Il manoscritto di Franck Thilliez

Léane Morgan è considerata la regina del thriller, ma firma i suoi libri con uno pseudonimo per preservare la propria vita privata, che ha subito un profondo sconvolgimento: sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, pur non essendo mai stato ritrovato il corpo della ragazza. Dopo la tragedia, del suo matrimonio con Jullian non è rimasto che un luogo, la solitaria villa sul mare nel Nord della Francia che Léane ha ormai abbandonato da tempo; ma quando il marito viene brutalmente aggredito subendo una perdita di memoria, lei si vede costretta a tornare in quella casa, carica di ricordi dolorosi e, adesso, di inquietanti interrogativi: cosa aveva scoperto Jullian, perso dietro alla ricerca ossessiva della verità sulla scomparsa della figlia? Intanto, nei dintorni di Grenoble, viene ritrovato un cadavere senza volto nel bagagliaio di una macchina rubata: potrebbe forse trattarsi di un’altra vittima del presunto assassino di Sarah. Le intuizioni del poliziotto Vic, dotato di una memoria prodigiosa, permetteranno di incastrare alcuni tasselli del puzzle, ma altri spaventosi elementi arriveranno a confondere ogni ipotesi su una verità che diventa sempre più distante, frammentaria e, inevitabilmente, terribile.

  • Editore ‏ : ‎ Fazi (5 settembre 2019)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 478 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Questo thriller era sopito nella mia libreria digitale dai tempi della pandemia. Complice un blocco pazzesco sulle letture causato da un evento traumatico e dal cambio lavorativo mi trovavo in una fase dormiente e respingente quanto ai libri. Essendo da sempre miei fedeli compagni e rifugio mi sono anche un pochino preoccupata.

Ebbene “Il manoscritto”, primo volume di una trilogia di Franck Thilliez targata Fazi, l’ho aperto e ne sono stata completamente risucchiata.

E’ un thriller a tinte davvero scure, buie, come solo l’animo umano sa essere quando vive all’interno di veri e propri “mostri”. Psicologicamente disturbante per diverse ragioni che vanno a toccare corde che ognuno di noi ha al suo interno. Parliamo di paure quotidiane ma anche di quelle ancestrali.

Un romanzo è un gioco di illusioni, tutto è vero quanto è falso, e la storia inizia a esistere solo nel momento in cui voi la leggete”

“Il manoscritto” gioca molto sulle illusioni, non si sa bene se si è dentro a un thriller nel thriller o meno. Addirittura il finale è spiazzante ma davvero io ero certa di aver capito tutto e invece no, non avevo capito proprio nulla.

Tre uomini, tre mostri sembrano coinvolti in quello che è un buio inferno, la sparizione di nove ragazze e il ritrovamento di alcuni dei loro corpi barbaramente trucidati e offesi. Si possono immaginare le scene e sono devastanti. Ma c’è un uomo che non ha volto, non ha nome è nascosto bene, una maschera digitale, una nella vita. I suoi traumi lo hanno trasformato in una belva ma lo sconcertante è sapere quante fiere sono nascoste dietro le facciate più normali, nelle famiglie più tranquille. Il disturbante è scoprire quanto possedere una persona, tenerne le fila della vita tra questo e l’altro mondo, quanto il dolore inflitto possa in alcuni esseri determinare un godimento che è disumano e oltre natura.

“Quando siamo convinti di qualcosa, si trasformano in indizi tutte le coincidenze a cui normalmente non faremmo nemmeno caso. Ci sembrano messaggi rivolti a noi”

L’assassino gioca con le vittime, gioca con la polizia che brancola nel buio tra false piste e finti indizi. E’ stato davvero coinvolgente seguirli, ma seguire Léane Morgan a cui è stata strappata la figlia quattro anni prima è ciò che il lettore deve fare, non c’è altra soluzione che entrare con lei nella caverna buia e svelare a poco a poco l’abominio.

Ho apprezzato moltissimo anche le descrizioni paesaggistiche di un territorio che ha una forza estrema la stessa del romanzo, insieme a braccetto in un vortice di paura, adrenalina e follia.

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