L’armata dei sonnambuli – Wu Ming

1794. Parigi ha solo notti senza luna. Marat, Robespierre e Saint-Just sono morti, ma qualcuno giura di averli visti all’ospedale di Bicêtre. Un uomo in maschera si aggira sui tetti: è l’Ammazzaincredibili, eroe dei quartieri popolari, difensore della plebe rivoluzionaria. Dicono che sia un italiano. Orde di uomini bizzarri riempiono le strade, scritte enigmatiche compaiono sui muri e una forza invisibile condiziona i destini. Qualcuno la chiama «fluido», qualcun altro Volontà. Ma è meglio cominciare dall’inizio. Anzi: dal giorno in cui Luigi Capeto incontrò Madama Ghigliottina.

  • Editore ‏ : ‎ Einaudi (2 luglio 2019)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 808 pagine

Eufemia Griffo

Sono partita con ottime intenzioni, ma mi sono arresa, nonostante non mancasse molto alla fine. Lo riprenderò in un momento di maggiore calma. Ora, sentivo di stare perdendo tempo. Sulla Rivoluzione francese ho letto moltissimi testi, soprattutto negli ultimi tre anni. Ho lavorato a un progetto di cui spero di potervi parlare in futuro.

All’inizio, la storia mi sembrava interessante, ma quando mi sono accorta di perdere il filo e di continuo, ho iniziato ad alternare il romanzo con altri libri. Nel frattempo ne ho letti almeno sei. E questo rimaneva sempre indietro.

C’è da dire che ho seguito gli articoli di approfondimento postati nel gruppo. Mi sono stati molto utili per ripassare un periodo della storia che mi interessa particolarmente. Quanto alla trama, secondo me poteva essere scritta in maniera differente, ma questo è un tratto preciso del collettivo Wu Ming.

Paola Nevola

I W Ming raccontano Il terrore. Te lo raccontano loro come andò la Rivoluzione. Iniziando dal giorno in cui Luigi Capeto incontra madama ghigliottina, una folla immane è assiepata per vedere rotolare la sua testa nella cesta e finalmente mettere fine al giogo della monarchia che ha li ha resi in miseria, ma non basta hanno sete del sangue di tutti quelli che hanno appoggiato la monarchia come tutta la fame che hanno patito.

La Francia è in sollevazione e in agitazione generale, si teme che qualcuno possa riportare la monarchia, il sospetto genera terrore e inizia una nuova terribile repressione girondini e montagnardi si scontrano e di teste ne cadono ancora tante.

La ricostruzione storica del libro è enorme, il testo è scritto come se fosse una rappresentazione teatrale che si svolge in atti dove gli attori sono i personaggi veri della storia. Il palcoscenico è la Francia, Parigi le sue piazze e le sue strade, dove il popolo vuole essere il protagonista per avere finalmente il potere di decidere chi deve rappresentarlo.

Le donne protagoniste, artefici della rivoluzione quanto se non più degli uomini, agguerrite coi loro ferri da maglia e con una lingua tagliente come un’arma, pretendono il loro spazio e conquistano una rilevanza che prima d’ora non si era mai vista.

La più significativa nella narrazione è Marie Nozière, una sarta vedova di guerra con un bambino, che ha sofferto la miseria, le umiliazioni, ora la rivoluzione è il suo riscatto, battagliera, tenace, ostinata, lotta con le sue idee, indomita con le donne del foborgo Sant’Antonio, con le amazzoni di Claire Lacombe, è il personaggio che ho amato di più. Suo figlio Bastien è un piccolo monello di strada poiché lei si cura poco del figlio, diventa l’informatore di Trignac, altro personaggio importante, poliziotto del quartiere, innamorato di Marie e non corrisposto, si trova sempre al posto giusto nel momento giusto..

Per continuare sul palcoscenico parigino uno dei personaggi principali è Leo Modonnét un attore teatrale di origine italiana, amante delle opere di Goldoni, cacciato dai teatri perché considerato sobillatore. Trova la sua identità di attore comprendendo che la ribalta del successo sono le strade e le piazze, è lì che verrà acclamato dalla folla come Scaramouche con la sua maschera e il suo abito di scena, prima si vendicherà degli accaparratori che lucrano sulla fame del popolino e poi si trasformerà in l’Ammazzaincredibili. Eroe e difensore del popolo, dei sanculotti prima temuti poi umiliati e schiacciati dal nuovo potere Termidoriano.

