La ribelle di Auschwitz di Nechama Birnbaum

Rosie si è sempre sentita ripetere che i suoi fiammanti capelli rossi sono una maledizione, ma non ha mai dato peso a quella diceria. Tuttavia, nel 1944 la sua vita subisce una svolta tanto nefasta da dare quasi ragione alle malelingue: i nazisti la prelevano da casa e la rinchiudono nel campo di concentramento di Auschwitz. Qui la meravigliosa chioma di Rosie viene rasata a zero, e per lei si prospetta un futuro fatto di orrore e di morte. Nel suo cuore, però, alberga un’indomita determinazione. A dispetto di tutto, mentre intorno a lei i compagni di prigionia si rassegnano al loro destino, Rosie decide che sopravvivrà e tornerà a casa. Nechama Birnbaum racconta l’incredibile storia di sua nonna, rinchiusa nel più spaventoso dei lager nazisti e ostinatamente sopravvissuta alle privazioni e alle marce forzate.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (10 gennaio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 288 pagine

Recensione a cura di Stefania De Leonardis

Le avevano detto che i suoi capelli rossi erano una maledizione e che sarebbe morta lì.
Rosie non ci ha creduto ed è sopravvissuta all’orrore di Auschwitz.”


Rosie si è sempre sentita ripetere che i suoi fiammanti capelli rossi sono una maledizione, ma non ha mai dato peso a quella diceria. Tuttavia, nel 1944 la sua vita subisce una svolta tanto nefasta da dare quasi ragione alle malelingue: i nazisti la prelevano da casa e la rinchiudono nel campo di concentramento di Auschwitz. Qui la meravigliosa chioma di Rosie viene rasata a zero, e per lei si prospetta un futuro fatto di orrore e di morte. Nel suo cuore, però, alberga un’indomita determinazione. A dispetto di tutto, mentre intorno a lei i compagni di prigionia si rassegnano al loro destino, Rosie decide che sopravvivrà e tornerà a casa.

E’ la vera storia di Rosie, una ragazza ungherese di 18 anni sopravvissuta ad Auschwitz assieme alla sorella Leah.

L’infanzia e l’adolescenza di Rosie scorrono meravigliose e beate fino al 10 maggio del 1944, giorno del rastrellamento da parte della Gendarmerie ungherese nel villaggio di Crazna. Lei, sua sorella Leah assieme alla mamma e il loro fratello minore Yecheskel vengono prelevati dalla loro casa e trasportati su uno di quei treni diretti verso la morte.

Prima di arrivare ad Auschwitz, vengono portati in un piccolo campo di lavoro dove una scritta apparentemente rassicurante dice: “Piccolo mattonificio di Cehei”. Vi resteranno fino all’inizio di Giugno tra lavori forzati e accampamenti per la notte in tende di fortuna che si costruivano con le lenzuola o indumenti che avevano con loro nelle valige.

Ad Auschwitz la famiglia viene separata: Rosie e Leah ai lavori, la mamma e il fratello ad ”altra destinazione”.

Rosie viene privata di tutto e cosa peggiore dai suoi capelli rossi che a lei, nonostante fossero una maledizione averli, piacevano. Si ripromise dunque che lei, insieme alla sorella Leah, sarebbero tornate a casa.

Una pesante ciocca di riccioli mi rotola davanti agli occhi, atterrando sul

mio grembo nudo. Staccati dalla testa i miei capelli sembrano ancora più

rossi, rossi come il fuoco, come il sangue. Improvvisamente mi torna in

mente che desideravo raccoglierli in una crocchia bassa il giorno delle mie

nozze. Li avrei divisi nel mezzo, così i colpi di sole oro e fragola si

sarebbero spartiti come il Mar Rosso riversandosi giù dalla mia testa, per

poi raccogliersi nella curva del collo in una gentile onda di

ricongiungimento. Leah mi avrebbe cucito un velo d’organza e me

l’avrebbe drappeggiato sulla schiena in diafane increspature. I miei capelli

avrebbero brillato attraverso il velo come quando un sole rosso si affaccia

tra le nubi, e tutta la nostra cittadina sarebbe accorsa per festeggiare insieme

a me.”

Così Rosie, dotata di un’ indomita determinazione, inizia una battaglia personale contro il crudele destino fatto di orrore e morte.

Mentre intorno a lei i compagni di prigionia si rassegnano al loro destino, lei decide che sopravvivrà.

Aiuterà, quindi, la sorella e le amiche a sopravvivere. Affronterà un intervento chirurgico senza anestesia . Riesce a scappare dalla baracca fino alle latrine per lavarsi portando con sé anche la sorella e un’amica dopo essere riuscita a convincerle.

Arriva il giorno della liberazione e la marcia della morte che mette a dura prova la resistenza dei prigionieri. Le due sorelle resistno alla marcia e tornano in Ungheria.

Finalmente arriviamo a Crasna. Mentre scendiamo dal treno stringo forte

la mano di Leah. Sono passati solo 13 mesi dall’ultima volta che siamo

state qui, ma mentre guardo la mia cittadina mi sembra di essere stata via

per un milione di anni. Camminiamo lentamente fino al nostro

appartamentino di una sola stanza. Forse mamma è già lì, e ci sta

preparando qualcosa di buono da mangiare. Improvvisamente un viso

appare alla finestra: la finestra da cui mi affacciavo ogni giorno per

guardare il ruscello e sentirlo cantare. Quella è casa mia. Una donna apre la

finestra e si sporge.

