La custode dei peccati / La comedora de pecados di Megan Campisi

Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio. Ma la verità non si può tacere per sempre. Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all’unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d’intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre… Ispirandosi alla figura realmente esistita della Mangiapeccati, questo romanzo ci regala un’eroina modernissima, che rifiuta il ruolo impostole da una società che la umilia in quanto donna, e che grazie alla sua forza di volontà e determinazione riuscirà a cambiare il proprio destino.

  • Editore ‏ : ‎ Nord; 2022° edizione (7 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 400 pagine

Recensione a cura di Alice Croce Ortega italiano

“La Custode dei Peccati” ci porta nell’Inghilterra del XVI secolo, un’epoca segnata da superstizioni e rituali che spesso stavano ai limiti tra la religione e la magia.

Questo romanzo è basato su una figura storica realmente esistita, la mangiatrice di peccati; tuttavia non se ne sa molto, ed è facile intuirne il perché: sicuramente la vergogna per i peccati commessi e la paura della morte hanno contribuito a mantenere queste donne nell’ombra. Venivano chiamate al letto di morte dei loro “clienti”, ascoltavano le loro confessioni e poi – dopo il loro trapasso – mangiavano alcuni cibi ben precisi come espiazione dei corrispondenti peccati, per la salvezza dell’anima del defunto, assumendoli gli altrui peccati su di sé. Erano condannate alla dannazione eterna, a meno che non si fossero comportate in maniera impeccabile. Diventavano maledette: toccarle, parlare loro o anche solo guardarle portava sfortuna.

Questa la formula rituale con cui la mangiapeccati accoglie la “confessione” del moribondo:

“L’invisibile è ora visibile. L’inudibile è ora udibile. I peccati della tua carne diventano i peccati della mia, così che io li possa portare nella tomba in silenzio. Parla.” […] “Mangiati i cibi, i tuoi peccati saranno miei. Li porterò nella tomba in silenzio.”

La nostra protagonista, May Owens, è una giovane orfana che dopo aver rubato del pane viene arrestata e processata. La sua condanna: diventare una mangiatrice di peccati. Dopo la sorpresa e lo sconforto iniziali, May affianca come “apprendista” una donna più anziana, mangiapeccati come lei, e si imbatte in un mondo oscuro, pieno di segreti e misteri. Quando le confessioni che le due donne vengono chiamate ad ascoltare provengono da abitanti del Palazzo Reale in circostanze poco chiare, May si ritrova a contatto con i più terribili segreti della Casa Reale, perderà la sua mentore e si ritroverà a doversela cavare da sola.

Questo è un romanzo che vuole essere storico a suo modo, ma in cui la fantasia dell’autrice si prende ampi spazi di libertà: si intuisce sullo sfondo la storia inglese pur mascherata con termini e nomi inventati, ma l’atmosfera è quasi da thriller. È anche una storia che ci racconta di una ragazza che, dopo aver subito le avversità che la vita le ha riservato, riesce a superarle e impara a giocare magistralmente le carte che il destino le ha dato. Sembra quasi che Megan Campisi, colpita dalla figura della mangiapeccati come creazione perversa della mente umana, abbia voluto farle sfidare il destino e dimostrare che anche partendo da una condizione così miserevole, l’essere umano – in questo caso una donna, perchè solo una donna può rivestire il ruolo di mangiapeccati – sia in grado di risollevarsi e di vivere con orgoglio e dignità: perché May, che incarna questa figura, è capace di usare quella paura che suscita negli altri e quelle superstizioni che ne fanno un’emarginata come arma di sopravvivenza, accorgendosi che quella paura rende fragili gli altri molto più di lei.

Il modo di scrivere dell’autrice è agile e divertente, i capitoli sono brevi e ognuno con il nome di uno degli alimenti che rappresenta un peccato. Mi sarebbe piaciuto che fosse approfondita di più la simbologia con cui un certo peccato viene abbinato ad un certo cibo, ma May non ne sa nulla, e non può raccontarcelo, dato che è lei la narratrice, la voce che ci parla dalle pagine del libro. Il romanzo è pieno di mistero e si sviluppa come un thriller, perché l’obbiettivo di May è scoprire l’autore di una serie di delitti, ai quali poco a poco scoprirà di essere legata in modo totalmente inaspettato.

L’unico aspetto che non mi ha convinto è stato quello del linguaggio, che ho trovato un po’ troppo semplicistico: May è una ragazza molto giovane che non sa nemmeno leggere, quindi è più che ammissibile, se non doveroso, che si esprima in un linguaggio semplice; dato che il romanzo è scritto in prima persona è giusto che tutto il romanzo si attenga a questa semplicità. Tuttavia l’ho trovato ugualmente un po’ troppo scarno, anche perché May è una ragazza dall’intelligenza brillante, che cresce moltissimo nel corso del romanzo tenendo testa a chiunque le si pari davanti: e il fatto che il linguaggio non si evolva non le rende giustizia, secondo me.

Una storia con un messaggio profondo che mi ha catturato fin dalla prima pagina e che rimane nel cuore come simbolo di riscatto e di resilienza, se per una volta vogliamo usare questa parola con il suo significato originario. Se amate le storie che si muovono tra intrighi di corte e sete di giustizia, non vi deluderà!