Il filone del romanzo cambia scenario spostandosi su un altro personaggio centrale e singolare Orphée D’Amblanc medico mesmerista, una “scienza” che prevede di curare il corpo attraverso un fluido, energetico, magnetico animale, con l’imposizione delle mani ed in condizioni particolari. Viene inviato con una scorta dal Commissario Chauvelin in Alvernia per indagare su alcuni episodi che si sospetta collegati al mesmerismo o a controrivoluzionari. D’Amblanc prende così coscienza che qualcuno sta utilizzando il mesmerismo, questa capacità, provocando l’ipnosi a scopi malefici, inducendo nelle vittime uno sdoppiamento della personalità.

Un altro palcoscenico della narrazione è l’ospedale Bicetre, un manicomio dove un certo Laplace, un personaggio ambiguo ed enigmatico, si è fatto ricoverare per sfuggire alla ghigliottina, una sorta di reazionario che vorrebbe restaurare la monarchia. Per ottenere la realizzazione del suo progetto non si fa scrupolo di utilizzare la sua potente capacità, l’ipnosi, inducendo un durevole sonnambilismo e sperimentandolo coi pazienti dell’ospedale.

Nel frattempo Luigi Carlo Il Delfino è prigioniero nella Torre del Tempio dei Templari e qualcuno mira alla sua liberazione.

Altri personaggi entrano in scena gli Incredibili, i muschiatini o moscardini, giovani borghesi che si atteggiavano con abiti ricercati, profumati e imbellettati, utilizzavano un foulard al collo in segno di lutto verso la monarchia e non pronunciavano la R di rivoluzione per ostentare affettazione. Una losca figura ammantata di nero recluta questi individui per conto di Laplace per formare un esercito, un’armata di sonnambuli.

Gli Incredibili si riunivano in bande di ronda e utilizzando un bastone nodoso da passeggio (chiamato potere esecutivo) prendevano a mazzate i giacobini. Ma non avevano fatto i conti con l’Ammazzaincredibili.

Come in un’opera teatrale si presenta l’ultimo atto, il gran finale dove tutti i protagonisti si ritrovano in una carambola di eventi colmi di tensione . Sono moltissimi altri i personaggi che fanno parte del tessuto teatrale, ed è impossibile rievocare il loro ruolo nella narrazione, ma come si evince dall’epilogo sono pressoché tutti reali.

Una nota evidente che all’inizio mi ha disturbata, ma che in seguito ho rivalutato è il linguaggio volgare che utilizza la voce narrante, per immedesimare il lettore nella parlata popolare dei borghi, rozza e scurrile, evidenziando la rabbia e le opinioni rivoltose. Prendendo spunto dal giornale Papà Duchesne un giornale rivoluzionario che utilizzava appunto un tale stile per denunciare i soprusi e le ingiustizie, finire sul quel giornale poteva significare ghigliottina.

Una narrazione dove il collettivo mette in scena ingredienti sensazionali trasmettendo significati politici, ideologici, storici che guardano al passato e al presente.

Un libro già molto corposo in cui la narrazione purtroppo è appesantita dai numerosi inserti di documenti prodotti, come per esempio leggi, atti, comunicati, articoli giornalistici dell’epoca.

In ogni caso mi è piaciuto molto, mi ha fatto scoprire lati della rivoluzione, un argomento complesso già di suo, per me sconosciuti e inaspettati. Una lettura che va affrontata con predisposizione considerando che non è affatto semplice e che alcuni concetti sfuggono o vanni riletti. Anche se non a livello di Q è sicuramente un libro notevole e non comune.

Sara Valentino

Non so proprio da dove iniziare, ho iniziato come Eufemia Griffo con tanto entusiasmo perché Q mi era davvero piaciuto. Un libro a più livelli con diversi spessori, a tratti tridimensionali.

