LA REGINA DEGLI SCACCHI di Walter Tevis

Recensione a cura di Sara Loiacono

Leggo questo libro conoscendo già la storia, poiché ho già visto la serie tv di Netflix, ma la cosa non mi disturba, non nutro avversioni verso gli spoiler che vengono dal piccolo schermo dal momento che di solito le trasposizioni non sono troppo fedeli alla versione originale. In questo caso mi sono dovuta ricredere perché la serie è identica, salvo qualche dettaglio di poco conto, nonostante questo leggerlo è stato un vero godimento.

Elisabeth Harmon, detta Beth, rimane orfana all’età di otto anni e viene portata alla Methuen Home, un orfanotrofio cattolico, dove il custode, il signor Shaibel, gli insegna a giocare a scacchi nel seminterrato della struttura. La freddezza con cui viene raccontata questa parte della storia rispecchia esattamente il clima che si respira in questo luogo, dove i bambini dapprima vengono drogati con dei tranquillanti che vengono poi barbaramente tolti di punto in bianco, mandando la nostra protagonista in crisi d’astinenza.  La punizione che riceve Beth per aver tentato di rubare le pillole rimaste è ovviamente quella di non poter giocare più a scacchi. All’età di 13 anni Beth viene adottata dai signori Wheatley, ma crescerà solo con la madre adottiva perché il signor Weatley presto le abbandonerà. È solo rubando una rivista di scacchi che però inizierà davvero la carriera di Beth negli scacchi, torneo dopo torneo, vittoria dopo vittoria.

“Le pillole che aveva ingoiato pochi minuti prima stavano cominciando a farle effetto. Tutto il nervosismo era scomparso. Decisa, Beth si arrampicò sul bancone bianco del signor Fergussen, mise la testa fuori dalla finestrella e si guardò intorno nella stanza ancora vuota. Il barattolo di pillole era a pochi centimetri dal suo ginocchio sinistro. Si contorse di nuovo per passare dalla finestrella e rimise i piedi sullo sgabello. In piedi là sopra Beth si sentì tranquilla, potente, padrona della sua vita.”

Questo libro non racconta semplicemente la storia di una ragazzina che rimane orfana e diventa un genio degli scacchi, questo libro racconta molto di più. Parla della solitudine e di come spesso sia più facile chiudersi in sé stessi invece di chiedere aiuto, soprattutto quando subentra una dipendenza che rischia di mandare a monte anni di sacrifici e di vittorie.

 Ci racconta quanto è difficile per una donna entrare in un mondo a lei precluso, argomento che mi ha fatto molto pensare perché nonostante il racconto sia ambientato tra gli anni ’50 e i ’70 è un tema ancora molto attuale. Ci viene mostrata la determinazione nel perseguire un sogno e la consapevolezza di avere delle capacità da coltivare e sfruttare. Ci rivela quanto sia importante avere degli amici veri, quelli che ci stanno vicino anche quando non ce lo aspettiamo. 

“«Non abbiamo una categoria a parte per le donne» disse.

Lei lo fissò senza dire nulla.

«Ti metto fra i Principianti» disse.

«No,» fece Beth «non sono una principiante.»

L’altro addetto alle iscrizioni li stava osservando da un po’. «Se non hai un punteggio in graduatoria, devi andare fra i Principianti, insieme a tutti quelli che sono sotto i 1600» disse.”

Inizialmente ero un po’ perplessa dal tipo di scrittura di Tevis,( della quale non ho letto nient’altro quindi non so se è una sua peculiarità)dove  ogni concetto viene spiegato in modo chiaro e conciso, non si perde in inutili descrizioni, arriva dritto al punto senza però tralasciare i dettagli importanti, e anche se non sai giocare a scacchi come la sottoscritta non ti annoi perché è tutto molto rapido e preciso. È un libro intenso ma scorrevole, apprezzabile da ogni lettore.

Finita in orfanotrofio all’età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata a una vita grigia come le sottane che è costretta a indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell’orfanotrofio, e gli scacchi. Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi… Perdere, vincere, cedere, resistere: imparare, grazie al gioco più solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.

  • Editore : Mondadori (26 gennaio 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 324 pagine
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