Intervista a Luca Sarzi Amadè sul suo nuovo saggio “Francesco e Isabella. L’età d’oro dei Gonzaga”

Grazie a Luca Sarzi Amadè per essere qui con noi nel salottino virtuale di Septem.

Abbiamo già avuto occasione di parlare con l’autore quando uscì  “I Gonzaga. Una dinastia tra Medioevo e Rinascimento”. Potete leggere l’intervista precedente a questo link

Oggi parliamo del suo nuovo libro”Francesco e Isabella. L’età d’oro dei Gonzaga”. Come mai un nuovo saggio sui Gonzaga? In cosa differisce dal precedente?

L’altra volta ho raccontato come la Dinastia sia nata, si può dire, dalla leggenda, come sia giunta al potere, alla scena del Rinascimento, al grande teatro della Chiesa (con il suo primo cardinale, appena diciassettenne), alla politica europea (imparentandosi con re e imperatori). Ho coperto così circa tre secoli. Ora invece mi sono focalizzato sul periodo appena successivo: quello in cui i grandi eserciti nazionali scendono in Italia a sconquassare le repubbliche e le signorie autonome, allora in cerca di un proprio equilibrio. È il momento (mitico, e per fortuna irripetibile) di Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este: i signori di Mantova riescono a conservare l’indipendenza al loro piccolo Stato. Di più: accolgono filosofi e artisti in fuga dalle guerre, e salvano capolavori, artistici e letterari, risparmiando a questi le fiamme del conflitto e degli inquisitori. È infatti il tempo dei “roghi delle vanità” di Girolamo Savonarola. Ecco perché: “Francesco e Isabella. L’età d’oro dei Gonzaga”.

Si tratta di due volumi correlati tra loro?

Sono parte di un’unica serie. Ma ciascuno di essi è autonomo: chiunque, senza aver letto il primo, può “godersi” il secondo. C’è poi una suddivisione in capitoli, e ulteriormente, in episodi a tema, che consentono al lettore una lettura anche “frazionata”, ma sempre fruibile, a prescindere dal grado di istruzione, senza venire meno alla “narrazione”.

A cosa si riferisce “L’età d’oro dei Gonzaga”? Solo all’arte oppure anche allo stile di vita a corte?

A tutto: la pittura, la musica, le arti minori, il giardinaggio, l’equitazione. Francesco II crea la celebre razza Gonzaga da cui si ritiene discenda il purosangue inglese. Isabella tratta con artisti e mercanti d’arte, maneggia le forbici e crea modelli d’alta moda, ben presto richiesti dalla corte di Francia. Insieme i coniugi (nonostante intrighi e sciabolate) tengono le redini del ben vestire e del ben portarsi. Un loro ambasciatore (e alla lunga parente), Baldassarre Castiglione crea, col Libro del Cortegiano, la figura del gentiluomo (il futuro gentleman inglese). I Gonzaga approfittano del caos politico per accogliere a Mantova le figure più disparate: letterati, artigiani, pedagoghi, non ultimi i ricamatori, chiunque insomma possa contribuire a far grande la corte. Tra le curiosità, il poeta Dante III Alighieri (proprio così: un discendente del grande Fiorentino, sconosciuto al grande pubblico), che trova rifugio a Mantova proprio dalle guerre, o il Pistoia, il primo poeta che descrisse la sifilide nei suoi versi. Dopotutto questa era una malattia “nuova” e molti Gonzaga, contagiati, ne morirono. Un aspetto non secondario. La storia va compresa attraverso gli aspetti umani e antropologici.

Un poeta della sifilide? Non lo sapevo! Ci sono altre curiosità nel suo libro?

Sembra una banalità ricordare Ludovico Ariosto. Ma pochi sanno quanto i Gonzaga fecero per lui, e che dopotutto era un lontano parente. Ma la “ciliegina” è un’altra: Isabella d’Este non era solo nipote dei re di Napoli; essa discendeva, mediante la nonna materna, dalla stirpe cui la leggenda attribuisce proprio i natali del paladino Orlando. Storia e mito dunque si intrecciano. Io credo che per raccontare altre epoche bisogna calarsi nell’immaginario e nel vissuto di quei tempi.

Nel suo libro lei ci racconta molto, non solo dei Gonzaga, ma anche dei cortigiani. Erano davvero così importanti?

Un principe non è tale senza la corte. È la corte dei Gonzaga, del tempo di Francesco II e Isabella d’Este, che influenza la letteratura inglese, francese, persino spagnola, la moda, la medicina, il teatro, attraverso i suoi signori e i suoi componenti (nomi oggi sconosciuti ai più, o del tutto dimenticati). È alla corte dei Gonzaga che “rinasce” la musica italiana. Per assurdo è un cortigiano dei Gonzaga a gettare i semi persino del teatro siciliano moderno. Questi personaggi (ma anche tanti altri, come Pico della Mirandola, o Poliziano) emergono nella complessa trama del libro.

Sono stata a Mantova è ho subito il fascino di questa città. In particolare penso al Mantegna. Lei ne parla nel suo libro? 

Non solo ho scelto la pala della Vittoria per la copertina, ma ho cercato di rivivere il Mantegna pittore sul piano umano (grazie anche ai precedenti studi di Rodolfo Signorini): i suoi dolori, le sue angosce economiche, il suo (difficile) rapporto con la corte, e con i vicini. Il Mantegna insomma di tutti i giorni, come non l’avreste mai veduto.

Se ci dovesse consigliare un tour di Mantova, in particolare per vivere la corte di Francesco e Isabella, in quale ambiente o luogo dovremmo soffermarci?

Vede, la mia è una lettura diversa da quella “turistica”. La Camera degli Sposi fu dipinta prima dell’arrivo di Isabella (si veda allora l’altro mio libro). Lo Studiolo e la Grotta in castello sono oggi vuoti e alterati; quelli in Palazzo Ducale sono ricostruiti (o piuttosto “raffazzonati”) con pezzi ritenuti originali. Le collezioni sono disperse. E poi in realtà la vita di Francesco e Isabella si svolse prevalentemente altrove: nelle villeggiature che costellavano la città e i suoi laghi: Marmirolo, Gòito, Porto, Poggio Reale, e più lontana, Gonzaga (per citare solo le principali). Dimore che accolsero re e imperatori. Solo a Marmirolo, per fare un esempio, c’erano un castello e ben tre palazzi immersi in enormi parchi. Oggi non resta proprio nulla di tanto fasto. Ecco: nelle mie pagine, vorrei far rivivere quella che può sembrare essere stata una favola.

Franco Cardini ha detto del libro: Questo libro è un vademecum straordinario…per due categorie di persone: chi sa molto, e perfino troppo, e chi invece non sa nulla. …Siamo davanti a un grande libro di storia del Rinascimento, e… se corro col pensiero alle mie personali letture (è il mio mestiere), in questo periodo, nel periodo immediatamente precedente, non riesco a trovare francamente qualcosa che gli stia a paragone…. È un libro che certamente non annoia.

 L’autore con Franco Cardini. Presentazione del libro al Castello Sforzesco di Milano. Foto: Luca Candiotto.

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