Recensione in spagnolo a cura di Alice Croce Ortega

UNA APASIONANTE NOVELA INSPIRADA EN UNA FIGURA HISTÓRICA REAL: LA DE UNA MUJER CONDENADA A COMER LOS PECADOS DEL MUNDO

«Una ambientación de lo más oscura y una heroína inolvidable. Para fans de Margaret Atwood.» The Washington Post

«Ahora lo invisible ya es visible. Ahora ya se oye lo que no se oía. Los pecados de tu carne pasan a ser pecados de la mía, y me los llevaré a la tumba en silencio. Habla». Estas son las palabras que cada día oye May de boca de su maestra, la única comedora de pecados de la ciudad. Tras la confesión del moribundo, ella devora los alimentos que le presentan, expiando así las faltas a través de sus entrañas. La comedora es una mujer maldita, que no puede hablar, a la que no se puede tocar, con la que no se cruzan miradas. Una mujer que da consuelo a pobres y ricos, también en los palacios, donde se esconden los crímenes más siniestros. Y la joven May, ahora aprendiz, pronto asumirá el desdichado rol.
En La comedora de pecados, Megan Campisi logra trasladarnos a la Inglaterra del siglo XVI, al Renacimiento más enigmático, lleno de supersticiones y rituales, de la mano de una heroína fascinante.

  • Editore ‏ : ‎ Duomo Ediciones Sl; 1° edizione (26 aprile 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Spagnolo
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 400 pagine

“La Comedora de Pecados” nos traslada a la Inglaterra del siglo XVI, una era marcada por supersticiones y rituales que a menudo se encontraban en el límite entre la religión y la magia.

Esta novela está basada en un personaje histórico real, la comedora de pecados; sin embargo, no se sabe mucho al respecto, y es fácil entender por qué: seguramente la vergüenza por los pecados cometidos y el miedo a la muerte han contribuido a mantener a estas mujeres en la sombra. Eran llamadas al lecho de muerte de sus “clientes”, escuchaban sus confesiones y luego -después de su fallecimiento- comían algunos alimentos muy específicos como expiación de los pecados correspondientes, para la salvación del alma del difunto, asumiendo la pecados de los demás sobre sí mismas. Su destino era la condenación eterna, a menos que se comportaran de forma impecable. Eran malditas: tocarlas, hablarles o incluso mirarlas traía mala suerte.

Esta era la fórmula ritual con la que la comedora de pecados acogía la “confesión” del moribundo:

“Ahora lo invisible ya es visible. Ahora ya se oye lo que no se oía. Los pecados de tu carne pasan a ser pecados de la mía, y me los llevaré a la tumba en silencio. Habla.” […] “Una vez que haya comido tales alimentos, tus pecados serán míos. Me los llevaré a la tumba en silencio”.

Nuestra protagonista, May Owens, es una joven huérfana quien, tras robar pan, es detenida y juzgada. Su sentencia: convertirse en una devoradora de pecados. Después de su sorpresa y desesperación iniciales, May se une como “aprendiz” a una devoradora de pecados como ella, aunque más mayor, y se topa con un mundo oscuro, lleno de secretos y misterios. Cuando las confesiones que las dos mujeres están llamadas a escuchar provienen de habitantes del Palacio Real en circunstancias poco claras, May entrará en contacto con los más terribles secretos de la Casa Real, perderá a su maestra y tendrá que valerse por sí misma. 

Es una novela que quiere ser histórica a su manera, pero en la que la imaginación del autor toma grandes espacios de libertad: se siente la historia inglesa como un trasfondo, aunque disfrazada con términos y nombres inventados, pero la atmósfera es casi la de un thriller… También es una historia que nos habla de una niña que, después de haber sufrido las adversidades que la vida le tiene reservadas, logra sobreponerse y aprende a jugar con maestría las cartas que el destino le ha asignado. Diríase que Megan Campisi, impactada por el personaje histórico de la comedora de pecados como una creación perversa de la mente humana, quisiera ponerla a prueba y demostrar que aun a partir de tan miserable condición, el ser humano – en este caso la mujer, porque sólo una mujer podía desempeñar este papel – es capaz de levantarse y vivir con orgullo y dignidad: porque May, que encarna esta figura, es capaz de utilizar el miedo que despierta en los demás y esas supersticiones que la convierten en una marginada como arma de supervivencia, dándose cuenta de que el miedo hace que los demás sean mucho más frágiles que ella.

La forma de escribir de la autora es ágil y divertida, los capítulos son cortos y cada uno con el nombre de uno de los alimentos que representan un pecado. Me hubiera gustado explorar mejor el simbolismo con el que se combina un determinado pecado con una determinada comida, pero May, que es la narradora, la voz que nos habla desde las páginas del libro, no sabe nada del asunto, y no nos puede proporcionar ninguna información. La novela está llena de misterio y se desarrolla como un thriller, pues el objetivo de May es descubrir al autor de una serie de crímenes, a los que poco a poco irá descubriendo que está conectada de una forma totalmente inesperada.

El único aspecto que no me ha convencido demasiado es el lenguaje, que me ha parecido un poco simplista: May es una muchacha muy joven que no sabe leer, por lo que es más que aceptable, incluso necesario, que se exprese con un lenguaje sencillo; como la novela está escrita en primera persona, es justo que toda la novela se ciña a esta sencillez. Sin embargo, sigue pareciéndome un poco demasiado infantil, porque May es una niña de inteligencia brillante, que evoluciona mucho durante la novela, enfrentándose a cualquiera y a cualquier situación sin pestañear: y el hecho de que el lenguaje no evolucione no le hace justicia, en mi opinión.

Es una historia con un mensaje profundo que me cautivó desde la primera página y que permanece en mi corazón como símbolo de redención y resiliencia, si por una vez queremos usar esta palabra con su significado original. Si os gustan las historias que se mueven entre intrigas de corte y sed de justicia, ¡no os defraudará!

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