Le spietate – Claudia Cravens

Arkansas, 1877. Bridget Shaughnessy ha sedici anni e deve badare a suo padre, buono ma incapace, troppo spesso ubriaco. Quando l’uomo muore per un morso di serpente, Bridget capisce di dover contare solo su se stessa: dopo una marcia estenuante, arriva a Dodge City a dorso di mulo e senza un soldo, ma i suoi capelli rossi e l’aria dolce e spavalda da ragazza di campagna attirano l’attenzione di Lila, maîtresse del Buffalo Queen, l’unico saloon in città gestito da due donne. Bridget sente di avere finalmente una casa: stringe amicizia con le sue compagne, soprattutto con Constance, e accetta la corte del vicesceriffo di Dodge City, Jim Bonnie. L’arrivo di Spartan Lee, leggendaria pistolera, getta però lo scompiglio nel cuore di Bridget, che si allontana da Jim proprio nel momento in cui il saloon e le ragazze hanno bisogno della massima protezione da una banda di pericolosi avventurieri. Claudia Cravens racconta il western attraverso lo sguardo di una ragazza che diventa donna ribaltando ogni convenzione, e scopre se stessa seguendo con candore e ironia i moti del cuore. “Le spietate” infonde nuova vita al mito della frontiera e, strizzando l’occhio al grande cinema, racconta una storia di riscatto, di libertà e di amore.

  • Editore ‏ : ‎ NN Editore (15 marzo 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 320 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

Siamo in Arkansas, alla fine dell’Ottocento.

Bridget Shaughnessy è una ragazzina di sedici anni che si guadagna da vivere svolgendo i lavori più umili, come lavare la biancheria, pulire le stalle e portare l’acqua.

Sua mamma è morta nel darla alla luce e suo padre, un po’ per sfortuna e un po’ per la sua incapacità di amministrare i propri beni, ha perso tutto e sembra trovare conforto solo nell’alcool. 

Solitamente è un genitore che asciuga le lacrime di un figlio, ma nel caso di Bridget le parti sono invertite. È lei a dare conforto a quel padre debole e incapace.

 La prima svolta nella sua vita arriva quando il padre decide di lasciare le fresche foreste dell’Arkansas su un carretto trainato da due vecchi muli.

Ha inizio così una lunga e  avventurosa marcia verso la prateria. Un viaggio che Bridget si trova a dover proseguire da sola, in seguito alla morte di suo padre a causa del morso di un serpente.

 “Non c’era la luna, ma le stelle si stagliavano a una a una contro il cielo di velluto nero, rendendolo simile a un abito da funerale cucito a metà, con spilli d’argento ancora infilati nelle cuciture. Sentivo il peso del petto che si alzava e si abbassava. Ero consapevole di essere veramente sola: nessun abbandono precedente mi aveva preparata.”

Rimasta sola al mondo, non si perde d’animo, e con coraggio e determinazione inizia una nuova vita.

Non mi augurai buona fortuna e non sperai che la Provvidenza mi trattasse bene. Invece, mi dissi che spettava a me fare in modo di continuare a respirare, e che non potevo farmi governare dalle storture del mondo, sballottare da venti tristi come aveva fatto papà.”

Ha con sé soltanto uno dei due muli, un pacchetto di crackers e del formaggio, e con questo bagaglio decide di proseguire in direzione sud.

Si sente come un minuscolo topolino in mezzo alla prateria sterminata, silenziosa e arida.

«La prateria è sconfinata: allontanati di qualche chilometro dalla città e ci sei solo tu tra l’erba e il cielo». 

Mi ricordavo di quella sensazione. «Come si fa a non esserne inghiottiti?». 

«Con un posto dove andare, anche se non è un posto in cui vuoi stare».

Il silenzio è interrotto dall’arrivo a Dodge City, che trabocca di suoni, di voci e di luci provenienti dai saloon. Inizialmente si guadagna da vivere facendo le pulizie, ma l’incontro con una donna di nome Lila segna un altro punto di svolta nella sua esistenza.

Lila, insieme a Kate, gestisce il Buffalo Queen Saloon, che è anche una casa di piaceri. Certa del successo che i capelli rossi di Bridget, insieme al suo mix di innocenza e sfrontatezza, avranno sulla clientela, le propone di lavorare come prostituta.

Bridget non si scandalizza della proposta, per lei è un lavoro come un altro, grazie al quale potrà andare a dormire ogni sera con la pancia piena.

“Come tutte le ragazze giovani, avevo ascoltato una o due prediche sull’alto valore della mia virtù e pensavo che forse ne avrei pianto la perdita, ma invece mi ritrovai a pensare a quello che avevo. La mia pancia era piena, e altri buoni odori provenivano dalla cucina; la musica del pianoforte si sovrapponeva ai rumori del saloon. Sul lavabo c’erano dei soldi […]. Mi ero tuffata nella vita del bordello come un pesce nell’acqua, e nel giro di un paio di settimane il Buffalo Queen era diventato casa mia.”

Bridget, nonostante la sua iniziale inesperienza, riesce ad adattarsi bene al suo nuovo ruolo, stringe amicizia con le altre ragazze, e in particolar modo con Constance. 

È un questo insolito contesto che sperimenta per la prima volta emozioni e sensazioni che ogni essere umano si trova a sperimentare nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta, come l’attrazione fisica e il primo amore. Emozioni che travolgono e inebriano i sensi.

Bridget ha il coraggio di vivere liberamente ogni emozione che prova, ascoltando il proprio cuore e le proprie pulsioni, senza censure e senza fare attenzione alle possibili conseguenze. Sarà proprio questa mancanza di attenzione a cacciare in un brutto guaio lei e chi la circonda… 

Tra criminali senza scrupoli, spietati pistoleri, un vicesceriffo protettivo e  innamorato, e una misteriosa e intrigante cacciatrice di taglie, Dodge City si tinge di sfumature rosse, come la passione, e come il sangue.

 In alcune parti del romanzo prevale la componente romance-spicy, mentre in altre prevalgono l’avventura e l’azione. Devo dire che, per gusto personale, ho preferito le scene avventurose e di suspense, perché le scene spicy, per quanto intriganti, dopo poco mi annoiano. 

Il linguaggio è poetico ed evocativo nelle descrizioni del paesaggio; diretto, senza orpelli, e spesso scurrile, nei dialoghi. I personaggi sono ben delineati, e la protagonista è davvero ammirevole per la sua forza d’animo e per la capacità di adattamento ad ogni circostanza e situazione.

“Le spietate”, del quale ho apprezzato soprattutto l’ambientazione western, può essere considerato anche un romanzo di formazione. Seguiamo la protagonista nel suo passaggio dall’adolescenza all’età adulta, forgiata da ogni esperienza, anche da quelle negative, come il tradimento e la delusione per aver aperto il proprio cuore alla persona sbagliata. Ma Bridget non è certo una che si piange addosso…

“Chiusi gli occhi e riuscii quasi a sentire mio padre che sussurrava “Solo sfortuna, Bridget”, prima di scivolare via tra le ombre. Mi ricordai di aver guadato il ruscello e della promessa che mi ero fatta lì, che avrei vissuto una vita migliore della sua, che non sarei stata sballottata dai venti della sfortuna come lui. Una promessa ancora da mantenere.”

 La sua è una storia che parla anche di riscatto e di rivalsa. È la storia di una giovane donna sempre pronta a rimettersi in gioco, a percorrere nuovi sentieri e a ripartire da zero, contando solo su se stessa, sospinta dal vento delle passioni.

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