodalizio lungo una vita.

Trama. Nell’estate del 1720 un giovane compositore parte dall’Italia per arrivare a Lisbona, alla corte di re João V. Comincia così l’avventura umana e musicale di Domenico Scarlatti, figlio del grande Alessandro. Uomo mite e tormentato, per nulla sicuro del suo talento, capace di stare un passo indietro a tutto, anche a sè stesso. Il suo compito a corte è insegnare musica alla figlia del re, Maria Bárbara di Braganza, che andrà poi in sposa a Fernando di Borbone diventando regina di Spagna. Il rapporto tra Domenico Scarlatti e questa donna durerà per tutta la vita. E sarà la vera linfa, il vero snodo del talento del compositore napoletano. Le sue celebri Sonate, eseguite dai più grandi pianisti del Novecento, nascono come esercizi per le mani di Maria Bárbara. Il romanzo narra di questo sodalizio, di questo scambio tra maestro e allieva che si concluderà solo con la morte di Domenico Scarlatti. Un sodalizio in nome della musica che è anche il racconto di un’epoca di guerre, rivalità tra famiglie reali europee, complotti, poteri contrapposti. Come fosse un affresco del Tiepolo, Alberto Riva fa entrare il lettore in una storia intensa e nitidissima. E ci regala, attraverso una scrittura misurata e attenta, una trama figurativa che alterna realismo e suggestioni d’oltremare. Lineare, eppure ricco di dettagli, Il maestro e l’infanta è un libro raro nella letteratura italiana di questi anni. Un omaggio alla musica e alla sua forza segreta. Una rappresentazione dei sentimenti attraverso intermittenze e non detti, sfumature, accelerazioni, pause. Un’epoca raccontata in un contrappunto inedito che ne svela furori e insensatezze, e ne celebra soprattutto il carattere sorprendentemente malinconico.

  • Editore : Neri Pozza (4 marzo 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 272 pagine

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