L’armata dei sonnambuli invece si perde un po’ per strada e nonostante i moltissimi punti che ho sottolineato, diciamo fino a metà del libro, mi sono fermata. Forse sarò io che sono piuttosto stanca ultimamente e non sono riuscita a dargli il giusto tempo, la meritata importanza eppure sento che non può essere un libro per tutti.

Però alcune parti meritano l’attenzione, come questa che ci parla di noi al di là del tempo e della storia, oltre il nostro essere solo fisico.

“Io credo che esista un fluido universale, il quale tiene in vita tutta la natura. Io credo che questo fluido, sulla terra, sia in continuo movimento. La sola idea palpabile che noi me abbiamo è quella che ricaviamo dall’elettricità”.

Ciò che mi terrò è l’insegnamento profondo “… Possiamo ripristinare il flusso, il vostro legame con il tutto che vi circonda”

Se devo essere sincera è la seconda volta che provo a leggerlo ma proprio non va. E ultimamente ho talmente poco tempo che non posso permettermi di utilizzarlo per ciò che non mi nutre 🤗

Grazie però come sempre a tutti voi. Complimenti a chi è riuscito a leggerlo per intero

Cinzia Cogni

Una trama davvero originale, molto teatrale, che vede come protagonisti alcuni personaggi importanti e realmente esistiti del periodo del Terrore, quello avvenuto dopo la rivoluzione francese che portò alla ghigliottina il re e la regina di Francia. In realtà gli autori, pur raccontando gli avvenimenti di quel periodo, creano un intreccio di fantasia che vede come protagonista Orpheé D’Amblanc, il medico mesmerista e la sarta Marie Nozière; grazie a loro e a altri personaggi del popolo, possiamo vedere il dopo rivoluzione da diversi punti di vista.

Una storia complicatissima che, scusate, non sono in grado di riassumere, mi limito a

dire che è un romanzo lungo, troppo per i miei gusti, e lo stile è volutamente volgare e misogino, nonostante le donne hanno un ruolo prioritario nella storia.

Non so dire se mi è piaciuto, l’ho trovato troppo dispersivo e fino a metà è davvero difficile capire il senso di questa lettura, eppure l’accuratezza storica e la curiosità mi hanno spinto a continuare a leggerlo e con fatica, sono giunta alla fine.

Sinceramente non sono sicura che lo consiglierei ad altri lettori/trici, al contrario del romanzo “Altai” che invece resta uno dei miei preferiti.

Isabella Novelli

Un libro che ho amato molto perché illustra la rivoluzione francese dalla parte del popolo e ne scandaglia tutti gli aspetti. Un libro che mescola personaggi realmente esistiti a personaggi di fantasia. Storicamente molto curato, a tratti lento e difficile ma molto coinvolgente, narra di personaggi non molto noti accanto ad episodi notissimi, tutto con una scrittura molto particolare, così come sono particolari le atmosfere. Un libro di cui mi sento di consigliare la lettura per approfondire un argomento da angolazioni poco conosciute. Contenta di averlo conosciuto e letto sino alla fine.

Fabiola Màdaro

Scusate per il ritardo, volevo assolutamente finire il libro prima di mettere il commento, ma ho arrancato parecchio e ci ho messo più del dovuto. Ogni tanto mi perdevo e allora ho deciso di metterlo in standby e l’ho ripreso in un secondo momento. Il collettivo Wu Ming si diverte a mettere confusione nei suoi libri, ma stavolta credo abbia un po’ esagerato. Il libro parla della rivoluzione francese, partendo dall’esecuzione di Luigi Capeto. Le lotte per combattere la monarchia e chi la difende e il desiderio di creare una repubblica con più diritti e uguaglianze, scatena una politica del terrore senza fine. La particolarità di questo testo è che è scritto come fosse un’opera teatrale, quindi divisa in scene e atti, con un teatro immenso: la Francia. Molto spazio è dato alle figure femminili, combattive e spietate per creare e difendere i loro diritti, più degli uomini. Non posso dire che sia stata una delle mie migliori letture degli ultimi tempi.

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