Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway , F. Pivano (Traduttore)

Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare: questa nuova battuta di pesca rinnova il suo apprendistato di pescatore e sigilla la sua simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi. nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta. Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.

 

 

 

Copertina flessibile: 138 pagine
Editore: Mondadori (30 maggio 2016)
Collana: Oscar moderni
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8804667877
ISBN-13: 978-8804667872

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Recensione a cura di Sara Valentino

Complice una Challenge, sul gruppo Facebook omonimo al presente blog, ho letto finalmente “Il vecchio e il mare”. Naturalmente non si tratta di recensire un capolavoro nel suo genere, quale è questo romanzo di Ernest Hemingway, ma di trarne un grande insegnamento per la vita.

Questo romanzo, ultima opera pubblicata in vita dall’autore, gli ha consentito l’ottenimento del premio Nobel per la letteratura. E’ una storia davvero molto semplice, ma è un’unica grande metafora.

“Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce”

Siamo in un ipotetico settembre del 1950, e un uomo, ormai vecchio, dopo innumerevoli giorni senza aver pescato nulla, privato anche del giovane che lo aiutava, decide di sfidare nuovamente il mare e uscire a pesca.

Questo passaggio rappresenta a mio parere il momento in cui ci fermiamo a riflettere, magari dopo diversi buchi nell’acqua, dopo innumerevoli delusioni e decidiamo che bisogna dare al nostro obiettivo un’altra possibilità. L’obiettivo può essere di natura economica, goliardica o legato alla salute, ma è un inno a non demordere, al coraggio e a tentare sempre un’altra volta.

“Cerco di non farmi prestare mai niente. Prima si chiede in prestito. Poi si chiede l’elemosina” 

Il vecchio è povero, non ha nulla, nemmeno da mangiare ma è ricco perché ha una grande dignità, cosa rara e non da tutti anche di questi tempi. E così esce in mare, o meglio a la mar al femminile perché diversamente dagli altri lo pensava al femminile “… il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò”.

Il mare.. la mar… descrizioni che denotano amore puro per la natura selvaggia, per le sue leggi: uccelli roteano nell’aria e poi si tuffano, delfini grossi a pelo d’acqua e la linea della terra non è quasi più visibile. La terra è scomparsa, ma il vecchio non si sente solo sa di poter trovare la strada e rientrare. Così l’uomo quando si trova solo ad affrontare i suoi demoni interiori, finalmente consapevole sa di poter tornare a riva, sa di potersi finalmente bastare, che la solitudine non esiste è solo un riflesso. Ma deve affrontare una lotta con un grosso pesce e lo deve fare utilizzando con coraggio ogni arma possibile, avrà paura di non farcela, così troviamo velato, anche se non troppo il tema fortissimo della morte.

“Riposati bene, uccellino. Poi vai e rischia quel che devi rischiare come qualsiasi uomo o uccello o pesce”

Una dura lotta in cui ho sofferto anche io, ho sperato che vincesse, e a volte dobbiamo cambiare il lato da cui guardiamo ai nostri obiettivi alle nostre vittorie e alle nostre perdite. A volte si perde vincendo e altre si vince perdendo.

 

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