A cura di Lia Angy Fiore
Apuleio, scrittore prolifico, filosofo, avvocato, brillante oratore, ed esperto di magia e alchimia, tra il 125 e il 170 d.C., compose un’opera molto interessante e affascinante dal punto di vista simbolico, ispirata alla tradizione delle Fabulae Milesiae. Queste ultime erano dei brevi racconti divertenti, a tema erotico e avventuroso, narrati in prima persona.
L’opera di cui parlo è “Le Metamorfosi” o “L’asino d’oro”, un classico antico conosciuto soprattutto per la meravigliosa “Favola di Amore e Psiche”.
Si compone di undici libri e ha per protagonista Lucio, un giovane che si reca in Tessaglia, nota per essere una terra di streghe e di persone che praticano la magia, e qui, a causa della sua eccessiva curiosità, è trasformato in un asino.
In queste nuove vesti, va incontro a una serie di disavventure e fa esperienza del mondo… un mondo dominato dal male e dalla perversione, di cui lui stesso è sia artefice che vittima. Dopo numerose peripezie, riceve la salvezza per mano della dea Iside e, riacquistata la sua umanità, diventa sacerdote di Iside e di Osiride.
A una lettura superficiale, il contenuto de “L’asino d’oro” può sembrare prevalentemente a tema erotico e avventuroso, e non mancano le scene di violenza e di sangue, ma a una lettura un po’ più attenta, soprattutto quando si arriva all’undicesimo e ultimo libro, si intuisce il carattere iniziatico ed esoterico dell’opera, e appare chiaro che il tema principale è l’Iniziazione e l’evoluzione spirituale dell’individuo.
I primi dieci libri narrano il percorso di espiazione, purificazione e graduale elevazione. L’undicesimo libro, invece, è dedicato alla consacrazione e all’avvenuta evoluzione dello spirito.
Da notare che il numero undici è spesso associato al cambiamento, e undici erano i giorni necessari per diventare adepti della dea Iside.
Mentre leggevo le disavventure di questo giovane, così dedito ai piaceri della carne e trasformato in asino a causa della troppa curiosità, ho pensato subito a un possibile parallelismo con il “Pinocchio” di Collodi, e in un secondo momento anche a un eventuale collegamento con la fiaba “Pelle d’asino“.
Ho deciso, dunque, di fare un piccolo approfondimento, non solo sul significato esoterico de “Le Metamorfosi“, ma anche sulla simbologia dell’asino.
L’asino e i suoi significati simbolici
Sin dall’antichità, l’asino è stato interpretato in modo molto contrastante.
“Di volta in volta, sacro o diabolico, paziente o riottoso, sapiente o ignorante, presuntuoso o umile, ostinato o docile, bene e male, grandezza e grottesco, bellezza e oscurità, serio e ridicolo, positivo e negativo.”
Nell’Antico Egitto, era per lo più associato all’assassino di Osiride, Seth, e al geroglifico dell’asino si aggiungeva il disegno di un coltello nella schiena per neutralizzare in maniera magica il carattere malefico del segno.
Nella mitologia greca, era collegato a Sileno, simbolo di sfrenata sensualità e di dissolutezza, a Dioniso, che veniva spesso raffigurato a cavallo di un asino, e a Priapo, simbolo dell’istinto sessuale e della potenza generativa maschile.
Nella Bibbia si parla della profezia dell’Asina di Balaam, che riconosce la volontà di Dio prima dell’uomo, e l’asino è anche l’animale scelto da Cristo per fare il suo ingresso a Gerusalemme.
“Alla concezione secondo cui l’asino va considerato come la quintessenza dell’umiltà e della mitezza, se ne oppone un’altra, secondo la quale esso rappresenterebbe l’ignoranza, la pigrizia e la testardaggine, non disgiunta da una sfrenata lascivia.”
In letteratura l’asino è spesso collegato a storie di trasformazioni.
Platone paragona chi è dominato dalle passioni a un asino, e nel “Fedone” afferma che le anime di coloro che in vita sono stati schiavi delle proprie pulsioni, sono destinate a reincarnarsi nel corpo di un somaro.
Ai tempi di Apuleio, l’asino, più che un simbolo di ignoranza come ai giorni nostri, era un simbolo degli impulsi più bassi e impuri.
