Un delitto accende i riflettori sull’Ordine di Persefone, una setta femminile che ha tramandato sin dall’antichità il culto per la divinità greca e che possiede una preziosa reliquia. Un romanzo giallo che propone il viaggio necessario nell’universo femminile, portando sotto i riflettori della storia quel femminino sacro spazzato via dall’avvento dell’era cristiana. Intorno ai protagonisti, nel racconto, aleggia la presenza costante di una ‘figura’ che muove l’azione di tutti i personaggi. Si tratta della famosa Persefone in trono, rinvenuta nel 1912 a Taranto, trafugata misteriosamente da un gruppo di mercanti d’arte e acquistata, alla fine della Grande Guerra, dalla Germania che ancora oggi la possiede. Mentre l’Ordine di Persefone è in tumulto per l’omicidio della Madre Guardiana, una delle insegnanti di matematica di un liceo della città riceve uno strano messaggio che le affida in custodia “Il Tocco”. Poco dopo le viene recapitata una misteriosa lettera e il diario della prima Madre Custode dell’Ordine.
- Editore : Antonio Mandese (1 dicembre 2021)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 339 pagine
Recensione a cura di Claudia Renzi
Il romanzo “Il tocco di Persefone” di Todaro prende le mosse da una bella statua greca, mutila delle mani, chiamata “Persefone gaia” o anche “Divinità in trono”, di origine tarantina. Viene infatti anche chiamata “Dea di Taranto”: rappresenta una giovane donna assisa in trono, dalla raffinata acconciatura e il sorriso rarefatto tipico della statuaria arcaica (480 a.c. circa). Non reca nessun attributo che possa indicare senza dubbi quale dea rappresenti, ma Todaro la identifica con Persefone e imbastisce attorno ad essa – e alla copia realizzata nel 2016 per il Museo archeologico nazionale di Taranto – un giallo vecchio stampo nel quale il femminino la fa da padrone.
Il ritrovamento di questa statua, nel 1912, è ancor oggi oggetto di contesa tra gli archeologi: alcuni affermano sia stata rinvenuta a Taranto; altri a Locri e solo in un secondo momento traslata a Taranto. Quel che è certo è che, da Taranto, la statua espatriò con documenti falsi e giunse in Svizzera, per poi essere acquistata dall’allora imperatore Guglielmo II e si trova oggi a Berlino.
Reca tracce di colore, ormai quasi completamente sbiadite, e dei fori sulle orecchie e sul capo laddove dovevano essere in origine presenti degli orecchini e un diadema in metallo, se non oro: quest’ultimo, assieme alle mani, è al centro di un enigma sul quale ruota tutta la trama imbastita da Todaro.
Il “tocco di Persefone” è infatti una misteriosa e potente reliquia che, come nel più classico dei gialli storici, non può e non deve finire nelle mani sbagliate. La sua custodia, regolata nei secoli da dure leggi, ha portato ad uno scisma all’interno dell’Ordine di Persefone, una sorellanza segreta, tutta al femminile, che si è presa l’impegno di vegliare sulla reliquia nel corso tempo. Le due più alte cariche sono rappresentate dalla Madre Guardiana, che dirige le sorelle, e dalla Madre Custode, che protegge fisicamente la Reliquia, nascosta in un luogo sconosciuto al resto dell’Ordine.
Il giorno in cui riceve il titolo, la Madre Custode reggente prepara
due missive di colore rosso, una per la Guardiana dell’Ordine e
l’altra per chi è destinata a succederle nel ruolo di Custode. La prima
contiene, oltre alla spiga che annuncia il passaggio alla nuova vita, il
nome della designata perché sia comunicato a tutte le sorelle. L’altra
è destinata alla stessa prescelta, e, insieme alla spiga, trasmette
le coordinate del nascondiglio della Reliquia. Tutti e due i plichi
sono conservati in una cassetta di sicurezza, alla morte della
Reggente in carica si attiva la staffetta
Era andata così per secoli, finché il protocollo viene infranto: la missiva, anziché essere consegnata a mano, giunge per posta alla nuova destinataria, ma senza l’indicazione del nome per la successione. Cos’era successo?
Per qualche motivo, che ancora ignoriamo, la Custode ha scelto
di inviare alle sorelle solo una parte del messaggio, l’annuncio della
sua morte.
La Madre Guardiana in carica, infatti, viene assassinata in un vicolo, e le indagini sul delitto porteranno, ad un certo punto, ad avvicinarsi pericolosamente all’Ordine.
Un’indagine vecchio stile quella che Todaro pone nelle mani del capitano Tommaso Sartori: il paese, la provincia, leggende di vecchi riti che si tramandano oralmente dalla notte dei tempi; stile a tratti prolisso ma che regge.
Persefone è vita e morte. La luce che arriva dall’oscurità. Le parole
viaggiarono nei pensieri. L’Ordine della Dea Nera! La rivelazione
acuì i suoi timori. Qualcuna delle anziane, diversi anni prima
durante una delle riunioni del Consiglio Supremo, aveva parlato
dell’Ordine Nero come di una leggenda. Le anziane dubitavano che
esistesse ancora, la credenza comune era che si fosse dissolto durante
gli anni della Grande Guerra. Ora però la Guardiana aveva la consapevolezza
che le sorelle oscure non solo esistevano ancora, ma erano anche a caccia.
Le protagoniste femminili sono Sara e sua madre Cassandra, il cui legame riecheggia inevitabilmente il legame esclusivo madre-figlia tra Demetra e Persefone.
Sara riceve un’insolita email della quale non comprende il senso e, nella casa avita, rinviene un vecchio quaderno, una sorta di diario, appartenuto ad una bambina, datato 1912: il ritrovamento scatenerà nella giovane ricordi sopiti e vecchi incubi che, ora, è il momento di affrontare. A complicare la situazione, la presenza di una frangia occulta e ostile all’interno dell’Ordine.
«Non devi guardare alle sorelle e a Persefone solo come a una
fede religiosa, sono qualcosa di più… un simbolo. L’elemento
femminile che ha dominato le antiche civiltà mediterranee, schiacciato
sotto il piede dei dominatori arrivati dal nord e poi cancellato
dall’era cristiana, ha continuato a vivere sotto la cenere. Noi ci soffiam
sopra perché non si spenga mai. Persefone rappresenta la donna nel
la sua interezza: la sua parte generatrice di vita figlia della luce, e
quella ombrosa e sotterranea legata alla parte ferina e primitiva della
sua natura, selvaggia, indomita. La spiga e il melagrana. La luce e
il buio.»
Persefone – Proserpina per i Romani – la dea fanciulla che presiede alla Primavera, porta con sé cambiamento e rinascita.