Il sogno del ragno. Via da Sparta di Carlo Menzinger

Recensione di Alice Ortega

Ho intrapreso la lettura di questo romanzo piena di aspettative: cosa sarebbe successo se la battaglia di Lèuttra, combattuta nel 371 a.C. tra Sparta e Tebe, si fosse conclusa con la vittoria di Sparta invece di Tebe, come realmente avvenne, dando inizio all’egemonia spartana… e lo strapotere di Sparta si fosse protratto fino ai nostri giorni?

Anch’io a scuola ho studiato con interesse Sparta e Atene, due città che incarnano due modi di interpretare la democrazia e che spesso vengono presentate come due concezioni opposte e incompatibili. Non vi nascondo che spesso le mie simpatie sono andate a Sparta, dove tra gli spartiati esisteva vera democrazia, dove realmente tutti i cittadini erano uguali; anche se poi la condizione degli schiavi era particolarmente rigida, è vero, ma mi sono sempre chiesta come si sarebbe evoluta la struttura sociale di Sparta se non fosse stata favorita, e in un certo senso “bloccata”, da una collocazione geografica peculiare…

Ebbene, in questo romanzo, dopo duemila anni di dominio spartano su metà del mondo, non molto è cambiato: gli spartiati continuano a combattere, le donne continuano a generare guerrieri e a gestirne il patrimonio, gli iloti sono ancora schiavi di proprietà dello Stato… e non si scorgono grandi passi avanti. Si intravedono notevoli progressi scientifici, accanto a un grande rispetto per la natura come risorsa e come fonte unica di bellezza, ma non si percepisce un’evoluzione del pensiero come ci si aspetterebbe in duemila anni di storia, anzi c’è forse un’involuzione; il contatto con grandi civiltà come ad esempio Roma, inevitabile durante l’espansione spartana, non ha portato arricchimento ma piuttosto irrigidimento degli spartiati nelle loro tradizioni.

La separazione tra i sessi e tra le classi sociali si esaspera: la famiglia non esiste più, rimane una mera formalità per gli spartiati e per gli iloti nemmeno quello. Le donne ilote sono anche schiave sessuali di qualunque spartiate le desideri, ed è con loro che generano i loro figli. Il vero amore esiste solo tra due uomini o tra due donne: inevitabile, dato che la convivenza tra uomini e donne, e quindi la conoscenza reciproca, sono impossibili.

In questo panorama desolante, conosciamo la nostra protagonista Aracne, schiava in un laboratorio di tessitura di Neapolis: ha sentito parlare di territori in cui non si obbedisce alle leggi di Sparta, situati a nord, e spinta da una terribile paura che qui preferiamo non descrivere in questa sede per non dire troppo, decide di fuggire dalla sua condizione.

In parallelo scorre la vicenda di Nymphodora, la protagonista spartana che vive a Lacedemone, il centro dell’Impero. La sua condizione è certo diversa da quella di Aracne, ma comunque non è felice: desidera studiare architettura, una materia considerata a dir poco frivola dagli spartiati, e non si trova bene con le sue coetanee, troppo vacue e occupate a sfruttare sessualmente i loro schiavi iloti invece di preservarli adeguatamente, dimenticando che si tratta di proprietà dello Stato, e non di proprietà personali.

Le due protagoniste femminili di questo che è il primo volume di una trilogia, stanno in qualche modo entrambe fuggendo da una condizione che le opprime, che vorrebbe impedire loro di esprimersi come persone singole, al di fuori delle aspettative che pesano su di loro come macigni, e non a caso la trama prende una piega insperata e le fa avvicinare…

È interessante vedere in che modo l’autore immagina le sue due eroine combattere per liberarsi dall’oppressione spartana, pur in ambienti diversissimi e da punti di partenza opposti; entrambe conoscono uomini in contesti diversi da quelli socialmente accettati e anche questo le accomuna e le fa crescere… 

Il romanzo è scritto in modo abbastanza scorrevole: non lasciatevi spaventare dall’immersione nella vita di Sparta in quanto l’autore spiega tutto con grande dovizia di particolari, a volte forse a scapito del ritmo ma questo è un altro discorso. Un po’ eccessiva forse l’insistenza sulle implicazioni dell’usanza spartana di non indossare alcun tipo di abiti, eccetto un mantello in inverno; o dell’abitudine ad accoppiarsi con estrema disinvoltura, in qualunque luogo, senza alcun pudore, conseguenza della nudità ma anche dell’obbligo degli iloti a sottomettersi a qualunque impulso sessuale degli spartiati.

In ultimo posso dire di aver trovato un po’ deludente il mondo che l’autore immagina dopo 2000 anni di dominio spartano: ma forse bisognerebbe dirlo dopo aver letto l’intera trilogia…

 

Trama. Nulla è scontato. Se oggi il mondo fosse dominato da Sparta tutto sarebbe diverso. Attraverso il violento e spietato impero di Sparta, che, in un universo divergente e alternativo, ai giorni nostri domina metà del pianeta, la schiava Aracne fugge all’inseguimento di un sogno, della libertà e della vita per sé e per il bambino che porta in grembo. Nell’impero di Sparta, oggi, in metà del mondo, uomini e donne vivono separati, sesso e amore sono divisi da come li conosciamo, persino gli abiti sono considerati un lusso inutile, i malati e i vecchi vengono uccisi, il denaro e le comodità moderne non esistono, la guerra non ha mai fine, l’arte è quasi inesistente, la meccanica è ai suoi inizi, l’elettronica non è neanche immaginabile, ma la genetica ha fatto grandi passi avanti e Sparta persegue la selezione della razza. Riuscirà una ragazza di diciassette anni, violentata e condannata a morte, a trovare la sua strada per salvare se stessa e suo figlio in fuga attraverso un mondo ostile che non conosce? Riuscirà, nella capitale sotterranea di questo impero, una ricca studentessa a realizzare il suo sogno di una città diversa?

  • ISBN-13 : 978-8899993603
  • Editore : PSEditore (28 settembre 2017)
  • Peso articolo : 360 g
  • Lingua: : Italiano
  • Link d’acquisto
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