Analisi esoterica de “Le Metamorfosi” di Apuleio
Come abbiamo già visto, la trasformazione di Lucio è la punizione per la sua eccessiva curiosità. Anche Psiche, protagonista del bellissimo racconto contenuto nell’opera di Apuleio, è punita a causa della sua curiosità, e anche lei, come Lucio, va incontro a numerose disavventure, si trova a dover superare una serie di prove per espiare la sua colpa e, alla fine di tanti tormenti, si ricongiunge alla Divinità, così come Lucio è accolto dalla dea Iside.
È curioso che Lucio riceva la benedizione della dea quando è ancora un asino, l’animale più odiato da Iside in quanto associato a Seth, colui che uccise e smembrò il suo sposo Osiride.
Apuleio sembra metterci in guardia dall’essere troppo curiosi, ma, d’altra parte, è proprio questa colpa a innescare il percorso di espiazione ed elevazione, sia nel caso di Lucio che in quello di Psiche.
È la magia a trasformare Lucio in somaro, ma la magia non fa altro che rendere visibile l’invisibile: il nuovo aspetto esteriore rispecchia l’interiorità del protagonista, gli aspetti più oscuri, meno gradevoli, e animaleschi della sua personalità.
Sono aspetti del sé che ognuno di noi ha, e non devono essere disprezzati, visti con ostilità o vergogna. Non possiamo nemmeno fare finta che non esistano. Al contrario, dobbiamo esserne consapevoli e riconoscerli come parte del nostro sé. Solo così si arriva a una completa maturazione e a uno sviluppo armonico della personalità.
Lucio si eleva nel momento in cui è grato all’asino, perché gli ha permesso di avere più esperienza del mondo e più consapevolezza.
Nelle vesti di asino, grazie alle sue lunghe orecchie, ascolta le storie degli uomini ed è ancora forte in lui il desiderio di provare e conoscere tutto. Si tratta di una conoscenza legata al corpo e alle cose materiali, ma è da lì che si parte per arrivare a forme di conoscenza più elevate.
Le vicissitudini del protagonista sono l’emblema del percorso che l’anima deve compiere per non essere più schiava del corpo e dei piaceri della carne, e per elevarsi alla Verità e al Divino.
Lucio ritrova la sua umanità quando sperimenta sentimenti nobili, come la compassione e la vergogna. Lui, un tempo animato da un insaziabile appetito sessuale, si rifiuta di accoppiarsi pubblicamente con una malfattrice, e tale è la vergogna al solo pensiero che preferirebbe la morte.
L’asino rappresenta qualcosa di nascosto che attende di essere portato alla luce, la materia grezza che, attraverso un lento processo di lavorazione e trasformazione, passa a uno stadio superiore. Anche nell’alchimia, la Pietra Filosofale, è celata inizialmente nella materia grezza e vile.
Il Lucio dei primi libri è un giovane uomo grossolano, lussurioso e legato ai piaceri materiali; il Lucio che rinasce dalla pelle d’asino, invece, è un uomo spirituale, che fa voto di castità e di devozione alla Divinità.
L’asino è l’involucro che racchiude il potenziale, la sapienza celata, il fuoco interiore, ciò che ognuno di noi è destinato a diventare sin dal principio.
Sono tante le analogie tra Lucio e Pinocchio.
Entrambi trasformati in asini, anche se per Pinocchio si tratta di una trasformazione più graduale; entrambi accomunati dalla curiosità e dall’avidità di piaceri, e puniti per questo; entrambi si trovano ad affrontare una serie di disavventure e sono oggetto di disprezzo, derisione e maltrattamenti; entrambi riescono a liberarsi dalla pelle d’asino, attraverso un percorso di purificazione ed elevazione che prevede, tra le altre cose, l’immersione in acqua, simbolo di rinascita iniziatica, e sotto la pelle d’asino c’è l’Umanità, nel senso più pieno del termine.
Le Metamorfosi di Apuleio è un’opera estremamente variegata sia per i contenuti che per i registri linguistici utilizzati, ed è anche un’opera ricca di simboli, che si presta a diverse chiavi di lettura, ed è proprio questo, molto più che le avventure/disavventure del protagonista, a renderla ancora oggi così affascinante.
Fonti
📖 Apuleio, Le Metamorfosi o L’asino d’oro, Rizzoli, 1999
📖 Dizionario tematico, vol. 22 – simboli, Le Garzantine
💻 www.duepassinelmistero.com