Il rogo della Repubblica di Andrea Molesini

Recensione di Sara Valentino

Cosa amiamo di più durate la lettura? La storia narrata certamente, ma le emozioni e le riflessioni che l’autore ha saputo coltivare e far fiorire nella sua opera… quelle ci rimarranno per molto, moltissimo tempo. Andrea Molesini con questa sua pregevole opera mi ha convinta e avvinta, mi ha commossa, mi ha fatto letteralmente volgere gli occhi al cielo durante il tempo che sono stata con le sue parole.

“Il rogo della Repubblica” è ispirato a fatti realmente accaduti nel 1480 e che l’autore ha fatto rivivere attraverso un romanzo che ha tra i protagonisti anche personaggi di fantasia, primo fra tutti proprio il nostro narratore Boris da Candia. Di lui puoi soltanto innamorarti, con lui vivi emozioni fortissime, la commozione, la paura e anche l’amore pure quello più profano, si potrebbe dire.

Il tema è decisamente importante e mai vecchio, da sempre i “diversi” vengono presi di mira, su di loro si costruiscono anche terrificanti leggende e a volte succede che la superstizione, il pensiero manipolato del popolo e la tortura, non per ultima, creino colpevoli laddove non ci sono. Accade anche che questo doloroso percorso venga imbandito appositamente per salvare i burattinai.

La trama la trovate in calce, io vi vorrei parlare di tutto il mondo che ho trovato oltre la storia, ringrazio Andrea Molesini per questo libro.

La narrazione è particolare, parole su tela, paesaggi nelle pagine, sospiri tra le lettere e riflessioni filosofiche ricamate con le parole.

Venezia, il buio nell’Anno Domini 1480. La guerra sul mare è finita e la peste se n’è andata, una notte di piogge contro il molo, fremono i mercanti per poter tornare a vendere all’asciutto, le donne aspettano il ritorno dei mariti, soldati congedati.

Prima del buio, in un piccolo paese nessuno vede nulla, un bambino scompare…

Boris da Candia, ha un lupo che ringhia nel suo sangue, vive d’inganni e di rapine si racconta a noi e ci racconta tutto dall’infanzia, l’attacco dei lupi e le parole di suo padre:

Dal lupo impara il coraggio, figlio, e la pazienza. Osserva, organizza, colpisci” porta i segni con sè, le cicatrici ci ricordano chi siamo, chi siamo stati e ne dobbiamo andare orgogliosi.

Mille orecchie e una moltitudini di occhi ha al seguito e tra la gente, ha studiato molto, ha conosciuto il mondo e ora è al soldo di San Marco e una missione segreta che ancora lui non sa come lo cambierà. Troppi gli interessi che girano attorno al caso in questione. Un’accusa terribile e ignobile.

“Attraverso di loro, con le mie arti di scambio e di lusinga, arrivo dove voglio. E ho sempre voluto molto: molti ducati, molto sapere, molto ridere in faccia alla morte”

La notte studia e scrive Boris, si domanda se l’inchiostro è un nemico? Sì, lo è.

“E’ una delle poche cose di cui non dubito mai: il tacere è meglio del dire, sempre, o quasi. Ma la carta è muta, registra l’impasto delle emozioni con l’indifferenza di un sordo”

Una maga e dei bambini lo aiuteranno a districarsi nelle indagini, una profezia che non gli par possibile si avvererà e sarà una svolta importante che lo cambierà per sempre.

Il tema delle persecuzioni verso gli ebrei è fondamento del romanzo ma lo è anche la fede, lo è Dio, quel Dio che viene invocato dalla notte dei tempi dagli uomini, soli a chiedere un segno, una grazia, di non essere abbandonati, quel Dio a cui Boris non crede. I dialoghi con l’archisinagogo Servadio sono potenti, le domande ci restano in mente, vorticano nella nostra testa e ci ricordano che c’è un tempo per nascere e uno per morire, un tempo per trovare e uno per perdere c’è un tempo… A che serve affannarsi sotto il sole?

Scopriremo alla fine di questa storia, insieme a Boris da Candia e ai demoni che avrà affrontato, che un uomo che si alza al mattino e ringrazia la Creazione per farne parte è un uomo spirituale e che possiamo fuggire lontano, ma lontano quanto per allontanarci dalla nostra anima?

“… ricordate, quella parte dell’anima che non conosciamo, e che con cura ogni giorno evitiamo di incontrare, è sempre là, in agguato, pronta a manifestarsi, quando meno ce l’aspettiamo”

“Notte di vento e stelle di cristallo” mute a testimoniare lo “spettacolo” del potere.

Trama. Nel 1480, in un piccolo paese del trevigiano, un bambino sparisce nel nulla. L’archisinagogo Servadio e altri due ebrei vengono accusati di averlo ucciso per impastare col suo sangue le focaccine pasquali. Torturati e condannati a morte per infanticidio rituale, fanno ricorso e il processo si riapre davanti al Senato di Venezia. Boris da Candia, spia della Repubblica di San Marco, uomo di «inganno e di rapina», avventuriero levantino e violento, ma anche colto umanista, è investito di una missione segreta. Venezia è appena uscita da una guerra contro i turchi e dalla peste. Il malcontento si diffonde. Il francescano Bernardino da Feltre, con le sue prediche infuocate, fomenta nel popolo l’odio contro gli ebrei, perché il suo ordine religioso vuole sostituire i loro banchi dei pegni con quelli del Monte di Pietà. Il doge Giovanni Mocenigo, per motivi economici e di ordine pubblico, emana una bolla che proclama la tolleranza e impone il rispetto degli ebrei, cittadini laboriosi e fedeli alla legge, ma ciò non basta a moderare il livore plebeo istigato dal feroce predicatore. Boris da Candia, un Corto Maltese arguto e a tratti brutale, che frequenta palazzi e bordelli, nel corso delle sue indagini incrocia una maga, donna dalle grazie misteriose, che gli rivela particolari ignoti a tutti: «Il dettaglio è il crocevia dove il visibile e l’invisibile s’incontrano». Giovanni, un monello di strada, lo aiuta a districarsi. Ma è il dialogo con Servadio quello che lo segna più di ogni altro, perché l’archisinagogo, sapiente e mite, si rivela uomo di tale travolgente spiritualità da far vacillare il miscredente avventuriero, e questo genera in Boris una inaspettata sete di giustizia: «I popoli, non sapendo fare forte il giusto, chiamano giusto il forte». Ma che spazio hanno le ragioni dello spirito nella cieca inerzia della Storia? La scrittura musicale di Andrea Molesini scolpisce con maestria l’amara intensità emotiva della vicenda. Boris è un personaggio che scopre di essere, a dispetto del proprio passato, la porta che mette in comunicazione due mondi, la commedia e la tragedia, che si intrecciano e fondono nel sempiterno spettacolo dell’azione, dove da sempre il male pubblico giunge alla casa di ognuno.

  • Editore ‏ : ‎ Sellerio Editore Palermo (27 maggio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 344 pagine
Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.