La foresta del Nord – Daniel Mason

New England, XVII secolo. In principio ci sono un uomo e una donna, in fuga dalla Colonia puritana cui appartengono, braccati da uomini con archibugi e sciabole che vorrebbero trascinarli davanti al giudizio della comunità. Si nascondono, si amano cullati nel verde abbraccio della grande foresta del Nord, nuotano nudi nei torrenti, finché il giovane fuggiasco sceglie una pietra bianca e liscia per posarla in una radura in cui sorgerà una casupola in pietra e legno, il nuovo inizio. Non possono sapere, quei giovani amanti, che la casa nata dalla passione illecita e da un selvaggio ottimismo sarà abitata nei quattrocento anni a venire. Da un soldato inglese destinato alla gloria che abbandona i campi di battaglia del Nuovo Mondo per dedicarsi alla coltivazione delle mele. Da due gemelle nubili che insieme affrontano guerra e carestia, invidia e desiderio. Da un cronista di nera che porta alla luce una fossa comune, solo per scoprire che la terra si rifiuta di svelare i propri segreti. Da un pittore innamorato, un sinistro truffatore e, ancora, un puma famelico e uno scarabeo lussurioso.
In quattro secoli, i protagonisti di questa grande storia dell’America si confrontano con la meraviglia e il mistero che li circonda, piccole esistenze lineari rispetto al perenne ciclo della Natura che si rigenera, eppure dirompenti al loro passaggio. La foresta del Nord ne porta i segni indelebili, con i boschi maestosi che si tramutano in radure, coltivi, prati pettinati. Tuttavia, all’ombra di quegli alberi antichi, si sente il passo cadenzato del tempo che avanza, al cui paragone ambizioni, trasgressioni, amori, tradimenti, rimpianti umani appaiono di una vanità struggente, insignificanti contro l’immensità

  • Editore ‏ : ‎ Neri Pozza (13 febbraio 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 384 pagine

Recensione a cura di Flavia Zaggia

Sono tornata da un viaggio.

Voi penserete che non c’è nulla di diverso dal solito. Ogni lettore al termine di un libro torna da un luogo diverso, da un tempo diverso, ma questo racconto è speciale.

Avete presente la sensazione di calma che si prova quando ci si siede nel posto accanto al finestrino del treno e si guarda il panorama che scorre? La mente si svuota, i pensieri quotidiani svaniscono e il corpo si rilassa osservando colori e paesaggi sconosciuti.

Bene….leggere La foresta del Nord è stato come fare un lungo viaggio nel tempo guardando le vite di molte persone e il lento cambiamento della natura intorno a loro scorrere davanti ai miei occhi.

Il racconto inizia nel 1760 e continua fino ai giorni nostri, per poi spostarsi ulteriormente in un prossimo futuro che non ha una data precisa.

È la storia di una “stazione remota dei boschi del nord”, più precisamente di una casa giallo limone costruita in un “paese collinoso e spolverato di neve” che si trova verso “il tramonto del sole”. 

Tutto inizia con una coppia di giovani amanti del New England che fuggono, pur di restare insieme, dal villaggio puritano a cui appartengono. Scappano nelle terre selvagge del Massachusetts occidentale, inseguiti da “uomini solenni… con archibugi armati nei gomiti”. Arrivati in una radura e sentendosi al sicuro, dopo molti giorni, posano la prima pietra di quella diventerà una capanna. 

Qui si esaurisce il loro contributo alla storia (siamo solo al primo capitolo) ma quella pietra diventerà la casa gialla in cui scorreranno le vite di tutti i personaggi che dopo di loro, nel tempo, si troveranno a vivere in quel luogo.

Un racconto che dura quasi tre secoli. Tanti sono i protagonisti dei quali seguiamo la storia: nativi americani che difendono i loro territori, un soldato inglese che, stanco della guerra, decide di dedicarsi interamente alla coltivazione delle mele, due sorelle gelose l’una dell’altra, un cacciatore di schiavi, una medium, un pittore, un detective, un giornalista…

Tutte persone diverse tra loro, arrivate in quel luogo sperduto in cerca di una una vita solitaria e appartata, per uscire da un mondo che non capisce le loro difficoltà, che non li accetta per come sono.

Quella casa che li accoglie (e che ogni volta viene ricostruita dopo anni di abbandono) diventa il loro rifugio, il luogo dove possono essere se stessi e dove riescono a trovare la pace attraverso il contatto con la natura selvaggia fatta di specchi d’acqua, animali selvatici e grandi boschi che via via cambiano aspetto: il frutteto (meleto per la precisione) diventa un castagneto grazie all’intervento inconsapevole di un piccolo scoiattolo che lascia cadere una ghianda. Nel tempo una spora, appoggiata al pelo di un cane devasta metà dei boschi di castagni. Due giovani amanti, arrivati nella casa diroccata per amoreggiare, accendono un fuoco con la legna secca ma non sanno che i piccoli scarabei che in quella legna stavano crescendo, spaventati dal calore si rifugeranno nella foresta distruggendola in gran parte.

È impossibile riassumere questo libro che è davvero “magico”. 

Nessun personaggio del romanzo muore completamente. Tutti riappaiono ripetutamente nei ricordi di chi arriva nella casa dopo di loro: una Bibbia appartenente a una famiglia nera del Canada, una lettera scritta da un anonimo prigioniero nativo americano, una scatola di filmati amatoriali, vecchie ossa che affiorano nel fango rievocano le storie precedenti arricchendole di particolari sconosciuti al lettore fino a quel momento.

Manson riesce, in modo ineccepibile, a bilanciare il racconto della vita di ciascuno degli abitanti della casa, con la descrizione della storia americana, della storia naturale e del continuo scorrere del tempo attraverso l’alternarsi delle stagioni. 

Con una scrittura elegante, fluida, ricercata Mason intreccia e collega tutte le storie raccogliendole in 12 capitoli (ciascuno più o meno collegato a un mese diverso).

Un libro sorprendente che spero di aver raccontato lasciando trasparire almeno una parte delle emozioni che mi hanno accompagnato leggendolo.

Consigliatissimo, da leggere con calma per riuscire a cogliere tutte le sue sfumature…che sono davvero tantissime.

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