«Oh, guardate un po’ chi si rivede», dice, con una risata che mi gela il

sangue nelle vene. «E così voi ragazzine siete tornate, dico bene?». La sua

brutta faccia si contorce tutta. Si rivolge a noi come se parlasse a un

bambino piccolo, ma peggio ancora, con una voce carica di sarcasmo. «E

così voi ragazzine siete tornate a casa!».

Per terra, accanto alla casa, c’è un grosso sasso. Lo prendo in mano.

Glielo tirerò contro, spaccandole quella faccia odiosa.

«Mettilo giù», mi dice Leah tra i denti. «Vuoi finire in prigione, dopo

tutto quello che abbiamo dovuto passare?». Mi toglie il sasso dalle mani e

io lo lascio cadere.

Vedo il riflesso del ruscello nel vetro della finestra. Ma gli uccelli non

cantano più. Gli alberi non sussurrano. Il ruscello non scorre sulle rocce

colorate.

«Andate via!», dice la donna. «Questa non è più casa vostra!».

Per Rosie e sue sorella non è stato facile il ritorno a casa… Trovano tutto diverso da quando l’hanno lasciata poco più di un anno prima! Al dolore si aggiunge altro dolore quando vengono a sapere che la madre e il fratello sono morti nel campo di concentramento.

Rose e Leah lascino per sempre il loro villaggio natale.

Rosie andrà a stare dai cugini in un villaggio vicino, qui troverà l’amore e sarà proprietaria di un ristorante assieme al marito.

Come tutti i sopravvissuti che decidono di mettere radici in qualche posto per sentirsi di nuovo saldi su questa Terra, anche Rosie e Leah decidono di lasciare definitivamente l’Ungheria.

Leah andrà con suo marito in Israele. Anche Rosie ed il marito vogliono trasferirsi in Israele, ma saranno costretti a far ripiego negli Stati uniti.

Nella sua lettera, Leah raccontava che lei e suo

marito avevano ricevuto l’autorizzazione a trasferirsi in Israele. Si stavano

preparando a partire via mare. A questo punto anche i miei nonni fecero

richiesta di poter andare in Israele, per vivere vicino a Leah e Avrumi. Ma

con loro grande delusione la richiesta fu respinta, perché dalle analisi del

sangue della nonna era risultata una tubercolosi latente. Anni dopo, mia

nonna sarebbe arrivata alla conclusione che forse era stato un batterio del

formaggio ammuffito che aveva mangiato ad Auschwitz a impedire alla

tubercolosi di attivarsi.”

Le due sorelle si rivedono dopo molti anni in Israele.

Leah è morta nel 2014, all’età di 87 anni Rosie a maggio del 2022.

Questo libro è per me ancora una volta una lettura forte e interessante sia dal punto di vista emotivo e sia dal punto di vista storico per l’argomento trattato.

All’inizio ero “delusa” perché mi interessava soprattutto l’esperienza di Rosie durante la guerra raccontata nei minimi dettagli visto che si tratta di una storia vera.

Invece la scrittrice si è avvalsa dei parallelismi per creare il contesto per il capitolo successivo, infatti nei capitoli 9 e 10 della seconda parte del libro c’è il parallelismo dei capelli rossi di Rosie: la rasatura del cranio dove ciocche di capelli rosso fuoco cadono nel pavimento gelido della baracca del campo nel capitolo 9 e la risoluzione a tingere di biondo i capelli grazie al vasetto della tinta per capelli ricevuto in dono dal fratello nel capitolo 10.

La scrittrice, in effetti, ha alternato i capitoli in cui racconta l’infanzia della nonna con i capitoli che si svolgono durante la guerra i quali aiutano a gestire le emozioni del lettore, rendendo il libro meno ansiogeno.

Il racconto, purtroppo, mi da un senso di verosimiglianza.

Infatti mi è restato un po ‘difficile capire se questa verosimiglianza dipende dalla fervida e creativa immaginazione della scrittrice, o dalla potenza della protagonista.

Comunque resta sempre una meraviglioso capolavoro lavorato e trattato con cura, scritto con passione e ben raccontato.
Il libro è anche molto avvincente perché ci fa innamorare di questa giovane donna intrepida, coraggiosa e con tanta voglia di vivere che promise a se stessa che sarebbe tornata a casa. Di conseguenza, è sopravvissuta con una grande eredità di 5 figli, 28 nipoti, 120 pronipoti e 7 pronipoti.

Quindi: ricordate. Ricordate quella ragazza dai capelli rossi che, pur

essendo ridotta a pelle e ossa, voleva vivere. Ricordate, e fate che il mondo

sia un luogo in cui valga la pena vivere.” (Nechama Birnbaum autrice)

Un omaggio della scrittrice alla sua adorata nonna e con un toccante epilogo sulla sua vita con sua nonna, che visse abbastanza per vedere il libro pubblicato, e morì solo all’inizio della primavera del 2022 all’età di 95 anni, 77 anni dopo la sua liberazione.

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